Il metabolismo dei grassi
PARTE TERZA
LA RESPIRAZIONE AEROBIA E ANAEROBIA
Abbiamo detto che le cellule attingono
ai glucidi per le loro necessità energetiche, e per compiere il
loro lavoro. Consumano dunque glucidi il sistema nervoso (cervello e nervi),
consumano glucidi i muscoli che si contraggono o anche solo per conservare
il loro “tono”, la loro tensione normale.
Si è anche visto che al metabolismo dei glucidi ( o degli zuccheri)
possono partecipare anche le proteine e i grassi. In pratica, potremmo
considerare il consumo di energie una specie di “catena principale” costituito
dalle trasformazioni dei glucidi in energie (metabolismo del glucosio).
A certi anelli di questa catena (certe fase della trasformazione) possono
inserirsi dei composti che vanno e vengono da altre catene di trasformazione:
quelle delle proteine e quelle dei grassi. Quando i glucidi sono in eccesso
i componenti possono dunque prendere la strada della formazione dei grassi.
Questo spiega perché mangiare
troppa pastasciutta (costituita prevalentemente da glucidi) porta ad ingrassare:
ad un certo punto si imbocca la strada della catena che porta ai grassi.
Ma torniamo agli zuccheri.
La tappa fondamentale è costituita dal glucosio.
Quando è in eccesso, esso
forma il glicogeno.
La parola “glicogeno” significa “generatore di glucosio”, in quanto è
la forma immagazzinabile, pronta ad essere presa a ritrasformata in glucosio.
Quando si consuma il glicogeno immagazzinato, cosa succede?
Il glicogeno viene trattato con delle reazioni chimiche la cui meticolosa
descrizione credo esuli dagli scopi di queste pagine.
Posso accennare al fatto che prima subisce un
processo di fosforolisi, e si arriva a glucosio 1-fosfato e poi al glucosio
6-fosfato.
Questo diviene fruttoso 6-fosfato, e poi transfosforilato (con consumo
di energia) in fruttoso 1,6 fosfato. Si arriva poi alla scissione in due
triofosfati: il diossiacetonfosfato e la fosfogliceraldeide.
Questa viene ossidata in acido 1,3 difosfoglicerico dotato di un legame
ad alta energia. Questo legame viene trasferito sull’ADP (adenosin-difosfato),
che viene trasformato in ATP (adenosin-trifosfato).
L’acido difosfoglicerico viene liberato ma abbiamo la trasformazione dell’ADP
(con due legami fosforici ad alto contenuto di energia) in ATP (con tre
legami fosforici.
Quando l’ATP torna ad essere ADP libera l’energia contenuta in questo legame,
e torna libero per ricevere un atro legame fosforico ad alta energia e
tornare ATP.
L’acido 3 fosfoglicerico diviene 2-fosfoglicerico, e poi acido fosfoenolpiruvico
che cede un legame all’ADP (che si trasforma in ATP) e si trasforma in
acido piruvico.
L’acido piruvico viene considerato
una pietra miliare nel metabolismo dell’energia.
A questo punto si decide infatti
se la reazione prosegue con una strada (la reazione anaerobia)
o imboccandone un’altra (aerobia).
1-La strada maestra è quest’ultima:
l’acido piruvico entra nel ciclo
degli acidi tricarbossilici (molto noto come ciclo di Krebbs, dal nome
del suo scopritore).
2-Ma se non vi è una sufficiente
presenza di ossigeno, l’acido piruvico può essere smontato anche
con un’altro metodo, quello della respirazione anaerobia.
Questa seconda strada offre un’efficienza
molto inferiore alla prima: si ottiene circa l’8% dell’energia che si avrebbe
con la respirazione aerobia.
La respirazione anaerobia è dunque una specie di ripiego, che consuma
acido piruvico ottenendo solo una piccola quantità di quello che
si potrebbe ottenere se questo fosse sfruttato adeguatamente con la respirazione
aerobia.
In conclusione, se davanti ad uno
sforzo nell’organismo vi è una quantità di ossigeno sufficiente,
si procede verso la respirazione aerobia (vi è “aria”) e si sfrutta
a pieno tutta l’energia che si può estrarre dall’acido piruvico.
Se questo sforzo è eccessivo, se (anche col fiatone) l’atleta non
riesce ad ossigenare a sufficienza, ecco che lo smontaggio dei glucidi
prende la strada anaerobia (ana= senza aerobia= aria) e produce comunque
quel poco di energia che si riesce a produrre senza la partecipazione dell’ossigeno....
LA FORMAZIONE
DI ACIDO LATTICO
Se si imbocca la strada della respirazione
anaerobia, l’acido piruvico viene trasformato da un enzima (che si chiama
“lattico deidrogenasi”) in acido lattico. Nel corpo umano ve ne è
sempre una piccola quantità, prodotta dal rene e dai globuli rossi
che ne producono in ogni condizione. Il tasso normale di acido lattico
nel sangue va da 8 a 16 milligrammi/100 ml.
Quando si ha uno sforzo intenso e/o un insufficiente
apporto di ossigeno, l’acido piruvico viene trasformato massicciamente
in acido lattico, che può aumentare notevolmente la sua concentrazione
nei muscoli e nel sangue.
A questo punto l’atleta si sente sfinito,
e può soffrire di crampi.
L’acido lattico può tuttavia essere eliminato con un periodo di
riposo anche abbastanza breve.
L’eliminazione di acido lattico può essere fatta in due modi: sia
facendolo “tornare indietro” ricostituendo glicogeno, sia imboccando la
strada del ciclo di Krebbs (respirazione aerobia) non appena si ricostiruiscono
le condizioni di riposo, e quindi si può tornare ad una condizione
di ossigenazione sufficiente dei tessuti e delle cellule.
NOTA: molte altre informazioni
sull'argomento sono nella parte terza.
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