Aurelio
Ambrosio (Treviri 339 - Milano, 397) nacque a Teviri, (una delle capitali
dell’ Impero, ora in Germania) da una famiglia romana in vista. Suo
padre infatti era govenatore. Studiò a Roma, e iniziò come i
rampolli di buona famiglia la propria carriera (cursum honorum) fin che nel
370 fu inviato a Milano come governatore. Non era un posto da poco, anche
Milano era una sede imperiale, e più importante sia della natale Treviri
dove era governatore il padre che della Sirmio da cui proveniva all'atto della
nomina a Milano.
Quattro anni dopo, alla morte del vescovo Aussenzio, Ambrogio fu acclamato
vescovo anche se non era batterzzato. Nel giro di una settimana fu battezzato
e consacrato.
Le sue lettere e i suoi discorsi risentono molto della sua formazione classica. Le scuole a Roma erano volte soprattutto ad insegnare retorica, materia utile sia per l'avvocatura che per la politica.
Cercava di asservire al potere religioso il potere politico, a volte con espedienti dialettici, a volte con ricatti morali.
>>Ad esempio, predicava all'imperatore Graziano che le vittorie non
erano dovute all'esercito, ma alla grazia di Dio, da ottenersi con preghiere
e penitenze. Ma, davanti ad una grave sconfitta non esitò a proclamare
che non era il caso di imputarla alla grazia di Dio, ma alla poca preparazione
dell'esercito.
>> In un altro caso, ci furono dei cristiani che (con la partecipazione
del vescovo locale o su istigazione dello stesso) incendiarono la sinagoga
di Callinico (388). Il culto ebraico era del tutto legittimo, e quindi per
la legge romana gli incendiari erano tenuti a ricostruire la sinagoga. Ambrogio
si rifiutò di celebrare una messa davanti all'imperatore Teodosio fin
che questi non solo promise di modificare il decreto ma di annullarlo (1).
>> Provvide anche a impedire che Simmaco (suo amico, e che l'aveva aiutato
in altre circostanze) venisse ricevuto dall'imperatore (residente a Milano)
in quanto delegato del Senato di Roma. Un imperatore che rifiuta di ricevere
il rappresentante del Senato di Roma a noi pare poca cosa, ma allora suscitò
un certo scandalo. Occorre ricordare che il comando effettivo era nelel mani
dell'imperatore, ma dal punto di vista formale era un potere che emanava dal
senato, sovrano.
>> Sono anche note le sue messe in scena in cui si rivelavano nuovi
corpi di martiri mediante dei miracoli che (essendo testimoniati da molte
persone) erano evidentemente dei trucchi. A Milano in effetti vi erano stati
troppo pochi martiri, perché le persecuzioni furono trascurabili. E
allora Ambrogio si industriò per farne saltar fuori di nuovi o per
procurarli da fuori (ad es. dopo una viaggio a Bologna dove si era recato
per evitare di incontrare Eugenio).
>> Chiese a Graziano di indire un concilio (che si tenne ad Aquileia
nel settembre del 381) per condannare due vescovi che non avevano le sue stesse
idee in ambito religioso. Graziano avrebbe voluto convocare un vero concilio,
ma Ambrogio lo esortò a convocare un numero limitato di vescovi (=quelli
che la pensavano come lui) affermando che per appurare la verità bastavano
pochi vescovi, e non era il caso di incomodarne troppi, facendo loro affrontare
un viaggio faticoso.
Dall'altro lato, Ambrogio era una persona che credeva fermamente nel suo operato.
>> La sua porta era sempre aperta, e si prodigava senza tregua per il
bene dei cittadini affidati alle sue cure.
>> Si batté strenuamente contro l'arianesimo, giungendo a colpi
di mano per occupare le chiese di Milano. La corte imperiale di Milano era
apertamente schierata con gli ariani, e il suo stesso predecessore (il vescovo
Aussenzio) era ariano.
>> Introdusse il canto nella liturgia, primo in Occidente, e ancor oggi
a Milano vi è l'unica scuola che tramanda nei millenni questo antico
canto.
>> A lui si deve la conversione di Agostino, che era venuto a Milano
per insegnare retorica: Ambrogio e Agostino sono due dei quattro dottori della
Chiesa cattolica antica.
>> Fu fautore della supremazia del vescovo di Roma, contro altri vescovi
(es. Palladio) che lo ritenevano un vescovo come un altro: da lì a
poco il vescovo di Roma Siricio (come già i patriarchi di Costantinopoli
e di Antiochia) assumerà il titolo di Papa.
Accanto a queste vicende storiche vi sono delle famose leggende miracolistiche,
come quella secondo cui Ambrogio camminando per Milano trovò un fabbro
che non riusciva a piegare il morso di un cavallo: in quel morso Ambrogio
riconobbe uno dei chiodi con cui venne crocifisso Cristo. Dopo vari passaggi
un "chiodo della crocefissione" è tutt'ora appeso nel Duomo
di Milano, a grande altezza, sopra l'altare maggiore. Il 3 maggio l'arcivescovo
sale con un ascensore barocco a forma di nuvola (la "nigola" ) a
prendere e riportare la reliquia.
Concludendo, Ambrogio era una persona energica, che debordava certamente dal suo ruolo cercando di far fare agli Imperatori (Teodosio, Graziano, Valeriano II...) quello che voleva, anche nei dettagli. Ne' la sua azione era dettata da tolleranza verso coloro che (Cristiani) non la pensavano come lui, e tanto meno verso i pagani. A proposito del citato esempio della sinagoga bruciata:
«...io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, sì, sono stato io che ho dato loro l'incarico, perché non ci sia più nessun luogo dove Cristo venga negato[...]. Che cosa è più importante, il mantenimento dell'ordine o l'interesse della religione?»
Ne consegue che l'"interesse della religione" doveva far dimenticare qualunque crimine di ordine civile.
A tal proposito normalmente
si fa notare che erano i tempi; ma negli stessi tempi vi erano naturalmente
persone più tolleranti, ed anzi la tradizione romana (molto dura in
certe cose) nutriva una forte tolleranza in ambito religioso. Ambrogio rappresenta
quindi un irrigidimento delle credenze e dei valori in cui credeva: ispirò
agli imperatori la proibizione dei culti pagani, e la persecuzione dei non-cristiani
e dei cristiani che non la pensavano come lui. Tra questi (oltre agli imperatori)
vi erano ache dei vescovi che -fino a prova contraria- avevano il suo stesso
grado.
E' il caso del già citato Palladio che depose ricorrendo alla forza
fornitagli dall'Imperatore.