CENNI ALLA PSICOLOGIA DELLA DIETA
 

SI POTREBBE DIRE CHE IL VERO PROBLEMA DELLA DIETA
STIA NEI SUOI ASPETTI PSICOLOGICI.
QUASI TUTTI COLORO CHE SI DEVONO METTERE A DIETA
SI BUTTANO CON GRANDE ENTUSIASMO PER ALCUNI GIORNI,
MA CEDONO DOPO GIORNI O SETTIMANE .
RIPETO: QUESTA E' LA NORMA.
SE SI RIUSCISSE A RINUNCIARE AD UNA PARTE (ANCHE AD
UNA PICCOLA PARTE) DEL CIBO, O SE CI SI ABITUASSE A
CORREGGERE DELLE ABITUDINI, NON SI REGISTREREBBERO
I NUMEROSI FALLIMENTI CHE SI HANNO NEL CAMPO DELLE
DIETE. IL PROBLEMA MAGGIORE NON STA QUINDI NEL
PERDERE PESO, MA NEL MANTENERLO BASSO. E QUESTO
LO SI PUO' FARE SOLO CAMBIANDO LE PROPRIE ABITUDINI,
ASSESTANDOSI SU UN EQUILIBRIO PSICOLOGICO DIVERSO.

(questa sezione è stata curata dal prof. Angelo Bardizzi)

ALCUNI
MECCANISMI
 MOLTO 
COMUNI

Molte persone insoddisfatte tendono a mangiare più del necessario.

Gli stati di ansia tendono ad aumentare o diminuire il bisogno di cibo.

La dieta seguita male può autoinnescare un meccanismo di insoddisfazione: si trasgredisce perché siè scontenti per aver trasgredito...

Alcuni in dieta sentono delle note depressive.

Mentre alcune persone in dieta preferiscono "dimenticare" i cibi gratificanti altri li alternano e ne prendono in piccole dosi.

Altre persone preferiscono  molto cibo di tipo ipocalorico. C'e' insomma chi preferisce mangiare un po' meno ma bene, e chi preferisce riempirsi a crepapelle con alimenti ipocalorici.
 
 

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DEDICATA ALLE 
BASI FISIOLOGICHE

 

 

IPERFAGIA E ANORESSIA

Davanti a problemi acuti o cronici, molte persone cambiano il loro modo di alimentarsi. Questi problemi possono essere i più vari, possono andare da un lutto grave fino alla causa più futile e ridicola. I problemi acuti (una crisi di ansia, un'arrabbiatura, una delusione, la perdita di un oggetto...) o cronici (l'insoddisfazione per la vita che si conduce, le incomprensioni con il partner, un lavoro insoddisfacente o la paura di perderlo, i gerani del terrazzo che sono meno belli di quelli del vicino o la disperazione più nera) possono incidere tutti sul comportamento alimentare. 
Possono aumentare l'ingestione di cibo o possono diminuirla (=variazione quantitativa). Possono anche aumentare il desiderio di certi cibi (es. cioccolato, dolci...) anzichè di certi altri, o il loro rifiuto selettivo; si ha in quest'altro caso un'azione non più quantitativa ma qualitativa. 

Quando (per questi do altri motivi) il bisogno di cibo si fa pressante, si parla di bulimia o di iperfagia. Quando invece non si ha voglia di alimentarsi, e si diminuisce di peso anche non volendolo si parla di anoressia. L'anoressia è molto più frequente tra le donne che tra gli uomini, ed è particolarmente diffusa tra le giovani. 

Prima di andare a cercare della cause psicologiche della fame eccessiva o del dimagramento non desiderato, è bene escludere le varie possibilità a livello strettamente medico. Quando si dimagrisce in particolare vi possono essere in atto dei processi patologici molto importanti, ed è del tutto indispensabile escludere una serie di malattie prima di incitare il paziente a mangiare di più. 
Tentare di fare ingrassare un paziente senza controllare alcune possibili patologie può essere un comportamento al limite del criminale. 
In genere si può operare più a cuor leggero nei confronti di chi è in sovrappeso; ma io sono convinto ( e in queste pagina è stato ripetuto) che prima di sottoporsi a diete è bene effettuare una buona visita di controllo e magari qualche esame di laboratorio. 

I PIU' COMUNI FENOMENI PSICOLOGICI

La dieta può autoinnescare un meccanismo di insoddisfazione. 
La persona in dieta non riesce a resistere al richiamo del cibo, poi si sente infelice perché ha trasgredito e ha reso inutili alcuni suoi sacrifici precedenti,queste trasgressioni generano infelicità che la spingono di nuovo al cibo...

Alcuni in dieta sentono delle note depressive. 
Il cibo è soddisfazione, e quando manca una qualche soddisfazione occorre ricercarne qualche altra, per mantenere lo stesso equilibrio.

il caso. Scrive Enzo: "Sono stato da una dietologa, che mi ha dato una dieta stampata, preparata dall'Università. Ho provato a seguirla scrupolosamente: era una dieta fatta tutta con cose tipo "10 grammi di olio", "20 grammi di fagiolini..." io non sapevo che 20 grammi fossero così pochi fin che non ho visto quei 20 grammi di fagiolini nel piatto.. Vede, mi sono intristito, e ho deciso magari di sacrificare delle altre cose che mi venivano concesse, ma di quel che posso mangiare perché ha poche calorie, vorrei mangiarne tanto...

1. Davanti alla necessità di dimagrire, conviene che ciascuno adatti la dieta sulla base delle proprie preferenze, del proprio carattere e della propria psicologia. Una persona che va spesso al ristorante non può seguire una tabella dietetica fatta tutta di grammi e di ingredienti precisi, una persona che sta in casa deve stare lontana dal frigorifero, una persona che va alla mensa aziendale deve scegliere quello che c'è, ma magari non ha sempre il frigo a portata di mano, e così via. 

2. Anche a parità di abitudini, c'è chi fa delle scelte opposte. Vi sono alcuni ad esempio che preferiscono "dimenticare" i cibi gratificanti. Si mettono insomma in testa che il burro, la panna o il salame per loro non esistono. Mangiano quel che vogliono e magari quanto vogliono di cibi ipocalorici (pomodori con solo aceto o limone, senza olio, yoghurt magro, eccetera) e dimenticano l'esistenza del cioccolato o del gelato.

3.Vi sono al contrario delle persone che sanno stare a dieta, cercano di non eccedere nel cibo, di non lasciarsi tentare dal trasgressioni. Calcolano bene le loro calorie e si "permettono" anche dei cibi che normalmente sarebbero proibitissimi: un bel cono di gelato il giovedì sera, una nutellina il sabato.. Essi hanno imparato a "risparmiare" qualcosa su quanto è permesso, e "reintegrano" il risparmio con del cibo che dà loro un particolare piacere dal punto di vista psicologico. Ad esempio: una persona può preferire mangiare 50 grammi di pasta al posto di 70, calcolare quanto risparmia con delle tabelle del tipo di quelle pubblicata in queste pagine, e quando ha "risparmiato" abbastanza si concede un dolce. E' importante che questi "risparmi" siano marginali e distribuiti su più elementi. Ad esempio, va bene risparmiare sulla pasta per permettersi un dolce, perché sia la pasta che i dolci sono fatti di zuccheri. Ma non è bene ad esempio rinunciare alla carne per il dolce, o saltare del tutto i piatti di pasta per mangiare solo dolci. Si tratta di "piccoli aggiustamenti" da fare alla dieta bilanciata, che bilanciata deve restare... Possibilmente questi aggiustamenti vengano fatti con l'approvazione del dietologo.

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DELLA PSICOLOGIA DELL'ALIMENTAZIONE. 


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