Non
è difficile trovare due, tre, cinque motivi per cui Caravaggio
colpì in modo così profondo i suoi contemporanei.
Qualcuno potrebbe spiegare questo sostenendo che Michelangelo ha influenzato il millennio successivo, ovvero che tutte le migliaia di Cristi risorti a seguire sono ispirati a questo. Ma direi che Michelangelo (e quasi tutti gli altri grandi artisti) appartengono semplicemente ad un altro filone, ma che è un filone parallelo, che aveva i suoi adepti prima, durante e dopo la loro opera. I Cristi, le madonne, i santi di Caravaggio rompono infatti una tradizione che già al suo tempo (come al tempo di Michelangelo, o di Raffaello, ecc ecc.) ha già una storia millenaria. * * * Già nel IV secolo (quando nel 313 i cristiani poterono esercitare il loro culto senza essere perseguitati) il Cristianesimo era molto compenetrato con l'imperatore e i grandi dell'impero. Le stesse rappresentazioni di Cristo e dei santi riecheggiano quelle delle corti imperiali, a Milano, a Ravenna o a Bisanzio.
(Sopra)
Rappresentazione di Cristo e degli apostoli. Mosaico nella "cappella di
S. Aquilino" (Milano) V secolo.
Si va avanti a rappresentare i santi come funzionari imperiali, e a proporre alla venerazione del popolo immagini che paiono quelle dei grandi della Corte. Guardate i manti sontuosi dei santi e delle sante medioevali, nelle cattedrali gotiche o sulle icone traboccanti di oro e di pietre preziose. Perfino il Cristo in croce (su quella stessa croce che era simbolo di infamia) diventa un Cristo leggiadramente inchiodato su una specie di trono tempestato di pietre preziose, di fronte e con attorno santi e esseri soprannaturali come gli imperatori di Bisanzio erano circondati dai loro fedeli e dalle Nike alate...
La
disposizione dei santi come funzionari della corte va avanti fino ai giorni
nostri. E non ne andavano immuni neppure grandi artisti rinascimentali,
come Raffaello (vedi qui sopra "la disputa sul SS. Sacramento). Mutata
l'aria tardo-romana in aria classicheggiante, l'impianto ricorda in fondo
i lunotti delle chiede di epoca romana e bizantina, come il mosaico di
S.Aquilino riportato sopra, composto 1000 anni prima!. *** Bisogna
confessare che vi è una forte stravaganza anche nei grandi artisti
della generazione precedente a quella di Caravaggio. Cosa vuol dire la
madonna annunciata di Leonardo tutta veli impalpabili e pie letture in
un raffinatissimo giardino degno di una corte rinascimentale? |
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Io trovo ben stravagante anche la rappresentazione
classica degli episodi evangelici, che non ci stupisce perchè tante
volte l'abbiamo sotto gli occhi: Che vuol dire un'annunciazione come quella
sopra (di Leonardo) con una madonna che sembra una principessa dell'epoca
vissuta dall'artista?
E' chiaro che Leonardo (e tutti gli altri) non vogliono narrare un fatto con i personaggi così come sono stati scelti da Dio, ma come sono proiettati (anche da geniuna fede) nella struttura sociale dell'epoca: la madonna annunciata di cui parlano i Vnageli sembra una povera fanciulla ebrea, in realtà è una regina. E come tale va rappresentata. Lo sforzo di rendere più socialmente grabate
le scelte di Dio è lodevole, ma naturalmente un po' invadente...Lo
si spiega naturalmente in forma di sforzo didascalico, per dire ai fedeli
che guardano il quadro che l'annunciazione è un avvenimento che
riguarda la Regina del mondo e non una fanciulla qualunque.
Per dire come la iconografia tradizionale porta
dentro di sè in mnaiera radicata questa trasfigurazione della cronaca
di quel che è avvenuto (necessità moderna), provate a dare
un'occhiata al ritratto qui accanto: potrebbe essere quello di una cortigiana
come quello di una madonna...
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Cosa vogliono dire le madonne
distaccate e serene vestite come regine? Che hanno in comune con una ragazza
vissuta in Galilea, e neppure come dama di compagnia nel palazzo di qualche
signorotto locale, ma che è semplice sposa di un semplice
falegname e che ricorre ad una stalla per partorire?
Si accetta questa stravaganza pur di non venir meno alla convenzione che Caravaggio rompe. Caravaggio sconvolge tutto questo, pretende di mettere sugli altari popolane sfacciate, nasi rubizzi, teste spelacchiate e scene di vita quotidiana, così come la gente la vive giorno per giorno. Da non dimenticare che (come altri) vestiva i suoi personaggi biblici come le persone del suo tempo, con abiti seicenteschi. Come se oggi il carnefice di S.Giovanni Battista fosse in jeans sdruciti (cosa posso immaginare come corrispondente moderno dei mutandoni bianchi che indossa?) o le sante sugli altari fossero in un bel tajeur di Valentino con tacchi a spillo e borsetta firmata. Ma spesso non sono personaggi ben vestiti. Sono vestiti quasi sempre in modo trasandato, con abiti stracciati, come i poveracci che si vedevano per le strade di Roma, o tutt'al più con vesti ricche ma ordinarie, senza particolare sfarzo. I suoi re e i suoi grandi vestono bene ma in modo dimesso, la loro gloria viene dalle loro gesta e non dalla loro facies, dal loro aspetto. Vi è certo più compiacimento sui piedi sporchi dei pellegrini o sulle gambone nude di Niccodemo che sugli ornamenti o sui gioielli delle vesti dei ricchi personaggi... * * * Parlando della conversione di S.Paolo si è
detto che non vi è nulla del miracolo esteriore. Non vi è
niente di soprannaturale. Parlando dei martirii si è detto che sembrano
risse di strada. Che stranezza, questa umanizzazione, questa quotidianlizzazione
dello straordinario e del miracoloso per eccellenza...
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Provate ad osservare questo quadro. Pare una scena che si svolge in una taverna, potrebbe essere la scena che ritrae qualcuno che bara giocando alle carte o qualcosa di simile. Notate l'aria di bettolaccia, i muri e quella finestra in alto. Non si tratta di altro se non de "La vocazione di S.Matteo" conservata in S.Luigi dei Francesi a Roma. In effetti come si può pensare a questo quadro come ad un quadro da chiesa, come si può pensare di attirare la venerazione dei fedeli o di porlo dietro un altare? Questo vi suggerisce lo sconcerto che pervase i contemporanei. Ma (stranamente) Caravaggio non era un pittore scomunicato, era al centro dell'attenzione, magari della disapprovazione ma anche della fama e della celebrazione, contava amici potenti e protettori che si davano un gran da fare a tirarlo fuori dai guai. Nota: vi è il Cristo (a destra, quasi completamente coperto) che "chiama" con uno strano gesto Matteo, che è il personaggio dalla parte diametralmente opposta del quadro, con attorno il gruppo composito di personaggi, vestiti come al tempo del pittore. Notate il gesto che è mutuato da quello del Creatore nella cappella Sistina, e che la "grazia" viene dipinta come un raggio di luce che colpisce il chiamato. Il fatto che Cristo sia coperto da S.Pietro naturalmente ha un significato simbolico: indica che il suo successore (il papa) rappresenta agli occhi umani Cristo, ovvero che è l'aspetto terreno, visibile, del Cristo presente nella chiesa secolare. I
quadri e le rappresentazioni caravaggesche sono piene di questi
simbolismi e questi significati esoterici. Per questo si commette un grave
errore quando si pensa al Caravaggio come ad un pittore di sola rottura
e di puro istinto. Si sa che questi simbolismi devono essere stati discussi
con personaggi di cultura dle tempo. E le opere di Caravaggio non sono
opere selvagge, ma l'incontro di formidabili intuizioni artistiche con
eleborazioni umanistiche e simboliche, più un senso di ribellione
innata che irrompe senza riuscire ad essere dominata; e la convivenza
(in molti casi la sintesi) tra l' obbedienza e la ribellione. L'arte pura
e il sofismo umanista, la libertà e il pentimento, ebbene, tutto
questo forma Caravaggio. Che non è nè una cosa nè
l'altra, è il risultante di questo processo.
La
"deposizione". Viene considerata quasi un "intermezzo" nell'evoluzione
stilistica di Caravaggio. Il quadro è strutturato in modo molto
più convenzionale, questo quadro lo si può anche immaginare
dietro un altare. Ma notate che c'è sempre qualcosa che comunque
fa fatica a stare al suo posto, che non si rassegna alle convenzioni; come
quei gamboni di Niccodemo, e il suo stesso volto, più volto
di oste o di carpentiere che di santo e personaggio biblico così
come immaginato dagli altri artisti.
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