STORIA DEI FONT

LA STRUTTURA DI UNA PUBBLICAZIONE

CORSO DI GRAFICA

INTRODUZIONE ALLA CALLIGRAFIA

 

 

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Impostare il lavoro

Per prima cosa bisogna stabilire le dimensioni e il numero di pagine. Più avanti si parlerà delle dimensioni ISO, ovvero della successione degli “A” (clicca qui). Ma naturalmente ci possiamo mettere d’accordo con lo stampatore per ottenere altri formati che siano convenienti dal punto di vista economico, adeguati dal punto di vista dell’impatto visivo, o comodi da sfogliare in certe circostanze.
Per una rivista l’impatto visivo di una dimensione grande è di solito migliore, ma un formato tascabile spesso è più comodo. Con il tempo anche i quotidiani tendono ad acquistare dimensioni più piccole o un po’ più piccole di quelle tradizionali.

nota = oggi i quotidiani tendono a diminuire rispetto alle dimensioni tradizionali, quasi tutti i maggiori giornali italiani o sono nati di dimensioni inferiori (es. La Repubblica) oppure si sono ridotti nell'arco del ttempo (Il Corriere). In generale più sono recenti più sono piccoli, perchè possono essere sfogliati in qualunque condizione (es. sui mezzi pubblici). Per questo il fenomeno della "free press" è basata su quotidiani di piccole dimensioni.

Al contrario le riviste tendono ad essere più grandi. In primo luogo perchè l'aspetto delle foto e della grafica sono di maggior impatto visivo (pensate ad una bella foto che può essere stampata in grande). Questo dà soddisfazione sia ai lettori che agli inserzionisti pubblicitari che vedono valorizzate le loro pagine.
In secondo luogo le dimensioni delle riviste tendono ad aumentare anche perchè le si possa vedere meglio in edicola. Se guardate come vengono esposte (a file che scalano verso il lettore) una rivista piccola (es. di 26 cm) rischia di "naufragare" rispetto a quella posta davanti e quella dietro. Invece una rivista alta 36 cm "esce" di parecchi cm rispetto alle concorrenti in A4.

L'IMPOSIZIONE

Il foglio di stampa ha due facciate: quella anteriore in gergo si chiama “bianca” e quella posteriore “volta”.
Se si piega in due si hanno due pagine e quattro facciate. Se si piega in quattro vi ne sono 8 facciate, e il risultato si chiama ottavo; con una piega ulteriore si hanno 16 facciate. Questo foglio così piegato (ed opportunamente tagliato sui bordi) si chiama sedicesimo. Se si volesse una pubblicazione più piccola si potrebbe piegare ancora ed ottenere un 32, e così via.

Questo foglio originale va piegato insomma fin che non raggiunge le dimensioni volute. Per ottenere il formato di una rivista o comunque vicino al formato A4, spesso si piega il foglio fino ad ottenere 8 pagine, ovvero 16 facciate.
Quindi noi possiamo fare un volume di 16, 32, 64 o 128 pagine (tutti numeri multipli di 16) ma non è conveniente esempio realizzare una pubblicazione di 12 , 57 o 98 pagine. Se volessimo una pubblicazione di 20 facciate avremmo usare 1/16 più 4 pagine che devono pur venire da un altro sedicesimo…e si rende tutto problematico. Naturalmente è impossibile realizzare una pubblicazione legata a punto metallico con due facciate in più o in meno: ne servono almeno quattro. E’ impossibile insomma aggiungere a un sedicesimo una sola pagina, ovvero due facciate.

 

LA SEGNATURA

Questo gruppo di pagine è la base della pubblicazione e si chiama “segnatura”. Quindi una segnatura può variare (es. essere di 16 o di 32 pagine) e indica un gruppo di pagine che viene da un foglio.
Queste piegature fanno in modo che le pagine stampate su ciascuna facciata siano distribuite e orientate secondo un ordine particolare. Nella figura viene illustrata la distribuzione delle pagine studiata in modo che (una volta che il foglio è piegato) i testi vengano letti una pagina dopo l’altra, e che… certe pagine non risultino capovolte!
Questa disposizione viene chiamata "disposizione".

La segnatura è la base della pubblicazione, ne condiziona la struttura e le dimensioni: vedi l'esempio a lato.

 

LA BATTUTA COLORE

Alcune pagine verranno dalla facciata anteriore del foglio (che –come detto sopra- si chiama bianca) e alcune dalla posteriore o volta.
Se si esamina la situazione, in un sedicesimo (il foglio è piegato in modo da ottenere una segnatura di 16 pagine) le pagine ottenuta dalla bianca sono 1- 4- 5- 8- 9- 12- 13- 16, dalla volta le altre.

La stampa di queste pagine può avvenire con vari colori (es. a un colore = nero) a due colori (es. nero per il testo e rosso per i titoli) a tre colori o in quadricomia (spesso si dice semplicemente "a colori"). E' possibile stampare tutto il volume o la segnatura a colori oppure tutto in bianco/nero. Oppure è possibile stampare a colori la facciata anteriore e con altra combinazione (es. in bianco e nero) l'altra faccia del foglio o volta. Osservando la figura sopra, il volume o segnatura risultante avrà una caratteristica successione delle pagine che alterneranno i colori della bianca con quelli della volta (es. alcune pagine saranno in bianco e nero e verranno alternate a quelle a colori). Questa successione è chiamata "battuta colore", e viene indicata spesso con due numeri, indicanti il numero dei colori impiegati. Ad esempio 4+4 indica un volume (o una segnatura)completamente a colori (4 colori in bianca e 4 in volta). L'espressione 4+2 indica che la bianca è in quadricromia e la volta in due colori, 4+1 indica che la bianca è a colori e la volta in bianco e nero (=1 colore) e così via.

Tra le altre cose il menabò serve anche a memorizzare bene quali sono le pagine in bianco e nero o a colori (vedi più avanti)

IL MENABO

Per impostare adeguatamente la rivista, è molto utile lavorare sul menabò. Questo è un foglio di carta, con disegnato lo schema della rivista, e che facilita l’impatto visivo degli articoli, la distribuzione del materiale, eccetera.
E’ opportuno fare un menabò di dimensioni sufficienti, e magari in cartoncino in modo da consentire cancellazioni e riscritture a matita in modo che la carta non si rovini troppo.
Una volta realizzato il menabò si comincia a inserire gli articoli: si può pensare che un certo articolo si sviluppi per due pagine, un altro per tre, un terzo per una, e così via. Cancellando e rifacendo la successione degli articoli può essere modificata, e in pratica la pubblicazione va avanti per successive approssimazioni fino alla sua versione definitiva. In questa fase si può tagliare o allungare un testo in modo da fargli occupare un numero di pagine diverso, modificare la sua posizione nella fogliazione della rivista. Si modifica la rivista perché un pezzo urgente può sostituire quello precedente, perché arriva una nuova pagina di pubblicità ed occorre reimpostare il lavoro, e così via.
Il menabò è la struttura attorno alla quale si va formando la pubblicazione.
E’ molto utile perché distribuendo il materiale sulle pagine si può vedere immediatamente se questo casca su una pagina destra o sinistra (spesso le pagine pubblicitarie hanno una posizione vincolata) se un certo materiale cade su una pagina doppia, l’effetto che fa sull’altro materiale sulla pagina di fronte, e così via.


LA COPERTINA

Tutti sanno cos’è la copertina. Per ragioni pratiche nella figura viene numerata con la stessa sequenza che si usa per le solite pagine. In realtà la copertina ha una sua numerazione particolare: la prima di copertina (o semplicemente copertina) , la seconda, la terza e la quarta. La quarta è l’ultima pagina della pubblicazione, visibile dall’esterno. La terza è la facciata che segue la prima di copertina, quindi sempre a sinistra, la terza di copertina è sempre una destra, e precede quella esterna, che per questo è una delle più ambite per la pubblicità.
Vi sono due casi: quello in cui la copertina è fatta della stessa carta delle altre pagine. E quindi appartiene semplicemente al primo sedicesimo. In altri casi si preferisce usare una carta diversa, più pesante, o addirittura in cartoncino. Questo ha una serie di vantaggi: si può usare una carta un po’ più leggera all’interno e rinforzare comunque la pubblicazione rendendola più solida e rigida, con un cartoncino in copertina. In questo modo è anche possibile creare degli effetti speciali sulla copertina: ad esempio, plastificarla (cosa comune per i libri) o lucidarla coi raggi UVA.
In questo secondo caso la copertina è al di fuori dei sedicesimi, le sue figure sono poste in alto, e potrebbero essere nominate coi numeri romani (I,II,III,IV) per non confonderle con le pagine normali. Non è raro che questo “quartino” nei libri sia un 4 + 1 (all’interno vi è un solo colore con indicazioni di legge, note, ecc) o addirittura un 4+0, ovvero all’esterno (I e IV) vi è la stampa a colori e all’interno (II e III) non è stampato nulla.


LA LEGATURA

Le legature più comuni sono tre: il pieghevole, il punto metallico e la brossura.

Il pieghevole corrisponde ad un foglio non rilegato ma semplicemente piegato. E’ il caso delle cartine geografiche. Un pieghevole di solito ha poche pagine e piccole dimensioni, e di conseguenza corrisponde a una frazione di foglio (da un solo foglio di stampa si ricavano più pieghevoli da un abbinamento di piegatura e taglio). Per una corretta distribuzione dei testi e delle immagini occorre prestare una certa attenzione alla sequenza con cui l’utente apre il pieghevole.

La legatura a punto metallico corrisponde a un volume costituito da una o più segnature, inserita una dentro l’altra, tenute tutte insieme da uno o più (di solito due) punti metallici. Oltre un certo numero di pagine il punto non tiene bene e le pagine vengono deformate, è quindi consigliato per pubblicazioni che non hanno troppe pagine (es. un centinaio). Essendovi una segnatura dentro l’altra, la I di copertina e la IV sono nella stessa segnatura.

La legatura in brossura è tipica delle pubblicazioni piuttosto voluminose (riviste con molte pagine, libri, agende…) dove le segnature sono invece affiancate l’una all’altra (la IV di copertina è nell’ultima segnatura). La legatura avviene con della colla spalmata sulla costa, nei casi migliori accompagnata da una cucitura con filo di refe. Nel caso di questa legatura al menabò andrebbe aggiunta la costa, su cui viene di solito stampato il nome della pubblicazione, il mese e l’annata se rivista, l’autore se si tratta di un libro…

Fig, 3 = Questa immagine illustra il principio delle segnature.

piegando opportunamente un foglio in modo che si abbiano 16 pagine, si ha un gruppo di pagine, ovvero una "segnatura" di 16 pagine, ovvero un sedicesimo. Se le dimensioni fossero ottenute piegando un foglio in modo da ottenere otto pagine, si parlerebbe di un ottavo. Se si ottenessero 32 pagine sarebbe un trentaduesimo, ecc.

Quindi la segnatura è il numero di pagine che si ottiene da un singolo foglio.

Per vedere cosa succede quando un foglio è tagliato si può verificare la figura sotto (la fig. 4)

La segnatura è la "base", il foondamento di una pubblicazione, perchè il contenuto deve essere distribuito in questi sedicesimi, non è possibile ad esempio aggiungere una pagina in più o in meno...

Quando si commissiona una pubblicazione al tipografo, occorre quindi parlare di una pubblicazione composta -ad esempio- da quattro sedicesimi, otto trentaduesimi, e così via.

A volte la copertina è a parte, perchè compsta di un altro tipo di carta (più pesante). E' evidente che questa carta diversa non può appartenere al foglio con carta diversa, e quindi va aggiunta come un quartino (prima, seconda, terza e quarta di copertina).

Quindi si dice -ad esempio- da quattro sedicesimi + 1 quartino per la copertina, otto trentaduesimi + 1 quartino, e così via.

 

figure 1 (sopra) e 2 (sotto)

Quando il foglio sarà piegato e tagliato, occorre che le pagine abbiano la giusta sequenza e il giusto orientamento (alto/basso).

Sopra lo schema dell'imposizione sulla prima facciata (bianca), sotto quello della volta.

La prima pagina che appare agli occhi del lettore è l'ultima delal prima facciata, la seconda e la terza pagina che appaiono vanno sulla facciata opposta ( volta) la quarta pagina è la prima della riga inferiore della bianca. La quinta è la prima ma capovolta, e così via.

Questa immagini vengono ripostate a scopo di curiosità perchè questa disposizione (chiamata in gergo "imposizione") viene generata automaticamente dal programma usato dal tipografo e chi realizza l'impaginato non se ne deve curare coem della struttura in segnature, della battuta colore, ecc.

 

fig.4 = Questa immagine illustra il principio della battuta colore.

Quando il foglio viene piegato e tagliato sui bordi, alcune pagine sfogliate dal lettore provengono dalla prima facciata degl foglio (bianca) altre dal retro (volta).

Nella foto qui sopra la prima (non visibile) dalla bianca, le due seguenti dalla volta, e così via.

E' facile capire che la sequenza sia caratteristica, uguale per tutte le segnatture. Quindi nei menabo si possono contrassegnare quali pagine vanno con una certa combinazione di colore e quali nell'altra...

 

fig.4 = Questa immagine illustra la struttura di un menabo. La copertina viene di solito disegnata a parte (in alto) e comprende le pagine numerate in modo diversa. Infatti le 4 pagine di copertina sono identificate con numeri romani (I,II,III e IV).

Il menabo ci consente la distribuzione controllata del materiale: grazia allla sua struttura ci permette ad esempio di verificare se un titolo o la fine di un articolo casca su una pagina destra o sinistra, ecc. (notate che è segnata la differenza tra le doppie pagine -separate tra loro da una linea singola- e le pagine singole, separate dalle doppia da una linea doppia. In pratica, la prima colonna è quella di una pagina destra -la sinistra è la IV di copertina-, poi scorrendo la pubblicazione vi è una doppia pagina, e così via).

fig.5 = ecco come può essere reso il menabo. La P può indicare una pagina pubblicitaria, la prima pagina (destra) contiene l'editoriale e il sommario, sulla doppia pagina seguente a sinistra vi è il titolo, le imamgini e il testo di un articolo che va su tre pagine, poi vi è un secondo articolo (di una sola pagina) su una pagina destra, e così via.

Questa struttura rende molto bene la "distribuzione" del materiale, la successione degli articoli, il riempimento o la rarefazione delle pagine pubblicitarie, soprattutto vedere quali e quali immagin/testo si affrontano sulla stessa doppia (es. due foto simili o dissimili) , vedere l'effetto della grafica, vedere come il testo affronta una pubblicità, e così via.

Sapere impostare bene il menabo significa creare una pubblicazione di grande impatto.

Le pagine vanno numerate a econda delle segnature: in questo caso si ha una copertina che partecipa alla numerazione delle pagine interne: vedete che la I è 1, la II è pagina 2, la III di copertina è pagina 65, la IV pagina 66.

Questo menabò (oltre a dirci come cascano gli articoli rispetto alla pubblicazione e alla paginatura) ci dice anche come cascano con una certa battua colore. Ad esempio, se la battuta colore fosse 4+1 (quadricromia in bianca e nero in volta) le pagine in grigio cadono in colore, quelle bianche in bianco e nero. Quindi sappiamo che se le foto cadono sul bianco possono essere solo in bianco e nero, se cadono sul grigio possono essere a colori. Lo stesso per i titoli e il resto della grafica (ornamenti, filetti, ecc).

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LA GRAFICA TRADIZIONALE