12
luglio 2007
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Errare
a quanto pare fa parte della natura dell'uomo, e nessuno va esente da errori.
Gli errori però hanno una rilevanza molto diversa: variano a seconda
delle persona, del campo, del rischio.
Un conto è l'errore di sintassi fatto da un'aspirante cassiera di supermercato
che riempie un curriculum un'altro quello di uno scrittore rinomato o da un
insegnante di italiano.
Un conto è l'errore di sintassi (che forse più danni di tanto non fa) un altro conto è un errore nel contenuto. E qui dipende dal tema: un conto è se il contenuto sbagliato cade dentro un articolo su come si usa il mouse o se casca dentro una ricetta medica, raddoppiando una dose o scambiando un farmaco con un altro... Ma anche qui, ovvero nell'ambito dello stesso tema, vi sono errori più o meno pericolosi: un conto è sbagliare il dosaggio della vitamina C, un conto quello di un betabloccante.
>> Quello che ci ha molto colpito sono tuttavia gli errori anche abbiamo trovato in molti libri di storia. Passi per le monografie, stampate una volta e lette da persone più o meno addentro la materia. Ma ci pare incredibile che libri destinati ai licei, magari alla quinta o alla sesta edizione, contengano errori pesanti, quali non si trovavano nei testi delle elementari: sono testi passati al vaglio da migliaia di classi, e da decine, centinaia o migliaia di insegnanti che dovrebbero conoscere la materia. Ad aggiungere perplessità a perplessità, quasi mai gli errori sono dovuti a rinvenimenti recenti, ma semplicemente a fatti consolidati. Ad esempio, sarebbe grave parlare di un aspetto della biologia ch è stato sottoposto a revisione da scoperte recenti. Ma è incomprensibile confondere il medioevo col rinascimento, che sono lì fermi da alcuni secoli.
>> Un altro campo in cui se ne leggono di tutti i colori è quello delle scenze mediche, biologiche e nell'ambito della tecnologia. Nell'ambito medico o biologico vi è la tendenza a intervistare grandi cattedratici, che non hanno alcuna idea, alcuna abitudine, nè alcuna pratica nello spiegarsi in modo ragionevole. E si usa mediare queste dichiarazioni ponendovi in mezzo dei giornalisti che a volte sanno spiegarsi, ma spesso non hanno alcuna conoscenza decorosa della materia, e quindi esprimono concetti a casaccio o interpretandoli in modo fantasioso, e (molto spesso) parlando senza aver capito di che stanno parlando. Da qui bufale clamorose, a volte perfino seriamente pericolose per la salute.
Nell'ambito della tecnologia si trovano giornalisti che non hanno una preparazione scientifica elementare, non hanno chiaro in testa cosa sia un'immagine televisiva o un'impedenza.
Perchè
questa pagina?
Ci siamo resi conto che la "caccia all'errore" è uno degli
aspetti più faticosi e in qualche modo più costosi dell'attività
editoriale. Produrre un libro che contenga lo 0001% di errori puo' costare
il doppio della produzione dello stesso libro o rivista con l'1% di errori.
Al punto che si può dire che non esiste un editore (neanche il più
famoso e blasonato) che vada immune da errori anche clamorosi. Questo a volte
accade a parità di costi solo per cattive scelte o per imperdonabile
incuria, altre volte per distrazione, altre volte ancora (questo è
il dato più soprendente) proprio per motivi di costo.
Gli errori sono in agguato sempre e ovunque: nell'ortografia, nella sintassi, nei dati del Ministero, nei testi di storia ad uso dei licei, nei testi universitari, nell'Enciclopedia Britannica come nelle ricette mediche.
La ricerca e la correzione degli errori è un'opera lunga e faticosa: ringraziamo i lettori e visitatori che in quest'ambito si hanno dato una mano con segnalazioni e avvisi. In molti casi una verifica ha permesso di dissipare dubbi ed equivoci (magari si trattava di una semplice interpretazione di un testo che si prestava a un equivoco, ma anche qui meglio chiarire) in altri a spiegare che non erano errori, in altri casi ancora (e questo è il caso che ci più ci interessa) ha permesso di correggere dati che per una serie di circostanze erano finiti nei testi per errore.
Abbiamo anche segnalato decine e decine (forse centinaia) di errori a siti, case editrici, fonti di informazione. In molti casi siamo stati ringraziati come noi ringraziamo chi ce li segnala. In altri casi siamo stati ignorati, e gli errori sono ancora lì come prima. In altri casi ancora ci siamo resi conto che gli errori erano volontari, messi apposta per tirare acqua al proprio mulino, alla propria partigianeria o (per lo più) parte politica. Non è una cosa nuova: basta pensare a come vengono utilizzati i sondaggi, commissionati, svolti e poi piegati ad ogni interesse. Al punto che giral la battuta (attribuita a diversi autori) secondo cui le falsità si distinguono in bugia, panzane e etatistiche. Ma qui non siamo più sul terreno degli errori, bensì nel mondo della manipolazione delle informazioni. E si aprirebbe un nuovo (e ben più doloroso) capitolo.
Riccardo Marchese (Piani e percorsi della storia, 1350-1650, corso per le scuole superiori, Minerva Italica, pag.9), parlando del Medioevo parla dell'aumento della popolazione e della "fondazione" di importanti città. Con sorpresa tra queste città ve ne sono alcune che furono fondate almeno un millenio prima, come Augusta (fondata negli anni avanti Cristo) o addirittura Colonia, cui venne dato il nome di Colonia Agrippina in onore di Agrippina, moglie dell'imperatore Claudio, ma che era una città preesistente con il nome di Ara Ubiorum. Non basta il nome Colonia o Augusta a far nascere il sospetto che non si tratti di città fondate nel medioevo ma di città per lo meno di epoca romana?
Anche qui, non si tratta di un bigino tratto dagli appunti peregrini di uso studente, si tratta di un corso di storia per gli itituti superiori, e per giunta alla quarta edizione, negli anni '2000: possibile che per quattro edizioni nè uno studente (che sarebbe il meno) nè un insegnante si sia accorto di questa fila di svarioni?
I LIBRI DI STORIA
Tanto per rendere l'idea, ecco alcuni (solo alcuni) degli errori spulciati qua e là nei vari testi di storia. Trovo che quelli inseriti nei libri di testo per le scuole medie superiori siano piuttosto gravi, perchè gli studenti poi si iscriveranno all'Università e diverranno architetti, avvocati o sociologi, senza più avere in programma un po' di storia. E la storia che sapranno nella vita e nella loro professione è quella che avranno studiato su questi testi: che l'Editto di Costantino fu un secolo prima (III al posto che IV) che Diocleziano stava a Milano, che Colonia (città fondata dai romani ed una delle città più importanti del medioevo) fu fondata nel rinascimento. E così via.
Non si vuole per questo infierire su un testo o sull'altro, ripeto, può capitare: ma si porta qui un campionario per indicare che questi errori sono reali e non ce li siamo inventati noi.
Mazzi- Anziani CRONOS editrice Principato (Libro ad uso scolastico)
A pag. 250 si legge che Diocleziano si sarebbe stabilito a Milano, Massimiano a Nicomedia. E' il contrario, ed è una cosa anche abbastanza nota: in giro per Milano (dove ha sede la casa editrice) vi sono dei cartelli indicanti le tracce della presenza di Massimiano, che per altro trasformò il volto della città.
Gli Imperatori in generale preferivano risedere in Oriente, con poche eccezioni. Una delle quali fu Valentiniano, che (eletto a Costantinopoli) scelse il fratello come collega, e scelse di risiedere a Milano assumendo così il regno della parte occidentale. Il fratello Valente restò a Costantinopoli, e fu un distastro: la sua politica verso i Goti portò all'indebolimento mortale dell'Impero.
Questo dà lo spunto a una puntata della trasmissione televisiva
(La macchina del tempo) condotta da Cecchi Paone.
Si parla dei Goti che (scacciati a Nord contro
il Danubio da altri popoli, cosa fanno? "Chiedono aiuto a Roma"
dice lo speaker. E giù una bella grafica con l'animazione di una bella
freccia che va da Danubio giù giù lungo al penisola italiana
fino alla città di Roma.
Peccato che invece le trattative si svolsero con l'Imperatore di Costantinopoli.
Anche se fossero andati (ignari) verso Roma, probabilmente qualcuno li avrebbe
avvertiti che la capitale dell'Impero era a Milano, e se anche fossero arrivati
a Roma non avrebbero trovato grandi aiuti. In quel periodo Roma era proprio
tagliata fuori dai giochi del potere, in un periodo d'ombra tra il periodo
in cui fu protagonista dell'Impero Romano e quello successivo in cui il papato
giocava un ruolo importante tra gli Stati.
Quello che non si riesca a capire neanche qui è la presenza di professori e studiosi interrogati e che intervengono nella trasmissione: possibile che nessuno abbia notato questo svarione? Anche chi ha preparato la trasmissione non ha mani sentito parlare della divisione dell'Impero o almeno della presenza di Costantinopoli?
In questa trasmissione si sono sentiti anche altri errori, tipo l'attribuzione dell'editto di Milano al III secolo (è nel IV).