E'
già stato detto che i polisaccaridi (contenuti in farine, amidi,
pasta, riso, pane, patate, ecc.) vengono trasformati dall'organismo in
glucosio. In particolare, questa digestione inizia già in bocca,
in quanto vengono mescolati con un enzima presente nella saliva, la ptialina.
La digestione prosegue con enzimi introdotti nell'intestino dal pancreas.
I polisaccaridi
vengono ridotti a maltosio,
e sia questo sia gli altri disaccaridi (zucchero o saccarosio, lattosio...)
sono scomposti da appositi enzimi (maltasi, lattasi, invertasi...). Tutti
i vari glucidi alla fine vengono trasformati in glucosio.
A questo
punto il glucosio passa nel sangue, che nell'adulto normale ha una percentuale
di glucosio compresa tra i 70 e 100 mg per 100 ml. Si dirà tra breve
che vi sono dei meccanismi di regolazione del glucosio.
1-Se
il glucosio (nonostante questi meccanismi) sale anche di diverse volte
il valore normale (ad esempio, se sale a 300 mg/100ml) non si hanno di
solito sintomi evidenti. Vi sono dei diabetici che arrivano a questi valori
e non si accorgono di nulla.
2-Se
invece il valore normale si dimezza (intorno ai 40 mg/ml) si perde conoscenza
e si ha il coma ipoglicemico.
IL RUOLO
DEL FEGATO
Sia la
pasta che lo zucchero vengono dunque trasformati in glucosio.
Ma (come abbiamo accennato) hanno un processo di digestione molto diverso;
più lungo per i polisaccaridi. Il che significa che (se anche finiscono
tutti nella stessa cosa, ovvero nel glucosio) vi è una grossa differenza
per quel che riguarda i tempi di disponibilità.
Gli zuccheri
composti (zucchero, lattosio...) e ancor più gli zuccheri semplici
(glucosio) avendo un'assimilazione più veloce generano quindi una
disponibilità di glucosio nel sangue molto più rapida ed
intensa che non i polisaccaridi come i farinacei, che hanno bisogno di
tempi più lunghi
Nonostante
questo scaglionamento dei tempi, è del tutto immaginabile che senza
opportuni meccanismi di regolazione il tasso di glucosio nel sangue avrebbe
degli sbalzi enormi: aumenterebbe molto dopo i pasti, mentre nei momenti
in cui si richiede un'attività fisica intensa si potrebbe cadere
facilmente nello stato di coma. Questo non accade perché il fegato
è in grado di “catturare” il glucosio in eccesso e trasformarlo
in un altra sostanza, il “glicogeno”.
Il glicogeno
viene immagazzinato sia nel fegato
che nei muscoli.
Ma a
seconda di questa localizzazione assume delle caratteristiche differenti.
Il glicogeno presente nei muscoli infatti tende ad essere costante, mentre
quello depositato nel fegato tende ad accumularsi o ad essere smobilitato
a seconda delle necessità dell'organismo.
Facciamo
un esempio. Durante uno sforzo muscolare (ad esempio durante gli esercizi
in palestra) i muscoli utilizzano la loro riserva di glicogeno. Ecco allora
che il fegato smobilita parte del suo, che viene trasformato in glucosio.
Questo nuovo glucosio passa nel sangue, compensa l'abbassamento del glucosio
nel sangue e permette ai muscoli di ricostituire la loro riserva di glicogeno.
Quindi,
il glicogeno potrebbe essere considerato una specie di “riserva di energia”.
Quando il glucosio è abbondante questo viene trasformato in glicogeno
e immagazzinato come tale. Quando serve velocemente glucosio, si attinge
a questa riserva che viene convertita di nuovo in glucosio.
Il
glicogeno è un polisaccaride composto da lunghissime catene
ramificate,
formate da molecole di glucosio.
Il
glicogeno è depositato nel fegato, nei muscoli e nel rene.
Costituisce
in pratica una riserva di glucosio: quando scende
la
percentuale di glucosio nel sangue, esso viene smobilitato
e
va a compensare questa perdita. Il corpo umano è relativamente
sensibile
alla caduta di glucosio nel sangue: la sua discesa di
40
mg/u basta a causare il coma. |
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L'amido
(costituente delle farine) è costituito da una lunga catena
di
molecole di glucosio. Ciascuna molecola è collegata ad una molecola
(in cima e in fondo) e per il resto ad altre due molecole (nella figura,
una a destra e una a sinistra), e quindi si forma una
catena
semplice.Nel caso del glicogeno invece la catena
è
ramificata "ad albero". Ogni tanto vi sono insomma
delle
molecole di glucosio che sono collegate a tre anzichè
a
due altre molecole "sorelle", e da qui si diparte una ramificazione. |
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La formazione
e la smobilitazione del glicogeno si “autoregola”, ma questo meccanismo
di regolazione viene modificato dall'insulina,
(ormone prodotto dal pancreas) che “forza” il meccanismo spingendolo più
verso la formazione di glicogeno e quindi verso la diminuzione di glucosio
nel sangue, in quanto viene sottratto dal sangue per concorrere alla formazione
di glicogeno.
Quindi,
la secrezione (o una iniezione) di insulina aumentano la formazione di
glicogeno a spese del glucosio, e abbassano il glucosio presente nel sangue.
Si dice
quindi che l'insulina ha un potere ipoglicemizzante; ovvero abbassa alla
fine la percentuale di glucosio nel sangue. A dire la verità il
tasso di glucosio è influenzato da una complessa e varia serie di
fattori. Vi sono diversi ormoni che direttamente o indirettamente influiscono
sul tasso di glucosio. Tra questi (sono solo esempi) vi è il glucagone
e ormoni prodotti dalle capsule surrenali. —- nota sul glicogeno
Nel corpo
umano esso è depositato nel fegato, nei reni e nei muscoli. dal
punto di vista chimico anche il glicogeno è un polisaccaride, ovvero
è formato da una lunga catena di molecole di glucosio. La sua struttura
è diversa a seconda dei tessuti in cui si trova. Nel fegato si hanno
delle catene più lunghe, nei muscoli sono più corte. Il glicogeno
epatico è formato tipicamente da 30.000 molecole di glucosio, ovvero
quasi 100 volte il numero di molecole di glucosio che forma la farina o
gli amidi. Il glicogeno muscolare ha un numero di molecole di glucosio
che è circa 1/5. Il glicogeno a livello dei muscoli è costituito
dunque da catene più piccole, più “leggere”. Le molecole
di glucosio che formano il glicogeno sono disposte una dopo l'altra, ma
ogni tanto una molecola di glucosio si attacca a due molecole sorelle,
e si forma una tipica struttura “ad albero”.
A questo
punto potrebbe sorgere una domanda, semplice ma del tutto giustificata:
“Perché il pane o o lo zucchero fanno ingrassare? Cosa
c'entra il grasso con i processi fin qui descritti?
Il glicogeno
non rappresenta una riserva illimitata di glucosio. In altre parole, questo
sistema di immagazzinaggio è veloce, ed efficiente, ma il magazzino
è piuttosto piccolo, e non può contenere più riserve
di tanto. Quando il glucosio supera il livello adeguato e quando le riserve
di glicogeno sono adeguate, l'eccesso viene trasformato in grasso. Se invece
non vi è abbastanza glucosio, l'organismo provvede a smobilitare
le riserve di grasso e a trasformarle in energia.
Quindi,
se non si consumano zuccheri il corpo provvede a mettere mano alle riserve
di grasso, e si dimagrisce.
Anche
la trasformazione tra glucosio e grasso (e la trasformazione inversa, ovvero
la smobilitazione del grasso che viene trasformato in energia) è
influenzata da ormoni.
CONCLUSIONI
a-Alla
fine, possiamo concludere che il “mondo” degli zuccheri comunica in doppio
senso con quello dei grassi: una eccessiva introduzione di glucidi porta
ad ingrassare, e una diminuzione di glucidi porta all'utilizzo di grasso
e quindi ad un dimagramento.
b-Anche
il mondo delle proteine comunica con quello degli zuccheri. In particolare,
anche delle proteine possono essere utilizzate per produrre zuccheri. In
effetti quando si guarda al metabolismo si guarda ad un sistema complesso
e interdipendente, in cui vi è un grande numero di influenze reciproche
e dove non vi sono quasi mai compartimenti stagni.
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