Quali
sono le precauzioni per conservare adeguatamente un CD?
Il problema
più comune sono i graffi, la cosa più importante consiste nell’evitare
di danneggiare lo strato inciso. E’ anche molto importante evitare la
loro deformazione, dovuta per lo più al caldo estremo che può
verificarsi in auto o in estate. Alcuni problemi tipici del CD non possono
essere rimediati dall’utente finale, altri si.
Tra i problemi irrimediabili, l’invecchiamento. Che però non
va confuso con il problema del "bronzing" che si è verificato
in un periodo limitato negli anni '80. Un buon disco può durare un
secoo? Probabilmente sì. L'impoerante è che lo strato inciso
sia conservato senz agraffi ed altri problemi descritti sotto.
LA STRUTTURA DEL CD
– Per comprendere
quali sono i punti deboli di un CD è necessario richiamare la sua struttura.
Contrariamente a quanto credono in molti, il CD non è una specie di
panino in cui le fette di pane sono due strati di plastica e lo strato centrale
quello inciso. Il CD è composto da un disco di plastica trasparente
(o leggermente colorata) e sul suo dorso viene “stampato” o “incollato”
(come preferite) un disco contenente le famose tacche che contengono il programma.
Sono tacche meccaniche, ovvero avvallamenti (o fori) fisici. Il raggio laser
rileva questi avvallamenti o la superficie riflettente del disco applicato
sul retro. Questo sottilissimo (e delicatissimo) strato è coperto da
una protezione minima (“lacquer”) che a sua volta è piuttosto
sottile e delicata, per lo meno in alcuni dischi.
Questa struttura spiega almeno due cose:
1- la resistenza che il disco offre a certi graffi. Piccoli o grandi graffi
sulla superficie anteriore possono essere trascurabili, perché il raggio
laser va a focalizzarsi sulla faccia posteriore. Tuttavia vi sono dei possibili
graffi che cadono in certi punti critici che possono rendere inservibile il
disco. Abbiamo provato a infierire su un disco con dei graffi come quello
della figura 1, e vi garantiamo che il disco funziona ugualmente. Non ostante
questa straordinaria resistenza, occorre dire che i graffi (quelli più
critici) sono una delle cause più comuni di danno ai CD. Per questo
è bene proteggerli con cura, dentro le loro custodie o dentro delle
apposite buste che si trovano sul mercato a pochissimo prezzo. E’ bene
ricordare in primo luogo che la natura di queste buste è di scarso
rilievo, perché nessuna superficie (carta, plastica, ecc.) è
in grado di danneggiare direttamente i dischi. L’unica accortezza è
quella di evitare buste leggere e stampate. Gli inchiostri per la stampa (si
vedrà più avanti) possono danneggiare la faccia posteriore del
disco. Ma sul mercato queste buste non ci sono più, o per lo meno si
spera che non ve ne siano più, quelle tipiche di oggi sono bianche
o trasparenti.
Meglio le custodie delle buste
- Invece i dischi possono essere (e spesso lo sono) danneggiati da polvere o piccoli oggetti trascinati dentro queste buste col disco, e che restano a contatto con le facce stesse del disco. Quindi, è meglio tenere i dischi non in buste ma nelle apposite custodie, che li tengono sospesi al centro. Contrariamente a quanto avviene con i vecchi LP in vinile, i CD iniziano la lettura al centro e non alla periferia. Ecco che le tracce più critiche (il punto d’inizio) è particolarmente protetto, mentre i bordi lo sono molto meno: possono urtare il supporto. Ma i bordi in quanto tali non sono incisi, ed è veramente difficile che un disco venga danneggiato quando è nel suo contenitore. Qualcuno obietta: ma come mai i più grandi costruttori di hardware mettono i loro dischi in buste anziché in custodie? Vi sarà capitato di trovare driver e istruzioni allegati ad apparecchi Toshiba, Canon, Epson, HP, Compaq, Sony o che altro su dischi messi dentro una busta di carta. Il motivo è semplice: la busta costa meno, ed essendo il disco imbustato una volta sola e in condizioni controllate, si può escludere che trascini nella busta quei corpuscoli che nelle nostre case possono entrare assieme al disco quando lo si mette e lo si toglie varie volte.
La cosa più importante – E’ comunque da sottolineare che il 99% dei danni creati ai CD (soprattutto i graffi) si creano non dentro buste o contenitori, ma quando sono fuori. Ovvero, quando li si appoggia da qualche parte, quando li si centra sul vano del lettore, quando li si urta o li si striscia contro il centratore sporgente a cui vanno fissati, sia nella custodia che nel lettore…. Quindi, non resta che raccomandare di scegliere bene la custodia, ma è mille volte più importante trattare bene il disco quando lo si maneggia e (cosa che sembra secondaria ma in MOLTI casi fa la differenza) tenere il cassetto del vano bene a portata di mano. E’ appurato che quando il cassetto è vicino all’utilizzatore e in posizione comoda gli urti e gli strisci al disco diminuiscono enormemente rispetto a quando occorre contorcersi per introdurlo o estrarlo.
2- Il fatto che
scrivere sul dorso o applicare etichette sia una cosa molto critica. Ho sottomano
proprio il problema del frequentatore di un NG, il quale lamenta che (avendo
applicato un’etichetta sul disco) il suono ne risulta danneggiato. E’
importante notare che quando si scrive con un pennarello su un disco, lo si
fa a ridosso dello strato inciso. Questo strato deve riflettere o meno il
laser, e l’inchiostro del pennarello, magari veicolato da dei solventi
che agiscono sul supporto o la plastica, può essere letale e rendere
illeggibile il disco o introdurre errori nella lettura. Le etichette poi contengono
della colla che può anch’essa danneggiare lo strato protettivo
e quello inciso, e addirittura scollarli entrambi fisicamente dalla parte
di plastica. Osservate in figura cosa abbiamo ottenuto applicando un pezzo
di nastro adesivo e poi togliendolo: anche lo strato è venuto via ed
ha lasciato solo il disco trasparente, senza informazioni. Non si deve arrivare
a questi estremi: la tensione applicata dalla colla può sollevare parzialmente
lo strato, renderlo non uniforme o creare delle piccole crepe. Per giunta,
le etichette possono sbilanciare il disco, che diventa più pesante
da una parte che dall’altra, e rendere più difficoltosa la lettura,
anche qui con errori di lettura o “buchi” nel programma. Quindi,
niente etichette e estrema cautela con i pennarelli. Occorre dire che vi sono
dei pennarelli appositi, con inchiostro che non dovrebbe danneggiare lo strato
inciso. Grazie al cielo i dischi migliori hanno lo strato coperto da un altro
strato più robusto che funge da protezione al primo, ma non si può
mai sapere. L’inchiostro e la stessa carta (che contiene zolfo o sostanze
usate per sbiancarla) può essere dannosa per il disco, e così
alcuni dischi “stampati” da case importanti hanno tra la superficie
stampata e lo strato inciso un’imbottitura che li tiene ben separati.
Per capire di cosa parlo osservate la figura: un disco prodotto da Sony ha
la faccia posteriore stampata, ma sotto vi è un bello strato di carta
speciale bianca.
Questo discorso vale anche per le etichette rotonde che coprono tutta la superficie
del disco, o le stampe destinate a fare da etichetta: è bene controllare
che l’inchiostro non si possa espandere sotto, e che siano fatte di
carta apposita. Alcuni dischi di produzione piuttosto recente hanno preso
delle precauzioni, e sono detti “stampabili”, nel senso che dovrebbero
avere lo strato protetto. Anche se (come sempre) è meglio non commettere
imprudenze: fidarsi è bene ma…
LA DURATA DEI CD
- E’ bene
ricordare che nessun supporto è eterno: non lo è la pellicola
dei film, la carta dei libri, i dischi in vinile e neanche le registrazioni
magnetiche. Anche i CD sono sottoposti a invecchiamento. E’ del tutto
immaginabile che dopo un bel po’ di anni questi debbano essere trasferiti
(ad esempio) su hard disk, come è del tutto immaginabile che dopo un
bel po’ di anni i programmi presenti su hard disk debbano essere copiati
su un altro supporto, perché anche lo strato magnetico di un hard disk
non è eterno.
Questo è motivo di ansia da parte di molti utenti, ma si tratta di
un’ansia del tutto ingiustificata. Infatti è probabile che si
invecchi (o si muoia) prima noi di quanto non invecchino i nostri CD. Vi sono
CD stampati in modo sperimentale (quando le tecniche non erano raffinate come
oggi) oltre 25 anni fa che suonano benissimo, e hanno tutta l’aria di
poter andare avanti ancora molti decenni. Quindi un problema che riguarderà
più i nostri eredi che noi stessi. Un altro discorso è l’allarme
lanciato periodicamente da professionisti a cui è affidata la custodia
di registrazioni uniche audio, video o su pellicola. In questo caso occorre
semplicemente registrare che questi supporti sono caduti in cattive mani:
è evidente che questi signori che lanciano lagnanze dovrebbero avere
una preparazione tecnica sufficiente per capire che ogni tanto occorre farne
una copia, anche perché ciascun supporto evolve, e quello che era all’avanguardia
cinquant’anni fa, oggi è da considerare sempre e comunque superato.
In questo campo le sciocchezze si sprecano: ho letto qualche tempo fa l’allarme
secondo cui certi supporti non possono essere più letti perché
non vengono più prodotti apparecchi adatti a quello standard. E’
un allarme del tutto sciocco: è evidente che quei programmi devono
essere trasferiti su standard più recenti, anziché pretendere
che Sony o JVC mettano in produzione macchine con standard obsoleti. Come
pretendere che vengano creati lettori per dischi di cera: meglio copiare i
dischi di cera su supporti recenti, anziché produrre lettori di rulli
di cera per perpetuare questi rulli che comunque sono fragili e oggi non hanno
più alcun senso.
IL FENOMENO “BRONZING”
– Tempo fa si verificò un fenomeno increscioso: alcuni dischi
prodotti da aziende europee cambiavano colore ai bordi e il programma ne soffriva.
Cosa era successo? Subito si propagò sulla stampa (anche specializzata)
un allarme del tipo: “i CD non durano” o “sono destinati
a rovinarsi nell’arco di anni o meno”. Questa era la reazione
esagerata, ma uguale e contraria alle dichiarazioni ottimistiche fornite i
primi tempi dai costruttori, che sostenevano la durata lunghissima o addirittura
illimitata dei dischi. In realtà il problema era limitato: era dovuto
al contatto con alcune sostanze (principalmente zolfo) contenuto nella carta
e nelle etichette. Lo strato inciso tendeva a diventare più scuro (appunto
ad “abbronzarsi”) partendo dai bordi e si rovinava. Perché
ai bordi? Naturalmente perché era il punto in cui lo strato era meno
protetto.
Questo problema riguardò diverse marche prestigiose, che producevano
dischi basati sulle produzioni da Philips/Dupont: parliamo di Hyperion, Pearl,
Academy Sound&Vision, CRD, Archiv, Deutsche Grammophon, London/Decca,
Unicorn-Kanchana…. Non è un problema che riguarda tutti i dischi,
neanche di quel periodo (parliamo degli anni ’80) ma se qualcuno di
noi ha vecchi CD in casa è bene che controlli ogni tanto se compare
questo effetto. PDO (Dupont inglese) si è impegnata a sostituire i
dischi difettosi. Oggi come oggi questo problema è stato risolto, ma
la vicenda insegna che le insidie sono sempre in agguato, e un po’ di
prudenza (sia nella cura con cui si trattano i dischi che nelle dichiarazioni
trionfalistiche dei costruttori) non guasta mai.
Sulla
sinistra si vede bene l'accoppiata dei due strati che si solleva rispetto
allo strato trasparente (qui azzurro).
E' facile immaginare che un pennarello, la punta dura di una biro o qualsiasi
urto possano avere effetti pesanti sullo strato inciso.
Anche se composta di plastica rigida, la scatola di plastica offre una buona protezione delle superifici incise anche se il disco si dovesse muovere (vedi le frecce rosse).
Al contrario che nella busta, qui particelle e polvere sulla superficie non tendono a "rigare" la superficie, perchè questa non striscia contro la superifice della busta, ma il diso viene messo e tolto senza attriti sulle facce.
A volte piccoli graffi possono essere fatali, invece rigature importanti consentono la lettura del disco. Questo graffio non impedisce la lettura. Quindi non è detto che serva evitare solo i graffi importanti: data la loro imprevedibilità, meglio evitare anche quelli che a prima vista appaiono poco rilevanti.
E' importante notare che se lo stesso graffio fosse stato fatto sulla faccia posteriore, il disco non sarebbe stato leggibile. Vedi infatti la struttura del disco qui sotto.