CORSODI GRAFICA
IFONT
PARTE PRIMA
CENNI DI STORIA
 
Gliesperti 
ingrafica 
computerizzata 
hannodelle 
conscenze 
chei grafici 
tradizionali 
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Mavi sono 
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tradizionale, 
chetutti 
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occupanodi comunicazione dovrebbero conoscere...
La parola “font” indica il disegno del carattere.  
Si può dire che tutti i popoli  siano stati molto attenti al disegno del carattere, alla sua forma e alla sua bellezza. 
1-Presso i cinesi e giapponesi la calligrafia veniva considerata una vera e propria arte
2-presso gli egiziani sappiamo che la scrittura ad ideogrammi  rappresentava un ornamento ed era dipinta o scolpita con grande cura.
3-Presso i popoli arabi le scritte assunsero un importante ruolo ornamentale, anche per il divieto imposto dalla religione di rappresentarefigure umane. 
Ed ecco quindi “gli arabeschi” lettere stilizzate e elaboratissime.

Oggi in molte parti del mondo ( le uniche eccezioni sono in oriente) vengono impiegate le lettere romane.  
 
 Secondo alcuni dalla testa di bue (a sinistra) viene per 
successive approssimazioni  la prima lettera di diversi alfabeti, 
tra cui la  lettera "alfa" greca.  L'alfa in versione maiuscola 
(quella più a destra) è identica alla  "A" romana, oggi usata 
in gran parte del mondo. 
Secndo altri le cose non sono così semplici, ma questa ipotesi 
spiega bene i vari passaggi dall'alfabeto  ideogrammatico 
al nostro.
 
 LELETTERE ROMANE 
 

Anche i romani avevano una grande cura nel disegnare e scolpire le lettere delle scritte uffciali: ancor oggi le lettere di tipo romano sono alcune tra le più belle, leggibili ed equilibrate. Le lettere romane sono iscrivibili dentro un quadrato, con alcune eccezioni, come la I , e la F e la E, che misurano esattamente la metà larghezza di un quadrato. I romani scolpivano le loro lettere con le aste che terminavano in un’espansione, che al giornod’ oggi viene chiamnata “grazia”.  
Le “grazie”sono un’enfasi sulla fine di ciascuna asta o arco che disegna la lettera, e sono molto usate anche al giorno d’oggi. Le stesse lettere previste dai browser settati di default sono lettere dotate di queste “grazie”.  

Le lettere romane avevano il tratto diseguale, che poteva partire leggero, divenire più pesante durante il percorso, e tornare leggero prima di terminare nelle grazie. O -al contrario- alleggerirsi durante il disegno di un’asta e tornare più pesante presso la sua estremità. L’origine di questo andamento si spiega perchè le lettere da scolpire venivano disegnate prima con un pennello, e poi lo scalpellino (che magari non sapeva cosa significassero)“andava dietro” il dipinto. Provando a disegnare una lettera con il pennello con andamento sicuro e leggero si prova pian piano questa naturale variazionedi pressione, e lo scalpellino si trovava a imprimere nella pietra in modo durevole la leggerezza di questi passaggi di pennello sulla pietra.  

Queste lettere equilibrate, leggere ma forti, e certamente eleganti, sono dunque il frutto dell’incontro tra le leggerezza e l’eleganza del pennello con la forza e la solennità della scultura.  

Un connubbio che è arrivato fino ai nostri giorni. Naturalmente non perchè si è mantenuta questa tecnica, e questa divisione di ruoli, ma perchè le testimonianze della scrittura romana ufficiale, sparse nei quattro angoli dell’impero, rimasero come testimonianza di questa forza ed eleganza, che riprese vigore quando prese piede l’uso della stampa a caratteri mobili.
In effetti ancor oggi si usano dei caratteri, pur ritoccati, come il Garamond, nome di un font che trae origine dal suo inventore, che disegnò quei caratteri (simili a quelli romani) nel ‘500. Durante i secoli nacquero altri caratteri, tra cui ad esempio il Palatino, il Baskerville, l’Elzeviro,eccetera, che assomigliano più o meno al carattere romano, fino ai caratteri di questo secolo, alcuni dei quali ritornano ad essere ancora più vicini al carattere romano, come il Times
Il Times fu studiato nel 1931, ed  è stato studiato con grande cura, per essere un carattere al tempo stesso elegante e molto pratico. In altre parole, furono usati molti accorgimenti per renderlo bello ma anche molto leggibile, con un “rimpimento” della riga equlibrato, e a distanza di settant’anni dal suo disegno è un carattere tra i più usati.  
 

 
    Se si disegna con un gesso o un materiale duro (come a destra) 
    il tratto rimarrà con uno spessore costante. Se invece  
    (come a sinistra) si usa un pennello, ecco che il tratto  
    tende a dienire più largo o più stretto a seconda di come 
    il pennello "appoggia" sul materiale. 
 
E' del tutto immaginabile  
che prima si disegnassero  
dei quadrati, poi un pittore  
dipingesse con un pennello 
le lettere. 
Alla fine lo scalpellino 
provvedeva a scavarle  
nella pietra.
Alcune lettere 
(ad esempio, 
la E) non erano
iscritte   
in un quadrato,  
ma in metà quadrato.  
Questo permetteva  
di risparmiare  
un certo spazio.
 
 
 
 
 
 
 

Ecco la probabile tecnica per le iscrizioni romane. Venivano tracciati prima dei quadrati, in modo che si sapesse dove iniziava e finiva la scritta. Fatto questo, si passava col pennello a disegnare le lettere, che nella loro generalità avevano una forma quadrata, e seguivano spesso le diagonali (notate la M e il tratto orizzontale della A).  
Orapoteva avere inizio l'operazione di incisione vera e propria. Per ragionitecniche (ovvero, per poter tenere liscio il solco esterno) la sezionedel solco inciso era a V.

 
 
 

Ecco le lettere romane,come appaiono sull'arco di Costantino nel foro romano. 
E' facilmente riscontrabilecome il tratto non fisce di colpo ma in un finale molto marcato, che espande la linea in una specie di triangolo sottolineato dallo scalpello dello scultore: per terminare con decisione il tratto lo scultore abile deve "girare" lo scalpello dentro il solco, e questo lo espande all'estremità. Queste terminazioni si chiamano in gergo tipografico "grazie". 
Le lettere romane erano spesso poste in alto, e queste grazie (pur essendo nate per ragioni tecniche) rendono le lettere visibili anche da lontano, e con minor sforzo, perchè queste espansioni indicano bene dove terminano le aste. 
 

 
 
 
 

Anche iscrizioni più modeste, lontane da Roma, avevano lettere iscrivibili in un quadrato. Eccol'esempio di una iscrizione romana in Valle Camonica.  
Ho provato qui a sovrapporre dei quadrati grigi  
semitrasparenti alle lettere. Lascio fuori le "I" che naturalmente non occupano un quadrato ma solo lo spazio che è loro necessario. Qui il disegnatore non è stato molto regolare nelle spaziature tra una lettere e l'altra,ma evidentemente le lettere stanno nel quadrato con uan grande regolarità, segno che la cosa non è casuale.
Notate a destra la"E" che occupa solo metà quadrato. 
Notate anche come alcune lettere (la Q"" e la "R")  
tendono ad allungare l'ultimo tratto verso destra... 
Questo muove piacevolmente il rigore dei vari quadrati. 
 

 
 

Durante il Medioevo si iniziarono a copiare molti codici antichi.
Le iscrizioni tipiche passano dalla pietra alla cartapecora, dallo scalpello alla penna. I monaci lavoravano con un pennino ricavato da una penna d'oca. Questa  veniva prima lasciata macerare in un liquido acido, e poi "bruciata" (scaldata) e infine tagliata in modo da dargli la forma di un pennino non dissimile da quelli moderni, ma con la punta un po' più squadrata. 
Questo comportava un fenomeno durato fino all'arrivo dei pennini d'acciaio: i vari tratti avevano uno spessore diverso a seconda se si tracciava la riga con la parte larga o la parte stretta della punta. Si avevano così delle aste di diverso spessore. 
 

Durante il Medioevo nacque anche il corsivo moderno. Trascrivendo i codici antichi il pennino tendeva a "semplifIcare" la scrittura solenne. L'incisore di una lapide non aveva problemi a seguire più o meno rapidamente un tratto. Invece il copista( se semplificava certi passaggi di penna) poteva raddoppiare o triplicare la velocità del suo lavoro.  
In ogni caso, con diverse semplificazioni dal solenne maiuscolo romano nasce il modrno corsivo, mantenendosi il maiuscolo solo per le lettere a inizio frase, per i totoli o per i nomi.

 
 
 
 
 

Ecco qui la trasformazione della A romana nella a minuscola inserita poi in uno stile tipico dell'età carolingia (circa 800 d.C.).  
Nei Paesi nordici successivamente si sviluppa un font molto caratteristico, chiamato gotico. E' uno stile che perde la iscrivibilità nel quadrato tipica sia dello stile romano che di quello carolingio, per assumere una caratteristica molto "verticale".  
 
 
 

Perchè questa verticalizzazione, e così esasperata?
 Alcuni pensano che la motivazione fosse di tipo economico:la cartapecora su cui si scriveva era infatti costosissima. Stringere le lettere signiifcava risparmiare un sacco di cartapecora... 
Altri vedono in questo stile il riecheggiare della verticalità tipica dell'espoca, e che si estrinseca anche nella costruzione delle cattedrali e degli edifici gotici. 
E' possibile che entrambe le cause abbiano contato: in ogni caso, ecco nascere questo stile così duro ma molto fiorito, che si arricchisce di svolazzi e sopratutto di iniziali che divengono vere e proprie pagine illustrate.  

Nell'europa meridionale (e particolarmente in Italia) non si usava questo stile, dove erano preferiti dei caratteri più dolci e più simili all'alfabeto romano o carolingio. Anche qui i caratteri tendono tuttavia a divenire più stretti. 

In Italia nasce il "corsivo", ovvero la scrittura inclinata vesro destra. Il corsivo conferisce il senso di eleganza ma di maggior confidenzialità, e si allontana dalla solennità del maiuscolo romano. 
 

 

La Cancelleria pontificia inviava  lettere in questo stile ai vari vescovi e regnanti; questo stile divenne il tipico stile "regale". Dalla parola "cancelleria" deriva il suo nome di "cancelleresco" (usato in Italia) o di "cancery" (usato in Inghilterra). 
Gli angolosassoni ancor oggi chiamano il corsivo Italic, perchè lo vedevano su queste lettere che venivano dall'Italia. La mala  traduzione "italico" è tuttavia da deplorare, in Italiano il corsivo si chiama "corsivo", e chi traduce i libretti di istruzione informatici con la parola "italico" dimostra di non conoscere la lingua in cui traduce... 
Nella foto sopra, unoesempio di stile cancelleresco compitato a Roma nei primi decenni del 1500.Qui sotto, un altro esempio stilato in Venezia nella seconda metà dello stesso secolo.  
 

 
LASTAMPA 
 

E' interessante notare che quando venne inventata la stampa a caratteri mobili (ai tempi di Gutemberg,e in area dove si usava lo stile gotico), si costruirono dei caratteri che cercavano di imitare la scrittura  a mano. 
Ma anche in area tedesca pian piano la stampa adottò dei caratteri più simili a quelli romani, al punto che il gotico fu relegato per scritte particolari, ma alla lunga uscì dal mondo della carta stampata.  

In quest'epoca vi sono dei tipografi-designer che formano dei caratteri molto leggibili, con eleganza e proporzioni eccellenti. Alcuni di questi caratteri sono ancora usati oggi.  

 

In questo periodo si ha un fiorire di caratteri bellissimi, dal settecentesco Bodoni (veneziano)  al Garamond, fino (all'inizio degli anni '30) ad arrivare al carattere forse ancor oggi più usato. Che sarebbe il "New Roman" (come vollerochiamarlo i suoi designer)  o (come si chiama comunemente oggi traendoil suo nome dal quotidiano 
che lo commissionò) il "Times" . 

Per vedere una svolta decisiva nel mondo dei font occorre arrivare alla metà del '900. Eccola...
 

 
I CARATTERI SENZA GRAZIE 
 

Un altro carattere molto usato oggi è l’Helvetica, che trae il nome nè dalla pubblicazione per cui è stato studiato (come il times) nè dal nome del suo inventore (come per i caratteri “classici”) ma dal Paese dove è stato inventato, la Svizzera. L’Helvetica è un carattere lineare,senza grazie, che può apparire più “duro” del times, ma ha comunque una eleganza e una leggibilità eccellente. L’avvento dei personal computer ha visto dapprima un uso cauto dei vari caratteri; le stampanti avevano “in dotazione” un solo carattere (es. il Courier, quello tipico delle macchine da scrivere, con una spaziatura fissa) , o una scelta più o meno limitata (es. 2 font, tipo times e courier.) Pian pianosi impose una vera rivoluzione: il carattere fu definito via software,in modo che il computer non gestiva più una lettera (la “A” o la“O” magari in codice ASCII) ma proprio il carattere con tutti i suoi attributi:dal disegno del font alle alterazioni alle dimensioni, eccetera. Si erapassati dalla gestione della lettera alla gestione della pagina nel suoinsieme, con colonne, interlinea, spaziature, eccetera, che aprirono all’utentemille possibilità di scelta: ma questo utente non sempre puòcompiere consapevolmente queste scelte. Queste pagine vogliono appuntoessere un contributo per coprire questa esigenza.  
 
La prima lettera a sinistra appartiene alla  
famiglia dei font "senza grazie" o "bastoni."  
La lettera in mezzo è dotata di "grazie",  
ovvero espansioni al termine dei tratti.  
Nel caso queste espansioni non varino  
la dimensione ma siano della stessa dimensionedel tratto, il carattere assume la denominazione convenzionale  di"egizio".
 Vi sono dei caratterimolto belli sia tra quelli con grazie che tra quelli senza grazie. 
Ho già illustratotre tra i caratteri con le grazie, ed ora ne cito altri senza grazie.
Il più eleganteè secondo me l'Avant Garde (o i Futura). Da segnalare anche l'Helvetica,cche (come detto) è il capostipite dei caratteri senza grazie maresta uno dei più belli. Infine cito l'arial, una variante dell'helvetica universalmente diffuso nel mondo dei PC, insieme al Times. 

eOltre ai caratteri congrazie, senza grazie ed egizi vi è da segnalare una quarta (e ultima)catagoria: quella dei caratteri "di fantasia". Sono i caratteri stile farwest, quelli che riecheggiano scritture cinesi, quelli che paiono scrittia mano o (come nel caso sopra, in rosso) che paiono disegnati con un pennello...
Sia chiaro che "sembrano"scritti a mano o a pennello, in realtà i singoli caratteri sonoesattamente sempre identici, e non hanno le irregolarità tipichedella scrittura a mano...

Un caso un po' particolareè quello dei caratteri a spaziatura fissa. Vennero inventati perle macchina da scrivere, telescriventi, eccetera, ovvero quando servivapoter far avanzare la carta sempre con lo stesso spazio, sia se si scrivesseuna i una e ouna m. Cosa che non era mai avvenuta nellamillenaria storia della scrittura: abbiamo visto che anche le squadratissime.regolarisisme e rigorosissime  lettere romane non avevano tutte lastessa larghezza. Si escogitò insomma un disegno tale da "dilatare"le lettere più strette (es la i) perfar loro occupare lo stesso spazio di tutte le altre. Notate come nell'esempioqui riportato le singole lettere occupano lo stesso spazio di quelle soprao sotto!

 
Questo font potrebbeessere assimilato (se lo si volesse) alla terza catagoria citata (quelladei caratteri egizi), ma io sono convinto che faccia un po' a sè.La cosa sorprendente è che il suo disegno studiato per necessitàtecniche ha portato a mio modo di vedere a un risultato estetico moltointeressante. E poi, quel suo richiamare le vecchie macchine da scrivere...

Oggi i PC dispongono diuna scelta di font molto vasta, e con caratteri tradzionali e nuovi moltobelli (e molto brutti). Non ha senso avere una enorme quantitàdi font a disposizione: per giunta, avere caricato molti font (anche senon si usano) a volte porta via memoria. 
E' molto meglio averepochi font ma molto buoni, ed adatti alle varie pagine grafiche (classicheo moderne) che si vogliono imbastire. 

La maggior parte degliallievi di grafica che incontro ha installato una lista interminabile difont, al punto che non ricorda bene cosa siano e come siano. Così,quando serve, cliccano un po' quà un po' là in stile rouletterussa caricando quel che capita. 

Molto meglio (davantiad una certa pagina) immaginare di preciso un certo font, e di conseguenzausarlo. Molto meglio insomma che quando vi si dice "souvenir", "Courier","Baskerville","Helvetica Condensed", "Americana" vi si illumini la memoria, e sappiatea cosa andate incontro. 
Meglio cinque font conosciutiche cento sconosciuti, tanto più che coi programmi di disegno sipossono "trasformare" i vari font dando loro degli effetti molto diversirispetto all'originale.
Ecco qui qualche elaborazionecostruita partendo dal comune  Helvetica:





Come vedete, con un solofont ci si può lanciare in queste e (mille altre!) elaborazionimolto diverse da queste.
E' chiaro che i fontcuriosi devono servirvi per la grafica tradizionale (per la stampa) o pergrafica generica. 
Che non vi venga in mentedi usare font strani per le pagine web. Infatti i visitatori vedono soloi font installati sul loro sistema, e voi non potete essere certi che essivisualizzino la vostra pagina così come l'avete costruita voi.
Con tutti i font chenon siano arial o Times, avrete insomma un certo numero di visitatori chevede tutt'altro. Se usate fonbt rari, avere la certezza che la maggiorparte dei visitatori non li vedrà!

In ogni caso, e per ogniproposito, per il web come per un libro a stampare in tipografia, non andatea cercare font strampalati, magari belli ma non sempre adatti alla circostanza.Nel dubbio, state su font classici (Times) o lineari (Arial) e sono prontoa scommettere che non sbaglierete mai!
 

CENNISULLA CALLIGRAFIA

Per completezza ricordoche anche dopo l'invenzione della stampa si continuò a scriverea mano, e a inventare nuovi stili di calligrafia. 
Ecco un esempio di corsivoadatto al pennino d'acciaio, che prese il posto della penna d'oca dopola rivoluzione industriale. 

Il pennino d'acciaioè molto robusto e resistente, non si consuma con la  rapiditàtipica della penna d'oca, permette una scrittura più costante. Mala sua scrittura è più dura, meno scorrevole di quella tipicadella penna d'oca. Chi come me ha provato a costruirsi dei pennini condelle penne sa che il loro tratto dolce e naturale è del tutto inimitabile. 
Non mi stupisce quindivedere che i pennini siano stati sotituiti dalle penne biro, e in particolareda palline in plastica o punte in feltro (pennarelli). 
La soluzione di costruirepennini speciali (magari in oro) è solo un palliativo, le pennestilografiche oggi sono per lo più oggetti per appassionati di oggettistica,non per appassionati di calligrafia.
Una soluzione sarebbequella usare delle plastiche più resistenti delle penne (es. nylon) per costruire degli arnesi per scrivere più piacevoli, ma non honotizia che alcuna ditta ci abbia provato...
Perfino le penne percalligrafia oggi sono costruite con pennini d'acciaio, e la loro gradevolezzaè quello che è.
 
 

 
 
 PARTE SECONDA
LE CARATTERISTICHE DEL FONT
 
 
 
LEMISURE 

Le dimensioni del fontsono descritte come “punti tipografici” o “corpo” Si dice ad esempio: “timesin corpo 12”, ovvero “il cui corpo misura 12 punti tipografici”.  

ILCORPO  

I punti si misurano inaltezza, e si leggono su un normografo sovrapposto a un gruppo di caratteri,leggendo la distanza tra il loro punto più basso, ovvero quellodi un’asta discendente (ad esempio, la gamba di una q minuscola) e il puntopiù alto (ad esempio, l’asta di una d minuscola). Misurare un fontsotto forma di punti ha dei notevoli svantaggi, perchè ci dice moltoma non ci dice abbastanza. Ad esempio, vi sono dei font che hanno delleaste molto lunghe, e una scritta con un certo corpo risulta meno leggibilerispetto ad un’altra scritta con il medesimo corpo ma con aste piùbrevi ed invece occhielli più grandi (vedi figura). Si parla perquesto anche del “nero” di un font, che viene espresso come la misura trai due punti più in alto e più in basso di una lettera x.  
Non confondete il nerocol neretto ( o “bold”) , che è una delle alterazioni, assieme alcorsivo (italic), eccetera. Notate che il corpo indica solo una misurain senso verticale.  

Non è detto cheuna lettera in corpo 12 sia più grandedi una lettera in corpo 10. Significa solo che è più “alta”. 
Quindi, una lettera incorpo 10 (es americana) può essere “più grande” (= occupareuna superficie totale maggiore ) di una lettera in corpo 10 (es Helveticacondensed).  

Ledimensioni di una lettera sono legate dunque al corpo ma anche al disegnodel font.  

Quindi, quando valutateil corpo da attribuire ad un testo, valutatelo assieme al font prescelto,e non da solo. Provate a fare un esempio. Impaginate una pagina con untimes. Scalate il font fino a renderlo leggibile appena, magari con fatica.Ora trasformate il font times in americana, a parità di corpo: vedreteche di colpo il vostro testo scende di qualche riga (sembra che diventipiù lungo!) e pare che sia di corpo maggiore! A parità dicorpo vi sono dunque caratteri più o meno leggibili. Come regolagenerale, i caratteri più antichi (ad esempio, il settecentesco“Bodoni”) ha degli occhielli più piccoli e aste più lunghe.I caratteri più moderni (il Times) ha aste più corte. Neconsegue che se volete far stare più testo in una pagian convienericorrere al times, se volete dargli più respiro o occupare piùspazio a parità di font vi conviene usare un carattere come il Bodoni.Notate che il Bodoni dà alla pagina una sensazione di maggiore vuoto,mentre il times conferisce una sensazione di maggior compattezza, risultapiù estetica in molte situazioni.  

 

L'UNITA'DI MISURA  

come si diceva- èil "punto tipografico". Tutti coloro che preparano pagine web o sono espetidi grafica computerizzata conoscono questa unità di misura, ma probabilmentepochi sanno a cosa corrispone.  
I punti sono misure moltocomplicate, sia perchè vi sono "punti" non uguali tra di loro (siparla di "punto Cicero", "Didot", "Pica"...) e poi perchè non sonobasati sul sistema metrico decimale. Anche qui si tratta di residui checi si trascina dietro per ragioni storiche. L'unità di misura "puntotipografico" viene incontrata dal disegnatore quando questi sceglie ilfont per le scritte in "true-type". A cosa corrisponde questa unità? 
Il "punto" è undodicesimo della "riga" tipografica. 
 

-La riga nella trazione europea è di 4,512 mm   
equindi il "punto Didot" è di 0,376 mm.   

-Oggisi usa molto il sistema anglosassone,   
basatosu una riga di 4,217 mm   
equindi su un punto di 0,351 (che sarebbe il "punto Pica").  

La dimensione in puntidi un  carattere va dal punto più basso dei caratteri che hannoun'asta discendente (come la q o la g) al punto più alto di un carattereche ha un'asta che sale (ad esempio, la d). Per questo, se si vuol saperequanti punti ha una riga scritta ad emempio su un quotidiano o su una rivista,occorre andare per tentativi, valutando non solo un carattere ma un gruppodi caratteri. Un gruppo più o meno numeroso a seconda del contenutoin aste che salgono o scendono. Per compiere questa operazione si usa unrighello trasparente (chimato "normografo) che riporta i valori in punti,e che viene sovrapposto alla riga che si vuol misurare. Si fa coincidereil punto più basso e quello più alto del gruppo di carattericon una serie di marcature sul normografo, fin che coincidono. E si leggeil valore in punti sul normografo. 
E' invece impossibileleggere i punti sullo schermo. Anche se si riduce il "foglio" elettronicoa uno zoom 1:1, vi è una approssimazione notevole. 
Quali "FONTi" devo scegliere per la mia pagina? 

a- il tipo di font.  
Scegliete il font inbase  

1-alla sua leggibilitàe  

2-alla destinazione dellostampato  
(AL GENERE di stampatoe al TIPO di stampa) 

- IL GENERE: un manifestodev'essere di grande richiamo, non potete imporre alla gente di fermarsie leggere ocn cura. Un quotidiano può essere di lettura piùimpegnativa. 

- IL TIPO  di stampante:un conto è se dovete stampare ad aghi (180 punti per pollice) ocon stampa tipografica (1200 punti per pollice...) 

Un font con grazie èmolto leggibile e scorrevole. Non a caso molti programmi per computer partonoattribuendo d’ufficio il font “Times” ai documenti nuovi. Per titoli ebrevi testi è spesso usato un altro font senza grazie (tipo Arialo Helvetica) che conferisce la sensazione di maggior “richiamo”, èpiù duro e un po’ più “gridato”. Ricordate che anche i caratterisenza grazie hanno una loro eleganza, molto “pulita” e moderna.  
A volte questa eleganzaè molto spinta (si veda l’Avant Garde) ma proprio per questo vabene per una scritta molto breve e raffinata (es. per il logo di uno stilista,il marchio per un profumo o per una pagina grafica) ma se applicato adun testo qualunque (un cartello di divieto di sosta o un biglietto ferroviario)questa sua eleganza può apparire una leziosaggine.  
Siate sempre cauti nell’usarefont strani e di fantasia, rischiate di dare un’impressione di dilettantismoe di cattivo gusto. 
In ogni caso, potetemettere più font in una pagina, a seconda dello scopo espressivoche si prefigge. Ad esempio, potete scegliere l’Arial per i titoli e ilTimes per il testo. Non eccedete comunque con la varietà dei font.Avere sul computer molti font può forzare la mano, e molti principiantisi lasciano prendere dall’entusiasmo. Non ho mai visto una buona graficacon più di tre font sulla stessa pagina. Al punto che ho coniatouna battuta : la qualità di un impaginato è spesso inversamenteproporzionale al numero di font  impiegati. 
Quindi, due regole :per prima cosa, non usate font strani per testi lunghi. Usate caratterifantasiosi solo per pagine molto grafiche, d’impatto e comunque fate primaun po’ di pratica coi font più comuni. In secondo luogo, non mescolatetroppi font. 

b- le dimensioni del font. 
Il font dev’essere benleggibile e non deve affaticare l’occhio. Scegliete le dimensioni (=ovvero,scegliete i numerini che corrispondono al corpo) in base alla stampanteche userete. Per una stampante relativamente economica (tipo quelle a gettod’inchiosto normalmente in uso nelle case  e negli uffici) potrebbeandare bene un font tipo Times a 10 o (meglio ancora) 12 punti. Se la stampanteè migliore (ad esempio, la stampa professionale fatta in tipografia)la risoluzione è molto superiore, e quindi potete usare un corpopiù piccolo, certi che il risultato sarà più nitidodi quello che vedete a schermo. Ad esempio, potete scegliere lo stessofont a 10 punti. Siccome il Times è molto leggibile a paritàdi corpo (per quanto detto sopra) per la stampa professionale potete scegliereanche un corpo inferiore. Non a caso molte riviste o quotidiani sono stampati a 9 punti.  
 

 
 
 
LEALTERAZIONI DEL FONT 

E’ noto che un font puòessere reso sia in grassetto che in corsivoche come sottolineato 
Vi è anche qualchealtra alterazione meno nota , il barrato (glianglosassoni lo usano in certi documenti legali ecc, ma lo ritengo di importanzairrilevante) e il maiuscoletto, su cui invece ci soffermeremo un po’.   

Il grassetto(in inglese “bold”) aumenta lo spessore del tratto del carattere a paritàdi corpo. Conferisce alla pagina più “nero” e (sempre a paritàdi corpo) rende il carattere più leggibile anche se non di radolo rende anche molto meno elegante. Lo si può usare per evidenziarefrasi o parole nel testo oppure per i titoli e/o titoletti. Ma èmeglio riservarloa  titoli o sommari, non usatelo nel corpo di untesto, sta male esteticamente. QUnado serve edidenziare una parola o unafrase usate piuttosto il corsivo.  

Ilcorsivo prevede l’inclinazione verso destra del disegno del font. Serve a differenziare parti del testo rispetto al resto. Vi sono font chehanno un corsivo che io trovo molto elegante (come il Garamond) altri corsivilo sono molto meno del testo in tondo.  
Il testo che non èin corsivo si chiama “in tondo” quello che non è grassetto èchiamato “in chiaro”. Tutte queste varianti (grassetto, corsivo, ecc.)possono essere a loro volta sotto forma di maiuscolo o di minuscolo. Anchequi si tratta di una particolarità troppo nota per parlarne.  

Vi è anche il maiuscoletto,ovvero un maiuscolo ma con un corpo inferiore. Il maiuscoletto potrebbeessere definito come l’introduzione in un testo minuscolo di un maiuscolocon un corpo inferiore : ad esempio, l’introduzione in un testo in corpo10 di un maiuscolo ma in corpo 7. Questo espediente permette di introdurreun maiuscolo ma che non abbia un impatto così forte come quandosi introduce un maiuscolo vero e proprio, e lascia l’aspetto generale deltesto più uniforme. Il maiuscolo “strappa” la continuitàdel testo, altera sgradevolmente la continuità dell’interlinea.Il maiuscoletto evidenzia un parola senza alterare il rapporto tra scritturae il bianco dell’interlinea, perché assume una dimensione che assomigliaa quella dell’occhio dei caratteri minuscoli. Può risultare quindimolto elegante al posto del maiuscolo quando vi sono parole maiuscole dentronel testo. Non ha naturalmente alcun senso per titoli, che sono al di fuoridel testo. Per tradizione il maiuscoletto viene usato per le bibliografie.In genere il maiuscoletto è un maiuscolo con il 70% del corpo deltesto normale.   
Quindi in un testo incorpo 30, il maiuscoletto è lo stesso font  in corpo 20, seil corpo è un 21 il maiuscoletto sarà un 14, e cosìvia.  

Le alterazioni descrittepossono anche sommarsi in qualunque modo. Quindi, si può trovarel’indicazione : “M/m” (testo in minuscolo con le lettere maiuscole quandoserve, ad esempio dopo il punto fermo). “M” (tutto maiuscolo) “m” (tuttominuscolo). Si possono dare allo stampatore indicazioni tipo : “Times corpo9 corsivo chiaro” (corsivo ma non grassetto) , oppure “Times corpo 9 grassettotondo M/m” il che significa che si vuole il documento in font Times, incorpo 9, in grassetto - non in corsivo e con il tasto in maiuscolo eccettoquando serve il maiuscolo (iniziali ecc.). 

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