I farmaci
 

FARMACI CHE DIMINUISCONO LA FAME

 Oggi come oggi rappresentano la famiglia più numerosa di farmaci usati contro l'obesità. In un'altra pagina di questo sito si accenna la fatto che l'assunzione di cibo è regolata anche a livello nervoso. Vi sono prove sperimentali anche su animali che dimostrano che varie sostanze fanno in modo che i cibi vengano assunti in minore quantità e con intervalli tra i pasti più lunghi. Questi meccanismi sono provati anche nell'uomo: anche se nell'uomo (come detto nel capitolo dedicato alla psicologia delle diete) vi è un gioco molto complesso di ansia che fa aumentare l'appetito ("quando sono nervoso mangio") in alcuni soggetti, mentre rende anoressici altri, e così via. 

A questa categoria appartengono dunque molti farmaci, e sono i più disparati, che vanno da psicofarmaci come le amfetamine fino agli ormoni. Da qui a consigliare l'uso di questi farmaci ce ne passa: anche gli eroinomani tendono a non sentir la fame, ma perdere una persona in sovrappeso e avere un tossicodipendente in più non sarebbe un grande guadagno...
Vi sono dei farmaci che hanno fama di avere questo effetto (la fenilalanina) ma se c'è è molto blando.
Limitiamoci dunque ai farmaci prodotti a questo solo scopo e di efficacia provata. Per lo meno (scusate se lo ripeto fino alal noia) a quelli che si sono rivelati di discreta efficacia se e solo se associati ad una dieta opportuna e ad un controllo costante. Sia chiaro che prendere queste pillole più o meno salutuariamente non aiuta per niente, esse forniscono dei risultati discreti (nona spettatevi miracolo!) se sono inquadrate in un trattamento articolato. 

Un famaco interessante tra questi "anti-fame" è la sibutramina inibisce la ricaptazione della noradrenalina e della serotonina. 
La sua azione riguarda la serotonina e la nordadrenalina,  ormoni che sovraintendono alla trasmissione degli stimoli nervosi tra una cellula nervosa e l'altra. Questi ormoni a dire la verità hanno un'azione molto complessa sull'organismo umano nel suo insieme, perchè incidono sulla regolazione della temperatura corporea, sul sonno, e -tra l'altro- anche sulla sazietà. Toccare un ormone così delicato non è una cosa che si deve fare a cuor leggero: ed in effetti chi assume questo farmaco a lungo instaura un'alterazione della situazione normale di serotonina. E in effetti può avere effetti collaterali molto importanti. Il suo costo è sensibile: oggi (inizio 2005) una confezione di Reductil 28 capsule rigide 15 mg  è di  € 92,96, ovvero attorno alle 200.000 lire. 
Appartiene alla classe C.

La dexfenfluramina, la fenfluramina e la fentermina sono state ritirate dal commercio in seguito a segnalazioni di valvulopatie cardiache associate all’uso; questi farmaci sono stati anche associati al rischio raro, ma grave, di ipertensione polmonare.

 A fronte di  questi problemi così importanti, quali sono i vantaggi di questo farmaco? In un famoso studio si è visto che due gruppi di soggetti messi a dieta, dopo un anno di trattamento il gruppo che prendeva da d. era sceso di 9.8 Kg, mentre il gruppo che aveva seguito la sola dieta era sceso in media di 7.1 Kg. Quindi, quasi due chili di differenza in un anno ma (scusate se insisto!) in un gruppo che comunque era stato messo a dieta. Questo per togliere a chiunque dalla testa che questo farmaco possa consentire miracoli a chi vuol continuare a mangiare quello che vuole. 

In definitiva, questo farmaco ha degli effetti collaterali importanti, rischia persino di far morire il paziente, e ha un effetto sul dimagramento tutto sommato modesto: come vedete di dati esposti, la dieta semplice è molto ma molto più efficace!
Si tratta dunque di un farmaco che può essere anche usato in qualche circostanza, ma perchè si possa parlare di un buon farmaco ci vuole ben altro.

I farmaci di oggi

>> la sibutramina - Il nome commerciale è Meridia o Reductil

Tra i farmaci citati l'unico superstite è la sibutramina, una feniletilamina che era stata sviluppata originariamente come antidepressivo,e che ha poi rivelato avere delle doti sul versante dle dimagramento.
“La sibutramina” -come si diceva sopra- agisce a livello del cervello, incremendando gli ormoni adetti alla trasmissione nervosa (noradrenalina e serotonina) e attiva prima il senso di sazietà. Ha avuto una storia tormentata, perchè è stato ritirato da mercato per dei sospetti sulla morte di due persone, poi (sulla scorta di dati raccolti su larga scala) è stata riammessa. I suoi rischi riguardano l'apparato cardiovascolare: tende ad aumentare la frequenza cardiaca e la pressione, quindi è controindicata in diverse categorie di persone con problemi legati a questi fenomeni. Mette quindi a rischio i molti soggetti obesi o in sovrappeso che si trovano portatori di cardiopatie più o meno accentuate, e questo è un limite molto pesante che fa dubitare della sua effettiva utilità calcolando il rapporto tra rischi e vantaggi.
Si ha insomma un cane che si morde la coda: l’obesità e l'aumento della circonferenza dell'addome sono associate a aumentato rischio di malattie del cuore e dei vasi. Per ridurre questa obesità associata a rischio cardiaco è lecito usare un farmaco che aumenta ulteriormente il rischio cardiaco?

I farmaci tra l'oggi e il domani (già in commercio in molti Paesi)

>>> Rimonabant - Il nome commerciale è Acomplia o Zimulti.

E' un farmaco che agisce anch'esso a livello centrale (quindi, a livello del cervello) e periferico, in modo meno generico rispetto alla sibutramina (per essere più precisi, è antagonista selettivo dei recettori dei cannabinoidi CB1). Le premesse erano entusiasmanti: tende a ridurre la glicemia, abbassare i trigliceridi, non fa scendere il colesterolo "buono" (HDL, quello che tiene pulite le arterie rispetto ai depositi che generano l'arteriosclerosi) e riduce invece quello "cattivo", ovvero LDL.

L'effetto è simile a quello ottenuto con la sibutramina (4-5 Kg di riduzione di peso corporeo medio dopo 1 anno di trattamento) ma vi sono dei vantaggi sugli altri componenti del metabolismo (trigliceridi, colesterolo e glicemia).
L'effetto collaterale più importante che si è verificato è la tendenza alla depressione o all'ansia. E anche qui si hanno quindi delle categorie di pazienti in cui può risultare controindicato. Negli studi preliminari circa metà pazienti ha abbandonato la cura, e pare che questo sia avvenuto proprio per gli effetti indesiderati a livello psichico.

L'applicazione su larga scala inizia a dare i primi risultati: in effetti si ha una certa (anche se modesta) riduzione di peso, ma -un po' come per gli altri farmaci- il problema è che alla fine del trattamento si tende a risalire. Questo problema -unito a quello degli importanti effetti collaterali descritti - fa sì che neanche questo framaco insomma si è rivelato essere la "pillola miracolosa".

I farmaci del domani.

L'industria farmaceutica non si dà per vinta, e le ricerche proseguono a ritmo serrato. Le ultime speranze? Sono attualmente in fase di sperimentazione dei farmaci che agiscono sulla melanocortina e dei suoi recettori. Da qualche tempo di è osservato che la melacortina è uno dei regolatori della sensazione di fame o di sazietà: agire sui suoi recettori (il recettore 4) con farmaci appropriati potrebbe diminuire la sensazione di fame.
Che sia la volta buona? Date le molte speranze deluse non è facile essere ottimisti sul rimedio "definitivo". Anche se (personalmente) sono convinto che prima o poi si troverà qualcosa in grado di rivoluzionare l'approcio attuale al sovrappeso.

Intanto, passiamo in rassegna allora gli ALTRI  FARMACI PER DIMAGRIRE

-farmaci che aumentano il consumo

-farmaci che impediscono l'assorbimento

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