ALCUNI
MECCANISMI
MOLTO
COMUNI
Molte
persone insoddisfatte tendono a mangiare più del necessario.
Gli
stati di ansia tendono ad aumentare o diminuire il bisogno di cibo.
La
dieta seguita male può autoinnescare un meccanismo di insoddisfazione:
si trasgredisce perché siè scontenti per aver trasgredito...
Alcuni
in dieta sentono delle note depressive.
Mentre
alcune persone in dieta preferiscono "dimenticare" i cibi gratificanti
altri li alternano e ne prendono in piccole dosi.
Altre
persone preferiscono molto cibo di tipo ipocalorico. C'e' insomma
chi preferisce mangiare un po' meno ma bene, e chi preferisce riempirsi
a crepapelle con alimenti ipocalorici.
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IPERFAGIA
E ANORESSIA
Davanti
a problemi acuti o cronici, molte persone cambiano il loro modo di alimentarsi.
Questi problemi possono essere i più vari, possono andare da un
lutto grave fino alla causa più futile e ridicola. I problemi acuti
(una crisi di ansia, un'arrabbiatura, una delusione, la perdita di un oggetto...)
o cronici (l'insoddisfazione per la vita che si conduce, le incomprensioni
con il partner, un lavoro insoddisfacente o la paura di perderlo, i gerani
del terrazzo che sono meno belli di quelli del vicino o la disperazione
più nera) possono incidere tutti sul comportamento alimentare.
Possono
aumentare l'ingestione di cibo o possono diminuirla (=variazione quantitativa).
Possono anche aumentare il desiderio di certi cibi (es. cioccolato, dolci...)
anzichè di certi altri, o il loro rifiuto selettivo; si ha in quest'altro
caso un'azione non più quantitativa ma qualitativa.
Quando
(per questi do altri motivi) il bisogno di cibo si fa pressante, si parla
di bulimia o di iperfagia. Quando invece non si ha voglia di alimentarsi,
e si diminuisce di peso anche non volendolo si parla di anoressia. L'anoressia
è molto più frequente tra le donne che tra gli uomini, ed
è particolarmente diffusa tra le giovani.
Prima
di andare a cercare della cause psicologiche della fame eccessiva o del
dimagramento non desiderato, è bene escludere le varie possibilità
a livello strettamente medico. Quando si dimagrisce in particolare vi possono
essere in atto dei processi patologici molto importanti, ed è del
tutto indispensabile escludere una serie di malattie prima di incitare
il paziente a mangiare di più.
Tentare
di fare ingrassare un paziente senza controllare alcune possibili patologie
può essere un comportamento al limite del criminale.
In
genere si può operare più a cuor leggero nei confronti di
chi è in sovrappeso; ma io sono convinto ( e in queste pagina è
stato ripetuto) che prima di sottoporsi a diete è bene effettuare
una buona visita di controllo e magari qualche esame di laboratorio.
I
PIU' COMUNI FENOMENI PSICOLOGICI
La
dieta può autoinnescare un meccanismo di insoddisfazione.
La
persona in dieta non riesce a resistere al richiamo del cibo, poi si sente
infelice perché ha trasgredito e ha reso inutili alcuni suoi sacrifici
precedenti,queste trasgressioni generano infelicità che la spingono
di nuovo al cibo...
Alcuni
in dieta sentono delle note depressive.
Il
cibo è soddisfazione, e quando manca una qualche soddisfazione occorre
ricercarne qualche altra, per mantenere lo stesso equilibrio.
il
caso. Scrive Enzo: "Sono stato da una dietologa, che mi ha dato una
dieta stampata, preparata dall'Università. Ho provato a seguirla
scrupolosamente: era una dieta fatta tutta con cose tipo "10 grammi di
olio", "20 grammi di fagiolini..." io non sapevo che 20 grammi fossero
così pochi fin che non ho visto quei 20 grammi di fagiolini nel
piatto.. Vede, mi sono intristito, e ho deciso magari di sacrificare delle
altre cose che mi venivano concesse, ma di quel che posso mangiare perché
ha poche calorie, vorrei mangiarne tanto...
1.
Davanti alla necessità di dimagrire, conviene che ciascuno adatti
la dieta sulla base delle proprie preferenze, del proprio carattere e della
propria psicologia. Una persona che va spesso al ristorante non può
seguire una tabella dietetica fatta tutta di grammi e di ingredienti precisi,
una persona che sta in casa deve stare lontana dal frigorifero, una persona
che va alla mensa aziendale deve scegliere quello che c'è, ma magari
non ha sempre il frigo a portata di mano, e così via.
2.
Anche a parità di abitudini, c'è chi fa delle scelte opposte.
Vi sono alcuni ad esempio che preferiscono "dimenticare" i cibi gratificanti.
Si mettono insomma in testa che il burro, la panna o il salame per loro
non esistono. Mangiano quel che vogliono e magari quanto vogliono di cibi
ipocalorici (pomodori con solo aceto o limone, senza olio, yoghurt magro,
eccetera) e dimenticano l'esistenza del cioccolato o del gelato.
3.Vi
sono al contrario delle persone che sanno stare a dieta, cercano di non
eccedere nel cibo, di non lasciarsi tentare dal trasgressioni. Calcolano
bene le loro calorie e si "permettono" anche dei cibi che normalmente sarebbero
proibitissimi: un bel cono di gelato il giovedì sera, una nutellina
il sabato.. Essi hanno imparato a "risparmiare" qualcosa su quanto è
permesso, e "reintegrano" il risparmio con del cibo che dà loro
un particolare piacere dal punto di vista psicologico. Ad esempio: una
persona può preferire mangiare 50 grammi di pasta al posto di 70,
calcolare quanto risparmia con delle tabelle del tipo di quelle pubblicata
in queste pagine, e quando ha "risparmiato" abbastanza si concede un dolce.
E' importante che questi "risparmi" siano marginali e distribuiti su più
elementi. Ad esempio, va bene risparmiare sulla pasta per permettersi un
dolce, perché sia la pasta che i dolci sono fatti di zuccheri. Ma
non è bene ad esempio rinunciare alla carne per il dolce, o saltare
del tutto i piatti di pasta per mangiare solo dolci. Si tratta di "piccoli
aggiustamenti" da fare alla dieta bilanciata, che bilanciata deve restare...
Possibilmente questi aggiustamenti vengano fatti con l'approvazione del
dietologo.
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DELLA
PSICOLOGIA DELL'ALIMENTAZIONE. |