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on l'attuale tecnologia, c'è un gran numero di modi con cui
possiamo equalizzare un programma musicale.
La tecnologia si è molto evoluta negli ultimi vent'anni: vecchi,
classici equalizzatori passivi hanno ormai ceduto il passo a nuove tecniche,
che impiegano componenti come transistors o circuiti integrati. L'avvento
di amplificatori costituiti da circuiti integrati di basso costo - in particolare
- si è tradotto in una autentica rivoluzione nella progettazione
dei circuiti degli equalizzatori, ed in un'enorme miglioramento dei loro
rapporti qualità/prezzo.
Lo scopo di queste righe è di fornire un panorama dei diversi
tipi di equalizzatore disponibili al giorno d'oggi, e di mettere in chiaro
alcuni punti importanti tra le loro caratteristiche.
Tratteremo dei tipi fondamentali di equalizzatore presenti nelle
catene audio: i controlli di tono, gli equalizzatori a tre e a quattro
punti d'intervento, gli equalizzatori grafici e quelli parametrici.
Ciascuna funzione può essere ottenuta (dal punto di vista della
circuitazione) in vari modi, ciascuno associato a dei compromessi. Ciascuna
tecnica ha i suoi vantaggi e svantaggi, a seconda dei casi.
PARTIAMO DALL'INIZIO:
I CONTROLLI DI TONO
Il tipo più semplice di equalizzatore impiegato per l'uso professionale,
è il semplice controllo di toni acuti e bassi. La loro scarsa flessibilità
limita la loro utilità: ma essi hanno dei precisi e definiti vantaggi,
spesso misconosciuti, che equalizzatori più elaborati non hanno.
Un tipico controllo di tono è "in pendenza" con una rapidità
massima di 6 decibel per ogni ottava: le sue curve hanno poi caratteristiche
"reciproche". Cosa significa questo, di preciso?
Per "in pendenza" intendiamo dire che la risposta in frequenza dell'equalizzatore
ha un aspetto simile a quello rappresentato nella figura 1. Il guadagno
(alle frequenze più basse fra quelle rappresentate nella figura)
parte da 0 dB. Da qui inizia una curva in aumento (od in diminuzione, a
seconda se giriamo verso destra o verso sinistra la manopola di controllo
degli acuti). Le curve raggiungono infine un nuovo valore (circa+ 20 dB
o - 20 dB) e rimangono a questo valore. Non curvano insomma più
ne verso l'alto ne verso il basso; almeno finchè le frequenze rimangono
dentro la gamma udibile dall'orecchio umano. Queste curve assomigliano
ad una pendenza, ad una china: perciò, chiamiamo "in pendenza".
Siccome i circuiti elettrici cl producono queste curve sono' primo ordine
(hanno sol un'impedenza ed un condensatore) la rapidità massima
di qu sta pendenza è di 6 dB per ogni ottava: ogni volta che si
raddoppia il valore della frequenza raddoppia anche il guadagno ogni volta
che si dimezza il valore della frequenza, si dimezza anche il guadagno.
I circuiti di ordine superiore ( contengono più d'un condensatore
e più d'una impedenza) possono produrre pendenze più ripide;
e curve con una forma più complessa.
Un vantaggio del responso ottenuto con circuiti di primo ordine
(pendenza massima 6 dB/Ottava) è che non si ha mai - in questo
caso - una risonanza.
Risonanza che si ha quando i circuiti di ordine superiore sono attraversati
da un transiente.
Questi transienti fanno si che il circuito produca una frequenza che
cessa più o meno lentamente, a seconda del grado di" damping" o
del "fattore Q". Questa frequenza, produce una sgradevole colorazione nel
programma equalizzato.
Abbiamo detto che le curve ottenute con un controllo di tono, sono
inoltre "reciproche". Questo significa che se prendiamo i due controlli
di tono uguali, li colleghiamo in serie, e regoliamo uno su un certo valore
di aumento, e l'altro sullo stesso valore ma in diminuzione, la risposta
in frequenza risultante è piatta, e l'onda quadra non è danneggiata
dal passaggio attraverso entrambi i controlli di tono. L'effetto dei secondo
ha insomma annullato l'effetto del primo.
Le curve reciproche sono molto utili negli equalizzatori privi di regolazione
nella larghezza della banda, perchè permette al tecnico di annullare
un'equalizzazione che può esser stata fatta quando il programma
era stato tagliato ad una certa frequenza, in occasione precedente.
Tuttavia, come vedremo più tardi, non sempre le curve reciproche
sono desiderabili.
LE NOZIONI
FONDAMENTALI
SU: RISPOSTA IN
FREQUENZA,
RISONANZA, FASE.
Si sente spesso, in studio di registrazione, dire che il tale od il
tal altro equalizzatore è cattivo, perchè è sfasato
o risonante. La cosa è spesso considerata come misteriosa. La verità
è molto complice: conoscendo un solo dato (risposta in frequenza,
errore di fase, risonanza) è possibile determinare anche gli altri
due. Perciò, se un equalizzatore risuona, questo significa che c'è
una risposta in frequenza carente, e che c'è uno sfasamento.
Qualunque altro equalizzatore con la stessa risposta in frequenza avrà
lo stesso sfasamento e la stessa quantità di risonanza. Dobbiamo
accennare a due dati. Innanzitutto, la risposta in frequenza al di fuori
della gamma udibile ha un effetto sostanziale sulla risonanza e sullo sfasamento
delle frequenze udibili.
In generale, occorre dire che l'orecchio umano è molto più
sensibile alla risposta in frequenza che alla fase; per questo le curve
prodotte da un equalizzatore sono di capitale importanza per determinare
il suo corretto impiego dal punto di vista musicale.
GLI EQUALIZZATORI
A TRE O QUATTRO
PUNTI D'INTERVENTO
Gli equalizzatori un po' più complessi, impiegati attualmente
in studio sono detti "a tre" o "a quattro" punti d'intervento. Come dice
il loro nome, questi equalizzatori hanno tre o quattro sezioni di equalizzazione.
Le frequenze più basse e più alte sono spesso commutabili
in modo da ottenere un responso a "pendenza" o "a picco". Una risposta
"a picco" è prodotta da un circuito di secondo ordine, ed l in genere
un equalizzatore utilissimo per impieghi musicali. E' infatti molto più
selettivo sulle frequenze desiderate, che non un circuito di primo ordine,
che produce una pendenza. Questa selettività non è senza
svantaggi. Se si 'adopera troppa selettività (la larghezza della
banda di frequenze mosse è troppo ristretta), l'equalizzatore può
risuonare; e a sua volta questo fatto può introdurre delle sgradevoli
colorazioni nel programma. Tuttavia, un equalizzatore "a picco" ha un intervento
più preciso, più accurato che non un equalizzatore "a pendenza".
Per giunta, se la larghezza di banda, ovvero la quantità di frequenze
interessate da un controllo, non è regolabile dall'utilizzatore,
al costruttore tocca prevedere quali siano le varie caratteristiche musicali,
e la loro utilità, per tutte le gradazioni del controllo. Troppo
spesso il circuito impiegato per le curve reciproche (ossia a Q non costante)
risulta usato anche per generare un picco molto pronunciato, spingendo
l'equalizzazione attorno al massimo di incremento (v. fig. 12, 16).
Questo genera meno problemi di qualità d'ascolto negli equalizzatori
a tre o quattro manopole che dispongono dei comandi di aumento e diminuzione
a scatti, che non in quegli equalizzatori in cui l'aumento o la diminuzione
è effettuata in modo continuo. Quasi tutti gli equalizzatori hanno
dei commutatori che cambiano la frequenza d'intervento, in modo da agire
su quella gamma dove maggiormente interessa modificare la risposta in frequenza.
Questa commutazione viene effettuata tra un certo numero di posizioni predeterminate.
La pendenza della curva rimane di solito costante, e si commuta solo la
frequenza d'intervento.
Alcuni equalizzatori a tre o quattro manopole hanno anche dei filtri
disinseribili passa-basso o passa-alto. Questi filtri possono agire agli
estremi della banda (esempio sopra gli 8000 Hz o sotto i 100 Hz) con una
pendenza di 12 dB per ottava; o anche superiore.
Sono utili nella riduzione del rumore di fondo, quando questo è
dovuto principalmente a delle frequenze presenti appunto ai limiti della
banda udibile (molto basse o molto alte) e quando il programma musicale
è invece contenuto sostanzialmente in una banda centrale (ad esempio,
tra 100 e 8000 Hz).
GLI EQUALIZZATORI GRAFICI
Gli equalizzatori grafici dispongono di una serie di equalizzatori "di
picco", distanziati tra loro da un intervallo uguale.
Questo intervallo è determinato da esigenze musicali; ad esempio,
un equalizzatore ad "intervalli d'ottava" ha 11 controlli,intervallati
in modo che la frequenza centrale di uno disti un'ottava da quella del
seguente: queste frequenze sono ad esempio: 20, 40, 80, 160, 320, 640,
1250, 2500, 5000, 10.000 e 20.000 Hz.
I controlli sono in genere costituiti da potenziometri lineari, a slitta.
Questi controlli vengono aggiustati singolarmente: la posizione fisica
di questi è proporzionale al guadagno di quella banda. Le varie
posizioni dei controlli danno così una rappresentazione approssimativa
dell'andamento del guadagno di tutta la curva di risposta in frequenza.
Da questa caratteristica deriva il loro nome: "equalizzatori grafici".
Abbiamo parlato di "approssimativa", perchè questi equalizzatori
paiono particolarmente sensibili ad una eccessiva quantità di risonanza,
dovuta ad un'eccessiva ristrettezza della banda, quando la loro posizione
è vicina al massimo.
E' possibile minimizzare questo risultato con una circuitazione accurata,
ma questo difetto è particolarmente sentito dagli equalizzatori
economici, per i quali non possono essere impiegate delle tecniche molto
sofisticate.
Il risultato è che non è possibile ottenere - con molti
grafici aumenti superiori a 6-7 dB, senza che insorgano problemi. Al di
sopra di questo valore, il risultato di più controlli che devono
essere aumentati insieme per aumentare una gamma di frequenze piuttosto
estesa, inizia ad essere eccessivamente "a picco"; questa banda larga non
è più insomma aumentata in modo uniforme, ma con delle sporgenze
in corrispondenza delle frequenze centrali di ogni singolo controllo. E
cosi la curva diviene intollerabilmente irregolare, increspata. E magari
anche sgradevolmente colorata.
Gli equalizzatori grafici possono essere concepiti come "ad intervento
su settori piuttosto larghi" (es. un controllo ogni due ottave) o su settori
"stretti" (es. un controllo ogni terzo di ottava).
Tra questi due esempi, ci possono essere varie soluzioni intermedie,
tra cui- la più importante - è costituita da un equalizzatore
con un controllo per ogni ottava. Quest'ultimo tipo viene considerato il
più adatto per un aggiustamento "ad orecchio" dell'equalizzazione.
Quelli a "terzi d'ottava" sono utilizzati per correggere la risposta
in frequenza di un altoparlante o (in certi casi) dell'ambiente d'ascolto.
Essi sono particolarmente adatti quando l'amplificazione di tutta la banda
potrebbe aumentarne l'inintellegibilità: ad esempio, nell'amplificazione
di annunci in locali pubblici, può essere molto utile aumentare
solo le frequenze che interessano la voce, ed eliminare le altre frequenze.
Inoltre, servono ad effettuare una maggior amplificazione prima che intervengano
fenomeni di feedback. Oppure, quando vi sarebbe un fenomeno di feedback
a causa di un forte aumento di una ristretta gamma: si pud impiegare un
filtraggio selettivo. E' considerato poco pratico aggiustare un'equalizzatore
a terzi d'ottava ad orecchio. Per questo si è soliti impiegare un
analizzatore in tempo reale. Questo strumento provvede a fornire una lettura
approssimativa di tutta la banda audio, con un' indicatore (di solito una
fila di LED) posto ad ogni terzo d'ottava. Siccome questa lettura viene
fatta istante per istante, ossia in modo continuo, si può visualizzare
immediatamente l'effetto ottenuto da una modifica apportata nell' equalizzazione.
Si agisce quindi sull'equalizzatore a terzi d'ottava, controllando il risultato
sull'analizzatore finchè non si ottiene la risposta in frequenza
desiderata.
Questi strumenti non sono tuttavia infallibili; e l'ascolto ad orecchio
viene considerato ancora il giudice supremo della bontà di una equalizzazione.
In particolare, questo tipo di equalizzatore è paiticolarmente sensibile
ai fenomeni di risonanza. Al punto che spesso è meglio utilizzare
dei controlli che agiscono su uno spettro molto più ampio (ad esempio,
i controlli di tono) e limitarsi poi ad un aggiustamento fine dei dettagli
mediante l'impiego dell'equalizzazione o a terzi d'ottava; si usa cosi
il minimo di amplificazione dovuta a questo equalizzatore. Ci sono due
tipi di equalizzatore grafico a terzi d'ottava. Il primo tipo può
sia amplificare che diminuire; l'altro può solo diminuire i suoi
settori di risposta in! frequenza. La versione che diminuisce solamente
è la preferita da molti utilizzatori; perchè fornisce delle
curve più levigate rispetto a quelle ottenute dall'altro tipo, che
amplifica anche.
GLI EQUALIZZATORI
PARAMETRICI
Una curva di equalizzazione ottenuta con circuiti di secondo ordine
può essere descritta da tre parametri:
l. il valore massimo di aumento (o di diminuzione) espresso in dB.
2. La frequenza in cui cade il massimo aumento o diminuzione (espressa
in Hz).
3. La larghezza della gamma di frequenza interessata.
Essa definisce la forma della curva di equalizzazione. La "larghezza
della gamma" o "della banda", qui impiegata in modo impreciso, perchè
è correlata con il fattore "Q" del circuito. Il significato di "Q"
è ben definito: in generale, indica la velocità con cui viene
smorzata la risonanza di un circuito. Se il fattore "Q" sale oltre 0.5,
la risonanza resta per più cicli, e la larghezza di banda diviene
sempre più sottile.
C'è uno smorzamento critico intorno a Q=0.5, perchè al
di sotto di questo valore la banda diviene sempre più larga; ma
il circuito non risuona più. Quando la curva della risposta in frequenza
si avvicina alla risposta in frequenza piatta, acquista una ripidità
di 6 dB per ottava; che è quella descritta per i controlli di tono
"in pendenza"; pendenza ottenuta allora con un circuito di primo ordine
(figure 2-11). In generale, la parola "equalizzatore parametrico" ha il
significato che gli viene attribuito da ciascun costruttore. E' tuttavia
implicito che vi sia la frequenza centrale di ciascun controllo che sia
regolabile in maniera più accurata che non con i commutatori. Alcuni
costruttori montano una regolazione della larghezza della banda o del "A",
altri invece si limitano a mettervi la possibilità di scelta tra
due sole larghezze di banda, che non è dunque regolabile in modo
continuo. Infine, l'aumento o la diminuzione del guadagno della banda prescelta
non è in genere a scatti, ma regolabile in modo continuo.
L'equalizzatore parametrico di ottima qualità offre la possibilità
di regolare questi tre parametri in modo indipendente ed in modo che non
interagiscano. Si può vedere che le curve non sono reciproche, per
il fatto che il Q viene tenuto costante. Ma tuttavia (dato che le curve
sono tutte di secondo ordine) le curve reciproche possono essere facilmente
ottenute regolando il controllo della larghezza di banda, quando tali curve
sono desiderate.
L'uso di un Q costante (sia nell'impiego di una curva in pendenza che
a picco) suggerisce alcune considerazioni di tipo pratico o da un punto
di vista del risultato musicale. c'è un forte aumento del l'amplificazione.
Spesso sono usati i circuiti reciproci, in modo da aumentare il Q con
l'aumentare dell'amplifi-cazione della gamma. Tuttavia, un'equalizzazione
spinta genera un programma musicale risonante e colorato.
Il Q degli equalizzatori migliori è invece costante; si riduce
(o si elimina) cosi la necessità di risi-stemare il controllo della
larghezza della banda, quando aumenta l'amplificazione.
L'equalizzatore ideale usa, per le sue quattro sezioni, una connessione
in serie: a ciascuna sezione segue l'altra. La maggior parte degli equalizzatori
grafici usano invece un collegamento in parallelo. Quest'ultimo tipo di
collegamento aumenta la possibilità di interferenza tra le diverse
bande adiacenti, per il sommarsi e sottrarsi delle rispettive fasi. Della
fase di ciascuna curva. Nel collegamento in serie, invece, questa interferenza
non esiste: il risultato finale è la semplice somma (in dB) dell'equalizzazione
fornita da ciascuna sezione.
Un equalizzatore parametrico è molto utile sia per interventi
di rafforzamento di certe aree della risposta in frequenza, come anche
per la soppressione di disturbi, data la precisione con la quale può
centrare una determinata frequenza (il centro-banda dei grafici è
invece fisso).
Una variazione molto utile è l' impiego del "due canali" con
le entrambe sezioni in serie: la prima provvede all'equalizzazione del
suono, la seconda (regolata su una banda strettissima) può invece
sopprimere un disturbo a frequenza fissa, come un fenomeno di feedback.
I PUNTI CRITICI
Quando confronta tra loro alcuni equalizzatori parametrici, il potenziale
acquirente dovrebbe tener conto di alcune cose:
1. quante sezioni di equalizzazione sono disponibili, e in che raggio
esse operano?
Nell'apparecchio tipico potrebbero essere quattro; ad esempio, rispettivamente
da 20 a 500 Hz, da 68 a 1700 Hz, da 240 a 5850 Hz, da 800 a 20.000 Hz.
2. La gamma comandata da un controllo, è sufficientemente ampia
perchè l'utilizzatore non debba continuamente passare da un controllo
all'altro a seconda delle necessità di intervento sul programma
musicale?
3. Quando ci si accorda sulla frequenza centrale di una banda, la forma
della curva di equalizza-zione rimane uguale?
4. E' provvisto di segnalazione dei sovraccarichi?
5. C'è interferenza tra il fattore Q e la curva di equalizzazione?
I vantaggi del sistema a Q costante, (adottato ad esempio dalla Orban)
sono già stati descritti.
6. E' provvisto di azione "in pendenza"?
Nell' Orban, centrando le bande 1 e 4 sulle loro frequenze estreme,
e operando con un basso Q, si ha un equivalente delle curve "in pendenza",
le cui caratteristiche sono regolabili attraverso il regolatore della larghezza
della banda.
7. E' provvisto di regolatore d'ingresso? Quanto guadagno può
offrire?
8. Qual è la capacità della sua uscita?
Ad esempio, può andare con + 20 dBm su un valore maggiore o
uguale a 500 Ohms.
La combinazione degli attenuatori di ingresso e le spie che indicano
un sovraccarico, permettono di identificare e correggere facilmente
ogni curva che generi un sovraccarico, anche quando vi fosse un sovraccarico
di + 28 dB in uscita.
9. Quant'è la gamma dinamica tra il rumore di fondo ed il clip-ping?
Un eccellente equalizzatore offre un valore tipico di oltre 100 db, tipo
102, 106 dB…
10. L'equalizzatore, è costruito con componenti di qualità,
ad alto standard di lavorazione?
I 1. Gli ingressi e le uscite sono bilanciati o sbilanciati?
Un buon parametrico può avere l'ingresso bilanciato e
l'uscita sbilanciata, con un trasformatore disponibile a richiesta. Bilanciare
l'ingresso o l'uscita è un modo molto conveniente per impedire la
formazione di rientri di massa in installazioni molto complesse. Solo nei
casi più impegnativi (come per campi di radiofrequenza) la prevenzione
dei disturbi richiede il bilanciamento sia dell'uscita che dell'ingresso.
In generale, i nostri criteri di progetto tendono ad eliminare l'impiego
di trasformatori, dato che essi riducono la definizione del suono.
12. Quali sono le caratteristiche dell'alimentazione?
Importante per gli utilizzatori che devono spostarsi da una nazione
all'altra.
13. Dispongono di controlli di tutti i parametri del voltaggio?
Questo interessa solo in funzione di operazioni automatizzate o controllo
a distanza.
14. Come sono le caratteristiche di distorsione e di risposta all'onda
quadra?
E' stata prodotta una nuova generazione di circuiti integrati che incorporeo
ingressi a transistor ad effetto di campo, e che offrono uno slew rate
migliore rispetto a quelli impiegati nelle prime generazioni di equalizzatori.
Lo slew rate tipico dei nuovi apparecchi è maggiore di 7 microsecondi.
Questo risultato, unito alla migliorata linearità degli stadi d'ingresso
a FET, rende trascurabile la distorsione d'intermodulazione transiente.
Oggi si usano quasi sempre circuiti integrati. |
Fig.1
Questa
è la risposta in frequenza rilevata per tredici diverse posizioni
del controllo di tono degli acuti, sia in aumento che in diminuzione. Notare
come queste curve ariano in "pendenza", e come esse siano "reciproche",
ossia uno stesso valore in aumento o in diminuzione sia uno l'immagine
speculare dell'altro.
Fig.2
Questa
è l'uscita di un equalizzatore di secondo ordine (regolato per un
aumento di 12 d8, e con un "Q" di 0.29) quando all'ingresso viene applicata
un'onda quadra, come quella in figura T. Notare come un "Q" molto basso
generi un notevole "overshoot" (che indica di quanto il livello dell'onda
quadra superi all'inzio il livello che si ha alla fine, che costituisce
il valore giusto, stabilizzato). Si noti anche che occorre molto tempo
perchè il valore iniziale raggiunga quello finale. Non ci sono però
fenomeni di risonanza.
Fig.3
Fig.4
Ecco
l'uscita dello stesso equalizzatore della fig. 2, sempre con un aumento
di 12 dB, ma con un "Q" di 1.0. Anche qui abbiamo aumentato il guadagno.
Tuttavia, qui è presente una certa risonanza. Essa à smorzata
quasi immediatamente, e non dovrebbe essere udibile.
Fig.5
Ecco
l'uscita dello stesso equalizzatore della fig. 2, con un aumento di 12
dB ed un "Q" di 3.2. L'overshoot è di nuovo diminuito, e di nuovo
abbiamo aumentato il guadagno dell'equalizzatore per ottenere questa foto.
Adesso però la risonanza impiega più tempo ad essere smorzata,
e dovrebbe essere molto sgradevole all'ascolto. Questa disposizione dei
controlli dell'equalizzatore, è quella che genera la famiglia di
curve della figura 11.
Fig.6
Uscita
dello stesso equalizzatore, nella posizione "infinite dip", e con un "Q"
di 3.2. La polarità della risonanza, se confrontata con la figura
6, appare invertita; ma poichè è un equalizzatore "a Q costante",
la risonanza impiega lo stesso tempo a scomparire.
Fig.9
Uscita
dello stesso equalizzatore della fig. 2, con un "Q" di 3.2, ma con un aumento
di 6 dB. Siccome vi è 'una progettazione a "Q costante", l'overshoot
è molto minore; ma la risonanza impiega per estinguersi, lo stesso
tempo impiegato nella fig. 5, dove era invece adoperato un aumento di 72
dB.
fig.7
Uscita
dello stesso equalizzatore della figura 2, ma senza operare nessuna equalizzazione:
si può vedere la forma dell'onda quadra, simile a quella applicata
al suo ingresso.
Fig.9
Una
famiglia di curve ottenute da un
equalizzatore
"a Q costante", con un
valore
di "S" = 0.29. Notare come la
larghezza
della banda sia maggiore
quando
l'aumento è attorno al massimo, e
diviene
invece più stretta man mano
l'amplificazione
decresce, fino ad una
larghezza
minima, che si ha quando
l'amplificazione
è negativa. Questa
caratteristica
cerca di ottenere delle
curve,
in cui l'intervento dell'equalizzatore
risulti
tollerabile (da parte dell'orecchio)
in
modo relativamente costante.
Fig.10
Un
gruppo di curve ottenute sempre con un apparecchio "a Q costante", ma con
un "Q" di circa 0.5.
Fig.11
Un
gruppo di curve sempre ”a Q costante", ed un ma con un ”Q" di circa 3,2.
Notare ora come ora la larghezza della banda sia diminuita, man mano il
"Q" è aumentato. Curve cosi strette comportano una grave colorazione
quando sono impiegate in aumento, e sono utilizzate solo per effetti speciali,
come per fingere una conversazione telefonica, o per una registrazione
dei primi del secolo. A dispetto della risonanza introdotta, queste curve
possono essere utili soprattutto se vengono impiegate come un filtro per
eliminare dei disturbi con una fre movenza abbastanza ben definita, come
quelli molto noti – a bassa frequenza (bum) od a frequenza piu elevata
(whine). Questo impiego non altera sensibilmente la qualità generale
del programma. In figura sono rappresentate le curve più selettive
che si possono ottenere da un parametrico usato per il test.
Fig.12
Un
gruppo di risposte in frequenza, che formano delle curve "non reciproche"
(il Q non è costante). La loro forma diviene * più
affilata, e la larghezza della bande più sottile, man meno vengono
aumentate di livello. Confronta queste curve con quelle "a Q costante",
rappresentate in fig. 10.
Fig.13
La
risposta all'onda quadra dell'equalizzatore della fig. 12 al massimo aumento
di livello (10 dS). Notare il grande valore della risonanza, ed il tempo
necessario perchè questa risonanza scompaia.
Fig.14
Risposta
all'onda quadra dello stesso
equalizzatore
”a Q costante" impiegato
er
ottenere la figura 12, con un aumento
di
5 dB. Lo smorzamento della risonanza
avviene
molto più velocemente di quanto
non
accada nella figura 13.'
Fig.15
Fig.16
Ecco
una serie di risposte in frequenza ottenute con l'equalizzatore parametrico
in uso per questa prova, variando il controllo della larghezza della banda
di frequenze interessate (bandwidth). Il valore massimo di aumento (o diminuzione)
del segnale rimane lo stesso; si allargano o si restringono i margini di
inizio e fine delle curve.
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