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omincerò per prima cosa col dire cosa non fa il Dolby: 
1-il Dolby non migliora la qualità assoluta del suono. 
Non migliora la distorsione, non migliora la risposta in frequenza (non incrementa i bassi o gli acuti...) 
2 -tanto meno il Dolby fa suonare un paio di casse da mezzo milione come un paio di casse da due milioni. 

Cosa fa allora? 
Può coprire le magagne di un impianto non perfetto con una serie di effetti di migliore o di peggiore qualità a seconda dei come è stata fatta la colonna sonora. 
Può anche conferire spazialità ad un ascolto (sopratutto di un programma audio/video) che altrimenti sarebbe meno coinvolgente. E' bene premettere che (allo stato attuale delle cose) molti puristi sostengono che due buoni diffusori Hi-Fi stereo offrano una qualità e una fedeltà migliore di quel che si ha con il Dolby. 
Ma non è detto che i puristi resteranno empire arroccati sulle loro posizioni. O meglio, non è detto che gli appassionati seguano sempre questa idea: molti appassionati erano ad esempio scettici davanti al compact disc, e difendevano a spada tratta i vecchi LP di plastica nera, orribili oggetti fragili, fruscianti e con evidenti limiti nella qualità del suono. 
In prospettiva, un uso "maturo" del Dolby (senza spingere l'acceleratore sugli effettacci plateali su cui si punta oggi il tutto per tutto) possa convincere anche gli appassionati di alta fedeltà. 

Sulle problematiche della ricezione del suono in ambiente vi sono diversi articoli in questo sito. E' un problema irrisolto anche dalla stereofonia, che ad una analisi tecnica seria e spassionata è ben lungi dal dare una risposta ragionevole al desiderio di "suono puro", sopratutto per i suoi noti problemi di fase 
Non sarà quindi il caso di riproporre qui tutto il discorso della riflessione dei suoni nella sala dove viene registrato il suono, e della duplicazione del fenomeno in sala d'ascolto. Si vuol solo ricordare che il far riflettere di nuovo il suono nella sala d'ascolto non corregge il problema: le riflessioni dell'ambiente originario sono già contenute nella registrazione, e questa registrazione non dovrebbe essere (almeno in teoria) "sporcata" con una nuova serie di riflessioni quando si ascolta in casa propria. Tuttavia si è visto in modo sperimentale che una certa partecipazione del suono locale porta ad una sensazione di maggior naturalezza soggettiva del tutto. 
Dicevo che è una problematica molto complicata, che qui posso solo accennare. Quello che sorprende su questo argomento è come girino delle panzane tremende, e dei luoghi comuni del tutto sbagliati che non è facile combattere, tanto essi sono diffusi. 
 
 

 
Come può dunque il Dolby rendere più coinvolgente il suono di un impianto multimediale, ad esempio, quello che comprende anche un grande televisore? 

La risposta è semplice: aumentando (a dismisura?) il numero dei canali. La storia del Dolby è un inarrestabile aggiunta di casse cassette e cassettoni: fino a rendere difficoltoso perfino tenere il conto di questa marea di punti di diffusione sonora. 
Si partì dal codificare dentro nel programma stereo un terzo canale (posteriore). era naturalmente inutile mettere dentro un canale intero, bastava aggiungere solo la componente per la quale era differente rispetto agli altri canali. Per giunta questo canale non aveva tutta la gamma di frequenze tipiche degli altri due. 
I diffusori anteriori sono poi quelli che gestiscono la potenza maggiore, per il fatto che la maggior parte del suono deve sembrare che venga principalmente davanti, e non alle spalle di chi guarda uno schermo video! 
Questa scelta consente di creare un effetto  interessante risparmiando banda da un lato e soprattutto consentendo di dislocare attorno allo spettatore degli altoparlanti più piccoli, meno potenti e meno ingombranti dei classici diffusori anteriori.   Ancor oggi -con il sistema digitale- si usa per i canali posteriori una potenza inferiore. 

Ad un certo punto si è aperto il problema del "canale centrale". Nell'audio puro si deve immaginare di avere davanti un'orchestra, un coro, dei solisti, eccetera, disposti in tutta l' area disposta davanti all'ascoltatore. 
Nel caso della TV le cose cambiano radicalmente.  
Infatti immaginiamo di ricreare per un film visto in TV la classica scena sonora tipica dell'hi-fi. Le casse potrebbero essere distanziate tra di loro di 3 metri. Lo schermo televisivo è molto più piccolo. Ad esempio, potrebbe avere una base di poco più di mezzo metro (e parlo di un classico 28 pollici!). Ebbene, possiamo sentire un protagonista che entra da una porta  a sinistra e dice: "buonasera a tutti". Lo sentiamo nella grande area audio un metro e  mezzo a destra) ma lo vediamo nella piccola area video (trenta centimetri a destra). E' chiaro che si crea subito una incongruenza: oggetti mossi a pochi centimetri che producono un suono a distanza di metri,  interlocutori che parlano tra di loro su uno schermo quando le loro voci arrivano dai quattro angoli della stanza, eccetera eccetera. 

Ci si è resi conto che un audio ideale nell'ambito del video ha bisogno di una distribuzione "specializzata" selettiva delle varie componenti: quindi, dialoghi davanti o comunque poco distanti dal centro, effetti ambientali (terremoti e motori d'astronave compresi) attorno allo spettatore, e così via.  
Per fare questo occorrono almeno due cose: 
1- una registrazione speciale composta dal regista o comunque preparata in relazione alle situazioni specifiche contenute scena dopo scena. 
2 - un canale centrale di riferimento per permettere di concentrare attorno al centro quel che deve far riferimento allo schermo.  

Fin dalle prime versioni del Dolby per l'audio nel video il canale centrale era previsto, ma era "sintetizzato" lavorando sulla differenza tra i due canali destro e  sinistro, ed eliminando la parte specificamente destinata ai due lati. Quindi, lavorando sul segnale L e R si può estrarre un terzo canale (potremmo immaginarla come la parte comune) e inviarla al canale centrale. La circuitazione opera in modo avanzato, sorvegliando l'andamento del segnale nei due canali ed intervenendo sulla "predominanza" dei suoni. La soluzione aiuta a chiudere il buco al centro tipico della stereofonia, ma non è del tutto soddisfacente: vi sono voci o strumenti che provengono da destra, altri da sinistra. Ma vi sono voci e/o strumenti che dovrebbero essere collocati al centro, e il centro non può essere solo quel che non c'è di specifico a sinistra o a  destra... Meglio ancora, sia nel canale destro o sinistro vi sono strumenti che "partecipano" anche al canale opposto, e quindi il canale centrale (anche sintetizzato in modo intelligente) non può essere la soluzione ideale. 

Il Dolby era dunque una specie di soluzione approssimativa, se non chè (a metà degli anni '90) ecco  il giro di boa: il Dolby Pro-Logic viene affiancato dal Dolby DSD, basato su 5 canali e sulla tecnica digitale. In breve questo sistema fu molto conosciuto a tutti i livelli, anche se viene spesso chiamato Dolby "AC-3".  
 
Basta con le mezze misure: la risposta in frequenza di ciascun canale da adesso in poi è a pieno volume su tutte le frequenze udibili e perfino su quelle inudibili ( ±0.5 dB da 20 a 20KHz). Le frequenze basse in particolare sono al limite della follia: si possono raggiungere addirittura i 3Hz con un'attenuazione di soli 3 dB. Quindi, siamo in pieno tra gli infrasuoni, quindi inudibili. 
Tra l'altro non è da dimenticare  che -3dB sono una variazione inferiore rispetto alla risposta che viene di solito dichiarata piatta quando si parla di casse acustiche... 
Il campionamento è variabile. Si va dal classico valore usato per i mezzi multimediali (32KHz) ai 41.1 KHz tipici del compact disc, fino a  salire a livelli anche più elevati di quelli del classico dischetto argentato (48 kHz).  Una gamma così vasta ha ineluttabilmente il sapore dello spreco: ben difficilmente ci saranno casse in grado di riprodurre tutto questo ben di Dio, e ben difficilmente nelle case comuni si potranno installare attorno all'area d'ascolto cinque o più diffusori tanto ingombranti da essere in grado di riprodurre tutto lo spettro.  Ed infatti i costruttori di altoparlanti si sono subito buttati verso proposte commerciali con canali che riproducevano solo gli acuti e uno o più subwoofer. Vi sono realizzazioni con una decina di diffusori! 

In conclusione, oggi il Dolby è un sistema macchinoso e complicato, che per certi versi esagera (risposta in frequenza) per altri versi non è sufficiente (non risolve il problema complesso della riproduzione in ambiente). Ma di per sè potrebbe essere salutato come un qualcosa che è meglio di niente. 
Il vero problema dei sistemi Dolby è un altro. 
Vi sono in commercio casse abominevoli e amplificatori indegni di tale nome, che sono venduti e furoreggiano solo perché sono "Dolby". Il Dolby di per se non garantisce che i bassi che escono da casse orribili raschino come una lima o che i medi abbiano buchi e risonanze. Non garantisca insomma nessun risultato qualitativo. 
Il Dolby è solo la premessa perché (se ci si è attrezzati con un amplificatore o più amplificatori di buona qualità, con casse adeguate e ben accoppiate, se si ha n un ambiente adatto e ci si è premuniti con una sistemazione accurata....) si possa avere un risultato spaziale molto coinvolgente. 
Dimenticavo la cosa più importante: a patto anche che a colonna sonora sia stata preparata ad hoc, e che sia stata registrata con una qualità e una coscienziosità che non si riscontra certo in tutto il software in circolazione... 
 
 

 DOLBY STORY 
 
"DOLBY" è il nome di un laboratorio che trae il nome dal signor Ray (che sarebbe Raimondo)  Dolby (che sarebbe il cognome di Raimondo). Si tratta di un nome mitico che ha una storia gloriosa nell'ambito dell'audio. Ha sempre chiamato i suoi standard e i suoi prodotti "Dolby", e li ha denominati in modo da creare una grande confusione. 
In altre parole, i responsabili della Dolby hanno avuto delle idee geniali in diversi campi, ed un fiuto commerciale da manuale, eccetto che nella capacità di dare un nome decente alle loro proposte. 
Non si può eccellere in tutto. 
Per fare un brevissimo excursus sui vari "Dolby" (più che altro per non confonderli con quelli di cui andremo a parlare) è bene ricordare: 

IL DOLBY A 

A volte è chiamato anche Dolby A NR (noise reduction). E' un sistema di riduzione del rumore nelle registrazioni audio di ogni genere, basato sulla preenfasi-deenfasi, ma studiato in modo raffinato. La gamma delle frequenze viene suddivisa in bande che vengono trattate in modo differente. Si tratta di un sistema di riduzione del rumore di livello professionale, anche solo per i suoi costi. Era largamente usato nelle sale di registrazione. 

IL DOLBY B 

Fu l'esplosione del marchio Dolby anche presso il grande pubblico. E' una versione semplificata del Dolby A, di basso costo e di basso livello qualitativo. Per comprendere lo straordinario successo di questo sistema, occorre riandare indietro fino negli anni '70, quando si era nel momento del boom dell'Hi-Fi. Vi furono alcune aziende (allora considerate temerarie) che proposero dei registratori a cassetta stereo, da collegare all'impianto Hi-Fi. Gli appassionati di alta fedeltà storsero il naso, e del resto anche i primi dek a cassette erano dei veri obbrobri: producevano un suono nasale e frusciante, non avevano lo STOP automatico a fine nastro, per cui la cassetta arrivata in fondo restava in trazione sfiancando le frizioni... E costavano cifre che potrebbero corrispondere a oltre un milione di lire di oggi. 
In breve tempo questi registratori stereo migliorarono le loro prestazioni, ma mantenevano un limite pesante: avevano una risposta in frequenza limitatissima (arrivavano si e no a 8-10.000 Hz) e frusciavano un gran tanto. Dolby ebbe un grande successo nell'applicare il suo sistema (basato sulla preenfasi e deenfasi, vedi figura). 
Questo sistema aveva il difetto di ridurre ancor di più la risposta in frequenza, e di far lavorare il nastro in registrazione a livelli di distorsione critici. Tuttavia c'era un gran bisogno di ridurre il fruscio, e la gran parte dei costruttori di registratori a cassette del mondo intero adottò questo sistema. 
Il sistema era incompatibile con i nastri non dotati di Dolby. Ma se si ascoltava un nastro Dolbyzzato su un apparecchio senza Dolby il suono era sempre  frusciante ma almeno era più brillante, più "gasato" su gli acuti a causa della preenfasi. 
Riprodotto su un catenaccio dalla scarsa risposta in frequenza, compensava i limiti di questo apparecchio e consentiva un suono più incisivo sugli acuti. Sul motivo per cui un programma pre-enfatizzato riproduce le frequenze interessate con un volume maggiore, si faccia di nuovo riferimento all'apposita pagina. 
 

IL DOLBY C 
Ad un certo punto la Dolby propose un nuovo sistema, chiamato Dolby C. Era un sistema più potente del B, ed infatti i buoni nastri su un buon registratore avevano ormai risultati sostanzialmente accettabili: si cominciava ad avere un rapporto segnale/rumore allora considerato ragionevole. Tenete conto che i dischi di vinile in uso allora avevano un rapporto segnale/rumore di soli 40 dB, una frazione di quello permesso (almeno in teoria) dal compact disc. 
Anche qui grande successo. Il Dolby C era però scarsamente compatibile con i lettori sprovvisti di Dolby. Se si ascoltava una registrazione dolbyzzata in C su una piastra normale, si sentiva il suono "pompare", a causa dell'effetto della compressione non compensata in sede di lettura. Per la verità si ebbe l'intelligenza di fare in modo che tutti i registratori dotati di Dolby C avessero anche l'opzione "Dolby B" o l'opzione "nessun Dolby". Questo li rendeva perfettamente compatibili sia coi nastri senza Dolby, che con le registrazioni (magari fatte in precedenza) col Dolby B. 
Dolby propose anche un altro riduttore di rumore, ma ormai il boom di questo genere di prodotti era in declino, e la Dolby (giustamente) si buttò sul video. O meglio, sull'audio dedicato o accompagnato dal video, anche a livello del mercato consumer. 
 

IL DOLBY STEREO  
(DOLBY CINEMA) 
Da tempo immemorabile il cinema tendeva ad utilizzare più casse. Il "Dolby Cinema" non è uno standard nè una circuitazione come nei casi precedenti (Dolby A,B.C...) E' invece un sistema di apparecchi ben determinato e preciso (amplificatori, decoder, casse acustiche...) destinato alle sale cinematografiche. Quindi, l'espressione "Dolby Cinema" non si deve intendere neppure l'uso del trattamento del segnale  per il cinema o le sale cinematografiche. Si deve intendere un impianto hardware preciso, con macchine predisposte da Dolby. 

IL DOLBY SURROUND 
Potrebbe esser inteso come la versione consumer del "Dolby Cinema". Oltre ai due canali della stereofonia (L e R) si aggiunge un canale posteriore, distribuito su almeno due diffusori.  La  banda di questo terzo canale è molto limitata: 100-7 KHz. 

IL DOLBY PRO-LOGIC 
 Il Dolby "Pro-Logic" è un'evoluzione del "Dolby Surround", a cui  aggiunge un canale centrale. Il canale posteriore ovviamente può essere suddiviso tra più altoparlanti. Quindi, si hanno quattro canali e almeno cinque diffusori: i due canali stereo, due altoparlanti per il canale posteriore, e un canale centrale. I canali supplementari non sono a banda piena (da 20 a 20.000 Hz) ma sono basati solo sui medio-bassi. Questo è dovuto al fatto che il canale posteriore è dedicato più che altro a effetti di basseria, in quanto la sensazione di direzionalità è affidata alla sola gamma medio-alta. E la riposta limitata consente di risparmiare sui diffusori posteriori, che così possono meno ingombranti e meno costosi.  Per aumentare l'effetto sui bassi (molto gradito dagli spettatori che amano i film più spettacolari) si suggerisce in molti sistemi l'uso di un sobwoofer. Ma il canale per il sub-woofer non fa parte del programma, viene "estratto" dal programma musicale a cura del sistema a casa dell'utente. Più raffinata l'estrazione del canale centrale, effettuata da un circuito molto evoluto: in pratica il sistema Dolby "sorveglia" lo svolgersi del programma, lo analizza, e estrae il segnale che giudica essere più adatto al canale centrale. A questo canale "sintetizzato" elettronicamente è riservata un'apposita amplificazione e infine un'apposita cassa posta tra i due soliti diffusori destro e sinistro anteriore. Il volume non dev'essere uguale per tutti i diffusori: al canale centrale e ai diffusori posteriori basta una potenza inferiore. Infatti l'amplificazione tiene conto di questo. Ad esempio, vis ono amplificatori dotati di Surround Pro-logic con -ad esempio- 100+100 W per i canali frontali e 50+50 W per gli altri due (anteriore centrale  e posteriore). 

IL DOLBY AC3 
Nel '94 venne presentato a Las Vegas (durate il CES) un nuovo standard, che non impiega più il sistema analogico tradizionale, ma uno "stream" di dati digitali, dentro i quali vi sono 5 canali discreti. Le differenze sono sostanzialmete tre: 
1-la digitalizzazione del suono. 
2-i canali supplementari non sono più a banda ridotta ma tutti da 20 a 20KHz. 
3-i canali non sono più quattro (L, R, anteriore e posteriore) ma 5 (L, R, anteriore e due posteriori). 
Questa conformazione può prevedere più di 5 diffusori, ad esempio può contemplare l'uso di un sub-woofer che a rigor di termini serviva fino al Dolby Pro-Logic, ma ora non servirebbe più. La presenza del subwoofer non è più indispensabile, perchè l'AC-3 prevede la gamma piena, tutte le frequenze, su tutti i diffusori. Ma naturalmente ciascun costruttore di altoparlanti può scegliere soluzioni diverse. Ad esempio, si può scegliere di distribuire comunque ai diffusori posteriori una gamma senza troppi bassi, che sono compensati da un subwoofer.  I diffusori posteriori sono difficili da collocare nelle case normali, e non sempre è possibile fare in modo che rendano tutta la gamma a piena potenza tenendoli dentro dimensioni ragionevoli. 
 

 
 
 

  
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