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fig.1a
 
fig.1b
Le figure sopra hanno la stessa risoluzione ma hanno differente numero di grigi, ovvero passaggi tra il bianco e il nero... Notate come (a parità di risoluzione!) la figura b sia meno nitida dell' altra, e non è solo impressione soggettiva. Quello che cambia non è infatti la definizione ma la nettezza dei passaggi, ad esempio tra il braccio e lo sfondo: sopra vi è un passaggio immediato tra bianco e nero; sotto vi sono diversi valori di grigio. Anche sul monoscopio sotto vi sono le stesse linee di risoluzione di quello sopra; solo che passano dal bianco al nero in un certo spazio, e non di colpo. 
 
 
 
 
 
 
Fig.2a e 2b 
Al contrario che nella fig.1, qui la risoluzione cambia in modo radicale, ma sull'immagine  non vi sono particolari tanto fini da incidere sul risultato visivo.Una delle due immagini e' a 250 punti per pollice, l'altra 150. 

CONCLUSIONE: 
Abbiamo dimostrato che variando la risoluzione anche in modo importante può non variare nulla per il nostro occhio. Variando invece altri parametri (fig. 1 e poi le altre più sotto) a parità di risoluzione le immagini sembrano più o meno nitide!


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particolare del braccio: 

 

Fig.2C 
Spieghiamo il perchè del fenomeno descritto sopra. 
E del perchè può essere del tutto inutile 
dare più risoluzione ad un'immagine in BN acquisita 
con lo scanner. 

La figura riportata qui sopra 
rappresenta un ingrandimento 

del passaggio tra il bianco e il nero 
contenuto in un' immagine qualunque.  
Essendo un passaggio che 
comprende al massimo 

64 toni  di grigio, appare sfumato con la stessa intensità 
e con la stessa "nitidezza" sia che lo si riprenda a 65 linee 
di definizione orizzontale  che a 750 linee.  
Le linee in più (oltre le 64 che trasportano 
ciascuna un differente

livello di luminosità) non possono che trasportare 
la stessa informazione di luminosità delle linee vicine, 
non essendovi valori diversi da trasportare. 
Se si trasporano valori uguali in aree vicine, si trasporta
la stessa informazione, e quindi 
i valori usati per trasportare 

sempre la stessa informazione sono 
evidentemente solo sprecati
 
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Il metodo del ritardo 
Il  metodo più accurato per incrementare artificiosamente i contorni  provvede a uno sfasamento del momento di passaggio tra un livello di grigio e l’altro, in modo che un’area trapassi nell’altra con un salto maggiore. 
Il secondo -il più usato- provvede invece a produrre un “overclipping” (sovraoscillazione) in corrispondenza dei passaggi bruschi di livello. 
Qui a  lato, potete vedere un passaggio nero/bianco/nero. Sotto, l'onda corrispondente. Vi sono due circuiti di ritardo che ritardano il segnale  di 50 ns ciascuno (quindi  T1 porta il segnale  a +50 ns e T2 lo porta a +100 ns) 
Utilizzano le tre onde (quella originaria a le due ritardate) è possibile costruire una forma d'onda come quella più in basso, che -come vedete- crea un passaggio tra nero e  bianco e  bianco e nero  con un livello maggiore rispetto all'onda originaria, dovuta ad una "discesa" prima della salita al bianco, e ad una "salita" oltre il giusto livello una volta arrivati al bianco... 
 
 
Il metodo della sovraoscillazione 
 

 
 
 

 
 

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Fig.4A .Osservate la sfumatura sopra.  
Essa corrisponde al graficosubito sotto. Il grafico rappresenta infatti la variazione di luminosità: man mano la luminosità sale la linea del grafci scende e viceversa. 
Ad una variazione di luminosità istantanea (una riga netta) corrisponde un grafico come quello più sotto ancora, con una "caduta" netta della linea.  
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Fig.4B. Riprendiamo il grafico descritto sopra: ad una variazione di luminosità improvvisa corrisponde una variazione "netta" del grafico. 
Ma se creaiamo uno "scalino" artificioso, l'effetto del bordo è ancora più netto!

 

a maggior parte dei segnali del mondo video ha una caratteristica: comprende una maggior definizione nel segnale di luminanza (Y, relativo all’immagine in bianco e nero) che nel segnale di colore. 
Se si osserva la figura 1, è facile dedurre una cosa: quello che vediamo è frutto di una variazione di toni che partono dal nero e degradano verso il bianco (che è grosso modo il colore della carta). E’ la quantità di nero presente in ogni punto a farci scorgere un certo soggetto al posto di un altro. Vi sono le zone nere che ci dicono che lì vi sono dei capelli, delle zone più chiare che dicono che lì vi è il vestito della ballerina, e così via, è la forma di queste aree di grigio a dirci che vi è il volto di una persona e non un cesto di fiori. La figura 1A  non ha passaggi di grigio: ha zone tutte bianche o tutte nere. La figura 1B ci fornisce invece la sensazione di “profondità” degli oggetti rappresentati, in quanto è dotata di un certo numero di passaggi di grigio. 
Se i contorni delle figure sono molto sfumati  ecco che noi abbiamo l’impressione di tridimensionalità ma anche di scarso dettaglio. 
E’ importante dire che qui (nell'impressione di dettaglio o meno) la definizione  del sistema non ha avuto alcun ruolo. Per dimostrare questo abbiamo messo sotto un monoscopio: le linee ci sono in entrambe, ma è solo il passaggio tra il bianco e il nero che è sfumato, fatto di un certo numero di grigi. 
La figura 2 viene riprodotta a titolo di esempio. In A è stata scannerizzata a 1200 punti per pollice, e in B la stessa immagine è stata acquisita invece a 50 punti per pollice. Le immagini non possono essere valutate in due classi differenti, in quanto quel poco di dettaglio che va perso nella seconda costituisce in pratica solo rumore di fondo. Il fotogramma da cui sono state tratte le figure ha un numero di dettagli troppo limitato perché una maggior definizione possa offrire un risultato migliore. Si badi bene - a scanso di equivoci- che parlo di “maggior definizione” senza tirare in ballo l’”alta definizione”, che è tutta un’altra cosa, ovvero uno standard che oltre al (doveroso) incremento di definizione comporta anche tutta un’altra serie di parametri qualitativi. 
Perdonerete se insisto su questo punto, ma è uno dei concetti più difficili da inculcare nelle persone che si inseriscono nel mondo della produzione video: all’inizio pare loro che la qualità sia quasi un sinonimo di definizione. Il che non è vero, o per lo meno, non è cosa così semplice. 
Quindi, si arriva ad una prima conclusione: la definizione di un sistema entra in azione oltre una certa dimensione dei particolari originari. 
Cosa “determina” la percezione dei contorni ? Sotto una certa soglia, da quanto detto la percezione è indipendente dalla definizione, e  dipende invece in modo diretto dal “salto”,  tra un livello di nero ad un altro. 
 

IL MOMENTO DEL PASSAGGIO  

Perché un’immagine appaia nitida, occorre spesso badare più al controllo dei bordi che alla definizione in senso stretto. Questo discorso trova un riscontro importante per quel che riguarda la videoregistrazione, dove le differenze di risoluzione tra uno standard e l’altro spesso non sono captate ad occhio dagli osservatori. Durante i seminari tecnici che vengono tenuti agli operatori di ripresa professionisti, spesso davanti a queste affermazioni vi è una netta divisione di posizioni: chi si scandalizza e dice che questo non è vero, e chi se ne escea con un’esclamazione liberatoria, ed afferma che era un sospetto sempre covato e  mai confessato. 
D’altra parte è ormai nota la diatriba sugli standard amatoriali: poche persone riescono ad esempio ad apprezzare la differenza di risoluzione tra una videocamera VHS da 250 linee di risoluzione e una Super-VHS da 400 linee: siamo a quasi il doppio. I tecnici con un po’ di esperienza a dire la verità se ne accorgono, ma cito questo esempio per dire che una differenza così vistosa nei dati non comporta una differenza apprezzabile agli occhi della maggior parte dei clienti a cui si rivolgono quelle macchine. 
Il problema sta spesso nel “bilanciamento tonale” dell’immagine. 
Un passaggio dal bianco al nero molto sfumato, intervallato da centinaia di gradazioni di grigio che trapassano l'una nell'altra con continuità,  (qualunque sia la definizione, 250 o 750 linee) sarà sempre un passaggio sfumato. (vedi la figura 2C, in basso a destra) 
Se manca contrasto, l'immagine tutta apparirà come lattigginosa, senza toni decisi che delimitino con forza le figure che vi sono contenute. 
Quindi, molta parte della sensazione psicologica riferita dai non esperti come  “definizione” è influenzata dalla regolazione dei toni di grigio. La parola "definizione" in effetti è molto abusata, e spesso attribuita impropriamente là dove si dovrebbe invece usare la parola "nitidezza". 
E'  possibile regolare questa sensazione di nitidezza agendo al di fuori della telecamera, ad esempio, cambiando il tipo di illuminazione che vi è sul set. E' questa una cosa molto importante. Ma vi sono dei metodi che agiscono proprio sulla telecamera; ed incidono ancora più da vicino sulla sensazione di immagine nitida. 
Di per sè la definizione non trasporta nitidezza, ma quantità di particolari, siano essi nitidi o confusi. 
La sensazione che molti attribuiscono alla definizione, in realtà è riferita alla nettezza dei passaggi e dei contorni all'interno delle immagini. 
Quindi, si ha una sensazione di grande nitidezza non se si arricchisce l'immagine di dettagli, ma se si rendono più incisivi i contorni delle immagini. 
I passaggi tra il bianco e il nero corrispondono al passaggio tra un valore di luminanza e l'altro; lo si vede nella figura 4. 
 

UN ESPEDIENTE CURIOSO

Si è pensato di “forzare” i passaggi repentini tra un livello di luminanza e un’altro, procurando una specie di “sovratensione”. Si esaspera così in modo artificiale la differenza tra il livello di bianco e quello di nero (o tra due livelli di grigio) che vengono allontanati tra di loro. Allontanando il bianco dal nero di aumenta il contrasto sui bordi. Ma -notate bene- solo sui bordi. Sarebbe stato infatti molto più semplice dire all’utente: “aumenta il contrasto con il telecomando del TV”. Ma in quel caso il risultato non sarebbe stato lo stesso, perché tutte le aree nere sarebbero precipitate in un nero indistinto, e i livelli di grigio più vicino al bianco si sarebbero appiattiti contro il bianco. Qui succede tutt’altro: il livello di grigio rimane uguale, il contrasto viene aumentato solo vicino al bordo delle figure che stanno dentro ciascuna immagine. Le superfici continue conservano il loro rapporto reciproco, la differenza singola tra il bianco e il nero. 
I metodi di incremento di questi bordi fanno spesso riferimento al mondo chiamato “high quality” o “HQ”. Spesso con questa sigla si intende anche altre operazioni, ma vi è sempre almeno una forma di incremento della definizione dei bordi. 
Questo incremento avviene sostanzialmente in due modi: con un sistema a sfasamento e uno in cui si crea una sovratensione. Vi  sono  ormai numerosi test di valutazione che sono stati compiuti da laboratori, aziende e riviste specializzate. Non di rado in questi casi il passaggio a uno standard a risoluzione migliorata (ad esempio, dal VHS al Super-VHS) è risultato inferiore alle aspettative; e a volte non così buono come quando si adotta  una corretta applicazione dell “HQ”. 
Ne consegue che a volte offre una sensazione di maggior definizione una videocamera dotata di  HQ che una con prestazioni di definizione in laboratorio migliori in assoluto. Il punto di passaggio tra un livello di luminanza all’altro è dunque un momento molto delicato ai fini del giudizio sulla qualità di un' immagine. 
La stessa cosa avviene nel colore: il punto di passaggio tra un oggetto di un colore e l’altro è molto delicato. 
E’ interessante notare che le “barre di colore” generalmente usate un po’ dappertutto (nei cinescopi come nella valutazione tecnica delle videocamere) hanno un livello di Y differente e ordinato. In pratica, “togliendo” il colore alle barre (basta  portare a zero la "saturazione"  sul  TV)  ecco che appare sullo schermo televisivo un set di barre con   i passaggi tra il bianco e il nero. 
Ed è una cosa intuitiva: il colore “giallo” pare a tutti più chiaro rispetto al colore marrone o blu. Quindi, i singoli colori possono avere un loro livello di luminanza, che può essere espressa come percentuale rispetto al valore massimo. E su questo aspetto si basa il sistema di trasporto del colore che nella TV viene dato alle immagini. 
 
  

 
Osservate la figura 4A e il grafico vicino.   
Nella figura vi sono dei passaggi di grigio graduali (ad esempio, lo sfondo che diventa più scuro dal basso in alto). Questi passaggi corrispondono ad una curva come quella in alto, la 1ma.  Ma vi sono anche dei passaggi bruschi, ad esempio tra la gamba della ballerina vestita di bianco e lo sfondo quasi nero.  (curva 2). Anche qui c'è tuttavia qualche passaggio di grigio.   
- Se in corrispondenza di questi passaggi bruschi si introduce artificialmente una sovraoscillazione (si veda il picco verso il bianco e verso in nero della curva 4, e il "gradino" nella fascia dal chiaro allo scuro sopra) all' occhio questi passaggi  divengono più netti, come in fig.4B  
La figura 4B è più nitida della 4A, ma non ha più risoluzione, ha gli stessi punti per pollice!
 

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