I minerali
ACQUE
MINERALI
E NO...
Il calcare è il deposito che lascia
l'acqua dopo la sua evaporazione, ed è costituito sostanzialmente
da sali di calcio.
Un'acqua si dice più o meno "calcarea"
a seconda della quantità di questi sali che contiene. Naturalmente
l'acqua è più o meno calcarea a seconda della zona, della
sua origine.
Vi sono grandi città italiane con un’acqua
molto calcarea (Milano) altre con un’acqua più “leggera”, altre
ancora sono rifornite da acquedotti molto diversi tra di loro, e il tenore
in calcare dell’acqua è diverso da zona a zona (Roma).
Il contenuto di sali dell’acqua viene misurato
in gradi, vengono molto usati i “gradi fancesi”. L’acqua ideale per uso
domestico dovrebbe avere circa 40-80 gradi francesi, ma non di rado questi
livelli vengono superati e anche di molto.
Ad esempio, in diverse zone di Milano l’acqua
supera abbondantemente il triplo dei valori ottimali.
Le acque con molto calcio (e quindi con molto
calcare) vengono spesso dette “dure”. Le acque con poco calcio vengono
dette “dolci”.
1 Le
acque molto calcaree (quindi, “dure”) si prestano male per il lavaggio:
hanno bisogno di più detersivo.
2 Anche
per la cottura dei cibi comportano dei problemi. Tra l’altro l’acqua contenete
molti sali inizia a bollire ad una temperatura più alta rispetto
all’acqua distillata.
3 Per
“addolcire” le acque dure si usano degli speciali composti, contenuti in
tratti di tubo da aggiungere ai rubinetti, o da aggiungere all’acqua che
si usa per lavare, eccetera. Di solito questi additivi sono “scambiatori
ionici”, ovvero sono composti che “prendono”
dall’acqua degli ioni di calcio e immettono al loro posto degli ioni di
sodio. L’acqua trattata in questo modo non contiene meno sali, ma contiene
più sodio e meno calcio.
LA CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE MINERALI
Molte persone avranno letto sulle etichette
delle acque minerali una serie di analisi e di dati a volte un po’ stampalati:
ad esempio, vi si parla di “acqua minerale naturale addizionata di gas
acido carbonico”. Uno potrebbe chiedersi: “ma è naturale
l’acqua addizionata artificialmente con un acido?” oppure: “ma che razza
di acido è un acido che è un gas?”.
Tutto deriva da un sistema di denominazione
imposto o permesso dalle leggi. In effetti per le acque minerali (come
per molte altri merci ad uso alimentare e non) vigono delle leggi un po’
strane. Quanto all’acido carbonico, qui si sommano delle usanze che hanno
un valore storico con un comportamento in effetti un po’ stravagante dell’anidride
carbonica.
Per chiarire le cose, basta tener presente
che ai fini pratici l’aggiunta di “acido carbonico” o di “anidride carbonica”
significa la stessa cosa, e una cosa molto, molto semplice: vuol dire che
l’acqua è stata gassata.
La dizione “gas acido carbonico” secondo me
è inesatta (quando è un gas non è un acido e quando
è un acido non è più un gas...) ma molti chimici la
usano ugualmente e io non so che farci. La differenza tra l’acqua gassata
(sia essa gassata in modo naturale come la Ferrarelle oppure con
il gas aggiunto artificialmente come nel caso di quasi tutte le altre acque)
è del resto troppo conosciuta per perdervi altro tempo. Molte persone
trovano più gradevole l’acqua gassata, che tra l’altro (con le bollicine
di gas che si formano) “stimola” lo stomaco e favorisce la digestione,
molte altre persone preferiscono l’acqua liscia, e qui diventa una questione
di gusti.
IL RESIDUO
Il discorso diventa più articolato
se si parla invece della classificazione delle acque a seconda del residuo.
Si fa evaporare un litro d’acqua, e si pesa quel che resta sul fondo del
recipiente. Per impedire che questo residuo contenga a sua volta dell’acqua
in maniera più o meno stabile, si esamina il residuo portato a 180
gradi: a quella temperatura ogni tipo di acqua in forma molecolare se ne
va, e quel che resta è proprio roba solida, non c’è che dire.
Se il peso del residuo è inferiore a 0.2
grammi, si parla di “acqua oligominerale”.
“Oligos”, in greco significa “poco”. Quindi, la dizione “acqua oligo-minerale”
significa che è un’acqua con disciolta una scarsa quantità
di minerali. Se il residuo è compreso tra lo 0.2 gr/litro e 1 grammo/litro,
si parla di “medio-minerale”. Qui
il significato è chiaro. Se l’acqua presa in esame lascia un residuo
secco superiore al grammo per litro, viene chiamata “minerale”.
A complicare un po’ le cose, si parla di “acque minerali” anche quando si
parla della Guizza o dell’acqua di Fiuggi, che sarebebro oligominerali,
eccetera, ma credo che la conclusione sia questa: nel parlare comune si
dice “acqua minerale” per indicare tutta l’acqua che viene venduta in bottiglia.
Per essere precisi, occorrerebbe parlare di acqua “oligominerale”, “mediominerale”
o “minerale” a seconda della quantità totale dei sali disciolti in
ciascun caso.
LA CLASSIFICAZIONE
QUALITATIVA
Si fa un’ulteriore classificazione a seconda
del tipo di sali disciolti, e quindi non è raro leggere sulle etichette
definizioni come “alcalino-terrosa” o solfate magnesiache”, eccetera.
La definizione sulla base dei sali contenuti
può essere dunque qualitativa
(a seconda del tipo di sale) o quantitativa
(in tre classi: oligo- medio e minerale) a seconda della quantità
totale di sali. Quindi, si può trovare a Borgofranco d’Ivrea un’acqua
“mediominerale arsenicale”: vuol dire che ha un residuo compreso
tra 0.2 e 1 gr/litro, e che è caratterizzata dalla presenza di sali
d’arsenico. Si può anche trovare che a Gaverina (Bergamo) vi sia
un’acqua "mediominerale bicarbonato-sodica", ovvero un'acqua minerale
con un contenuto di sali che da un punto di vista quantitativo la classificano
come mediominerale, ed essendo principalmente bicarbonati la classificano
qualitaticvamente come bicarbonato-sodica, e così via.
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