Il termine
reliquia (dal latino reliquiae, resti) indica genericamente i resti, ovvero
ciò che resta, di un defunto, sia esso
1-un santo o Gesù (es. le reliquie della passione: croce, corona di
spine, ecc.)
2-un uomo famoso (gli occhiali di Rossini, i guanti di Napoleone, una lettera
di Salvador Dalì...)
3-una persona cara (l'anello di matrimonio della mamma, la foto dello zio...)
In mezzo a questa grande varietà di “resti”, i più
delicati sono senza dubbio le spoglie mortali, ovvero il corpo, parti di esso
o quel che resta del corpo (le ceneri).
Quindi, queste
reliquie possono a loro volta essere:
1-il corpo del trapassato
o sue parti. Per i santi questa suddivisione in parti è una
cosa relativamente comune, data la grande sete di reliquie che si aveva soprattutto
in passato. Essendoci più domanda che offerta, chi deteneva il corpo
completo di un santo era portato a cederne una parte per
generosità verso i confratelli o per imposizione ecclesiastica oppure
per pressione o imposizione di qualche potentato laico) a un nuovo santuario,
convento o chiesa, che poteva divenire così a sua volta un centro di
pietà, acquisire fama e importanza e (non da ultimo) generare pellegrinaggi.
Si è già detto che le reliquie in certi casi possono essere
considerate come l'importazione dentro il cristianesimo della consuetudine
pagana di costituire un feticcio (il palladio) a protezione della città.
Vi sono degli usi che suggeriscono che queste vengano impiegate anche come
“santificazione”, “consacrazione” di un luogo, a potenziamento
di una consacrazione o benedizione. Addirittura ci sono seri indizi che certi
santi siano stati generati da un qualche “genius loci” precedente,
e quindi un'ennesima cristianizzazione di forme di culto pagane.
Un caso tra mille è quello di re Desiderio che fa portare da Montecassino
a Leno (BS) il radio di san Benedetto per la consacrazione della locale abbazia
(758). Non si è sicuri che le spoglie di Montecassino siano quelle
di san Benedetto: qualcuno ritiene che siano quelle autentiche, altri che
sia sepolto in Francia, ma tant'è: sterili le polemiche secolari sulle
reliquie del santo, l'importante è che la nuova abbazia abbia una reliquia
ritenuta importante che consolidi la sua consacrazione.
Queste parti
del corpo sono tanto più pregiate quanto hanno a che fare con un grande
santo, ma (cosa non secondaria) quanto più hanno a che fare con la
specificità del santo. Ad esempio, per Sant'Antonio da Padova, grande
predicatore, la reliquia più ambita è senza dubbio la lingua.
Sarebbe meno pregiata la reliquia degli occhi. Il contrario per santa Lucia,
che per una consolidata tradizione (anche se del tutto priva di risconti storici)
dovrebbe essere stata martirizzata (tra l'altro) con la rimozione degli occhi.
La lingua di santa Lucia sarebbe quindi meno pregiata di quella degli occhi.
Questo smembramento è più raro in ambito laico, ovvero per quel
che riguarda i personaggi che non sono dei santi, ma anche qui ogni tanto
lo si riscontra. In particolare non mancano vari casi in cui il cuore di un
personaggio famoso viene isolato e posto altrove rispetto al resto della salma.
E' il caso di “reliquie laiche” a volte si usa staccare una parte
del corpo. Ad esempio, vi è una tradizione polacca molto antica di
porre il cuore di un personaggio insigne (re, poeti, musicisti) in luoghi
dove possano essere venerati. Tra questi basti ricordare il cuore del poeta
Adam Mickiewicz, o quello del famoso compositore e pianista Chopin. È
stato chiesto anche il cuore di papa Giovanni Paolo II (Wojtyla). L'uso di
asportare il cuore e porlo in un reliquiario non è del resto una tradizione
locale polacca, ma largamente usato anche altrove, si veda (tra i tanti) il
cuore di don Orione morto a Sanremo nel 1940.
Uno dei "reliquiari laici" più tipici è quello del
compositore Grétry: la sua salma è sepolta nel cimitero parigino
di Père-Lachaise, ma il suo cuore è dentro la sua statua di
bronzo di fonte all'Opera Royal de Wallonie, nella sua città natale
(Liegi).
Reliquie non religiose – parti anatomiche staccate - La statua di Grétry
con nel basamento il cuore (Liegi).
2-oltre al corpo vero e proprio, o parti di esso, vi sono “resti” religiosi e laici che possono costituire delle reliquie. Possono essere oggetti usati dal defunto con continuità (gli occhiali di Rossini) oppure in una precisa circostanza (es i guanti che Napoleone usò durante una certa battaglia) o ancora per un impiego che ha lasciato tracce delle storia, come il tavolino su cui Francesco Giuseppe firmò un atto di guerra, il pianoforte su cui Verdi compose l'Aida... Vi è l'uso comune (al punto da essere un uso popolare) che arriva fino ai giorni nostri, ma che ebbe un grande diffusione in passato) è la conservazione di lettere, gioielli, ciocche di capelli. Quando queste cosa sono appartenute a una persona importante le possiamo vedere esposte al pubblico in un qualche museo (ad es. la ciocca di capelli di Lucrezia Borgia conservata nella Biblioteca Ambrosiana di Milano). Altrimenti il resto può essere conservato semplicemente come ricordo di un amico o persona cara.
Anche in
ambito religioso questi “resti “ dei santi che non fan parte del
corpo possono essere i più vari: dal cilicio (o parti di esso) che
il santo usava per far penitenza, fino alla croce che invocava nella sua cella,
passando per un'infinita varietà di “resti”, dalle vesti
alle varie suppellettili.
Sono reliquie queste ultime considerate meno “sante” di quelle
costituite dal corpo stesso, ma più importante è il santo, più
il loro valore spirituale prende quota.
- Un ruolo particolare in quest'ambito sono le reliquie connesse con la Passione
di Cristo: la vera croce, il santo graal, la lancia di Longino, la corona
di spine, e così via.
- Nell'ambito degli oggetti che hanno avuto a che fare con un martire, hanno
un posto d'onore anche gli attrezzi o le macchine che sono state usate per
il loro martirio (tenaglie, ruote chiodate, strumenti di tortura e infine
scuri o quant'altro).
3-Vi sono delle reliquie che sono state “fabbricate”dopo la morte, definite come tali, ma non per questo possono essere meno preziose o importanti. Sono ad esempio i calchi ottenuti dalla persona subito dopo la sua morte in mood da conservare la forme del volto, delle mani, ecc. Ad esempio vi è il calco in gesso delle mani del direttore d'orchestra Arturo Toscanini, morto nel 1957, conservato al Museo Teatrale della Scala.
In quest'ambito
è molto diffusa la conservazione delle “maschere funerarie":
visto che il cadavere si decompone, si conserva un calco (positivo) del volto
del trapassato. Sul volto del morto si applica una sostanza molle (es cera)
che assume la forma in negativo. Dentro questo stampo si versa una secondo
sostanza (es. dopo aver bagnato lo stampo, altra cera, oppure gesso o composti
plastici vari) che forma un modello positivo del volto del defunto.
L'uso di queste maschere funerarie è vecchio come il mondo, e vale
come rappresentazione, immagine del defunto (dalla famosa maschera funeraria
d'oro del faraone Tutankamon a quella di Agamennone re di Troia) anche se
non necessariamente queste maschere sono ricalcate sul volto ma solo ispirate
in modo più o meno accurato al defunto. Anche l'immagine è in
qualche modo una reliquia, ma questo argomento in questo testo viene solo
accennato.
Le maschere tratte dal volto del defunto potevano essere strettamente regolamentate,
nel senso che non tutti potevano conservarle. In epoca romana la maschera
era un diritto-privilegio dei nobili (Seneca, Lettere 44,5) i quali, mostrando
molti volti di cera, potevano così vantare molti antenati illustri
e quindi affermare la loro antica nobiltà. Questa raccolta corrisponde
a quel che divenne nei secoli successivi la “galleria degli antenati”:
più la sequenza di quadri era lunga, più se ne era orgogliosi.
Tra le mille maschere funerarie non religiose si può ricordare il calco
del volto di D'Annunzio (1938)
4-Qui si apre il grande capitolo delle reliquie “per contatto”,
che (non ostante la loro grande diffusione) saranno trattate in modo molto
breve. Si tratta di reliquie che divengono tali perchè hanno toccato
il corpo (contatto diretto) o anche un'altra reliquia. Ad esempio, può
appartenere a questa categoria un lenzuolo su cui è stato deposto il
santo, o una veste appoggiata sul santo dopo la sua morte, un fazzolettino
sfregato sul sarcofago del santo, un panno che è entrato in contatto
con un vestito del santo e così via all'infinito. Si tratta naturalmente
di reliquie minori, ma a volte sufficienti a placare la sete di reliquie da
parte di un fedele.
Si è
visto che queste reliquie possono essere tanto cristiane quanto pagane. L'uso
delle reliquie ad uso religioso del resto non è appannaggio del solo
cristianesimo. Vi sono religioni, come quella buddhista, che le tiene in grande
considerazione. Senza contare le mille religioni soprattutto antiche che usano
e venerano le reliquie, per lo più costituite da corpi o parti di questi
(cranio, ecc)
È curioso notare che a volte queste reliquie cristiane e laiche erano
mescolate. Ad esempio, nel basamento della grande colonna di Costantino del
foro ovale di Costantinopoli, assieme ad alcune (improbabili) reliquie cristiane
come il vaso d'unguento con cui furono unti i piedi di Gesù, i cesti
che contenevano il pane moltiplicato miracolosamente o l'ascia con la quale
Noè intagliò l'arca, vi era anche il palladio, la statua di
una divinità pagana, che Enea avrebbe portato via da Troia e che era
stata la protettrice di Roma. Immagino che questo sia frutto del pragmatismo
di Costantino: se la città non fosse stata beata o protetta adeguatamente
dalle reliquie cristiane, ci sarebbero sempre state di scorta quelle pagane.
Molti cattolici ritengono, attraverso le reliquie, di poter chiedere più
efficacemente l'intercessione del santo a cui esse sono connesse. Così,
ad esempio, la persona che domanda una grazia, per sé o per altri,
può visitare il luogo in cui la reliquia è custodita, e (se
permesso) toccarla o baciarla. E' tradizione ad esempio il conferimento del
bacio delle reliquia da parte dei fedeli durante certe cerimonie, o (nel Santuario
di Compostella) vi è la tradizione di salire fino alla statua di sant'Jago,
abbracciarla da dietro e baciare il manto d'argento. A Roma vi è la
tradizione di baciare il piede di una statua bronzea di S.Pietro che da questa
usanza ha in piede consumato, ecc. ecc. Nel caso di malati, la reliquia può
essere messa a contatto con la parte malata. Oltre alle reliquie si possono
usare allo stesso scopo medagliette o immagini del santo, specie se benedette.
le prescrizioni ecclesiastiche
Una forma
particolare di culto che incrociò la propria strada con l'uso delle
reliquie fu quella delle immagini sacre. L' iconoclastia assunse diverse forme
e correnti di diversa radicalità. Una parte moderata della controversia
non impediva la possibilità di venerare le immagini di Cristo o dei
Santi, ma contestava il potere taumaturgico o miracoloso di una specifica
immagine. Terminata (almeno all'interno della chiesa cattolica) questa controversia,
il culto delle immagini è concesso solo in quanto rappresentazione
del Cristo, degli angeli o dei santi. Il culto delle reliquie è considerato
dalla Chiesa cattolica una forma di religiosità popolare [1].
Credo che sia evidente che anche le immagini sono una reliquia, nel senso
che sono un “resto” del defunto. Al giorno d'oggi, con le tecniche
fotografiche e l'enorme diffusione delle immagini riprodotte, è un
tipo di reliquia ha preso molto piede. Non è difficile immaginare che
nella case la foto della buonanima appesa nel tinello o in camera da letto
rappresenti una forma di reliquia, tanto è vero che non raramente questa
è ornata da fiori o addirittura da lumi. Con il progredire della tecnologia
possono essere considerate reliquie anche altri ricordi, tra cui riprese video.
Secondo la
chiesa cattolica il culto pubblico delle reliquie religiose è permesso
soltanto per le reliquie che si riferiscono a santi o a beati riconosciuti
ufficialmente tali dalla Santa Sede; tali oggetti devono essere autenticati,
e tale facoltà compete esclusivamente ai cardinali, agli ordinari e
ad altri ecclesiastici, espressamente autorizzati.
In pratica però vi sono luoghi, immagini, tombe e reliquie che mantengono
presso molte persone un "potere" proprio, individuale. Non è
raro imbattersi in atti di fede che consistono nel pellegrinaggio o venerazione
di una particolare immagine, reliquia o santuario, inteso questo come luogo
dove si conserva qualche immagine specifica o reliquia rilevante che hanno
un potere diverso dalle altre rappresentazioni dello stesso santo.
In passato sono state vendute o trafugate decine di migliaia di reliquie. Tali abusi sarebbero oggi severamente vietati dalla Chiesa, ai sensi dell'articolo 1190 del Codice di Diritto Canonico. Ma non ostante questo la suddivisione e la vendita delle reliquie non è dle tutto scomparsa. L'articolo del Diritto Canonico ha tuttavia avuto l'effetto di limitare l'evidente abuso che si faceva un tempo di queste reliquie, oggetto di scandalo da parte di varie persone, sia nei secoli scorsi (presso gli illuministi o -più indietro- all'epoca delle Riforma) sia molto più indietro: il poeta Cristoforo di Mitilene narra che furono trovate 10 mani di san Procopio, 15 mandibole di san Teodoro, 8 piedi di san Nestore, 4 teste di san Giorgio e quant'altro.
Classificazione ufficiale delle reliquie cattoliche
La chiesa cattolica classifica le reliquie che riconosce degne di culto in tre grandi classi: [2]
Reliquie
di I classe:
1- oggetti associati alla vita di Cristo (parti della Santa Croce, chiodi
della crocifissione, la culla, la mangiatoia in cui fu deposto nel natale,
la sindone, ecc.),
2 - corpi dei santi o loro parti (corpi interi, oppure denti, ossa, capelli,
lingua, mano, sangue, ecc.).
Fin dai tempi più
antichi viene data la precedenza in quanto a preziosità a quelle dei
martiri, sulle tombe dei martiri di officiava presso i primi cristiani.
Anche tra gli santi vi è
una gerarchia: sono considerate più preziose quelle di sani vicini
a Cristo (San Giacomo) o che ebbero vasta risonanza (s.Francesco, o San Benedetto,
anche se non si sa bene quali siano le sue vere reliquie)
Delle parti dei corpi hanno
maggior rilievo quelle legate a qualche atto o proprietà specifica
del santo. Come ad esempio l'indice della mano di San Giovanni Battista conservato
a Firenze con il quale egli avrebbe indicato re Erode accusandolo. Se si tratta
di teologi famosi, la parte più pregiata potrebbe essere la testa,
come sede del loro pensiero (es. San Tommaso d'Aquino), se si tratta di predicatori
diviene pregiatissima la lingua (sant'Antonio a Padova), Molto comuni le parti
che divengono pregiate di altre perchè hanno a che fare col martirio
(es. i seni di Sant'Agata, i denti di santa Appollonia... Vi sono comunque
parti più pregiate del corpo semplicemente perchè ritenute più
nobili in ciascun corpo umano (es. la testa, il cuore..) rispetto ad altre
ritenute genericamente meno nobili (gli intestini, le unghie, ecc)
Dentro la classe, la chiesa le classifica a seconda della provenienza:
ex ossibus - dalle ossa
ex carne - dalla carne
ex corpore - dal corpo
ex praecordis - dallo stomaco o dall'intestino
ex piliis - dai peli (solitamente capelli, barba o baffi)
ex cineribus - dalle ceneri (in caso in cui il santo sia stato bruciato)
ex tela imbuta sanguine - da stoffa imbevuta di sangue
ex tela imbuta cineribus - da stoffa cosparsa di ceneri
ex lignum Crucis (dal legno della croce di Cristo)
Reliquie
di II classe:
Corrispondono a vesti o oggetti correlati col santo. Quindi tuniche, mantelli,
saio, vesti lirturgiche, ecc. E poi gli oggetti che il santo usava abitualmente
(corona di rosario, inginocchiatoio, crocifisso, libri, ecc.), oppure che
ebbero un ruolo puntiforme ma qualificante il santo stesso (es legato a un
miracolo effettuato in vita che ne rivela o rafforza la santità)
Anche qui vi è un'ulteriore suddivisione a seconda della provenienza:
ex pallio - dal mantello
ex velo - dal velo
ex habitu - dall'abito
ex indumentis - dai vestiti
ex arca sepulchralis - dalla tomba
ex veste - dall'abito talare
ex fune - dalla corda (che gli appartenenti ad alcuni ordini religiosi regolari
portano attorno alla vita sopra la veste)
ex cilicio - dal cilicio
Reliquie di III classe:
Sono gli oggetti entrati in contatto con reliquie di I classe.Spesso sono tessuti in cui fu avvolto il corpo del santo, parti della bara, e perfino urne o reliquiari in cui fu conservato a lungo il santo o parti di esso.
Reliquie
di IV classe: Sono le reliquie al gradino più in basso
della scala, ovvero sono quegli oggetti entrati in contatto con reliquie di
II classe, tipo contenitori che custodivano oggetti del santo, tessuti entrati
in contatto con vesti o cose del genere.
Da notare che la dicitura "ex indumentis" potrebbe portare a pensare
che si tratti di indumenti del santo. In realtà potrebbe essere semplicemente
un oggetto (stoffa) entrata in contatto con gli indumenti del santo.
Cenni storici
1-In
età romana le reliquie in senso classico erano sostanzialmente
i corpi dei martiri delle persecuzioni dei primi secoli. I corpi venivano
obbligatoriamente sepolti nei cimiteri fuori le mura o (in città come
Roma) in apposite catacombe, perché secondo la legge romana applicata
piuttosto rigidamente non si potevano tenere i morti dentro il perimetro delle
città. A volte parti della salma venivano asportate e conservate in
altri luoghi, e questo sembrava più tollerabile. Tra questi esempi,
il cranio di Alessandro, vescovo di Roma e vissuto a cavallo tra il I e il
II secolo.
Un grande impulso si ebbe dopo il cosiddetto editto di Milano del 313, col
quale Costantino autorizzò il cristianesimo. In breve si permise la
sepoltura di santi, martiri e altro nelle chiese, in quanto molte furono le
eccezioni alle leggi romane.
Ma occorre anche dire che molte chiese e basiliche oggi in città vennero
costruite in periferia (quindi le sepolture erano effettuate fuori le mura)
e poi (con l'espandersi della città) furono inglobate nel tessuto urbano.
All'epoca di Costantino si deve la prima basilica di San Pietro in Vaticano
fu costruita sul luogo dve si troverebbe il corpo dell'apostolo. Allora era
fuori città oggi è in centro. Un'altra città in cui si
verificò tipicamente questo fenomeno è Milano, dove sant'Ambrogio
fece erigere delle basiliche su aree cimiteriali (quindi fuori le mura) e
che oggi consideriamo in centro (san'Ambrogio). In questi anni la madre dell'imperatore,
Elena, si recò a Gerusalemme e vi avrebbe ritrovato diverse reliquie
della Passione di Gesù, che vennero collocate in grandi basiliche soprattutto
a Gerusalemme e a Costantinopoli, ma anche in altre città.
2-Tuttavia il medioevo, con la sua passione per il "magico",
può considerarsi l'epoca d'oro delle reliquie: i santuari che ospitavano
le reliquie più venerate erano importanti mete di pellegrinaggio (un
caso clamoroso fu Sant'Jago de Compostela); la presenza di grandi reliquie
significava, per la città o il santuario che le possedeva, prestigio
e protezione nel mondo spirituale, e un importante ritorno economico in quello
materiale, sia per le ingenti offerte che per l'afflusso di pellegrini e il
loro indotto (fiere, manifestazioni, ecc)
Questa coincidenza è sospetta: di molte reliquie non è possibile
avere una storia tracciabile che risalga alla loro origine. (es. l'epoca di
Gesù, di Salomone o addirittura di Noè) mentre queste stesse
reliquie appaiono sulla ribalta proprio nei momenti in cui massima è
la loro richiesta, la relativa devozione e il conseguente guadagno. Non bisogna
tuttavia pensare che questa sete di guadagno sia sempre il motore principale
e cosciente: la sete di reliquie faceva parte della fede dell'epoca. Su questa
scoperta continua di reliquie e lo sfruttamento della credulità popolare
giravano storielle ironiche anche una volta.
Una delle novelle più divertenti del Decamerone del Boccaccio, la decima
della sesta giornata, descrive già nel titolo l'uso strumentale che
i religiosi ne facevano: frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare
loro la penna dello àgnolo Gabriello; in luogo della quale trovando
carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo [3].
3-La
riforma protestante respinse il culto delle reliquie.
Martin Lutero lo definì, negli articoli detti di Smalcalda
(1537):
“senza fondamento nella Parola di Dio, non […] comandata,
né consigliata”.
Giovanni Calvino scrisse il Trattato sulle reliquie
citato in questo testo, in cui egli condannava duramente le forme di idolatria
di cui erano oggetto
all'epoca della riforma protestante e nelle guerre di religione
del XVI e XVII secolo mlte reliquie furono distrutte.
In risposta
alla riforma protestante, la Chiesa cattolica intervenne per mettere un freno
agli abusi: il Concilio di Trento istituì una severa regolamentazione,
in base alla quale l'autorizzazione al culto di una reliquia era subordinata
all'esistenza di una documentazione che ne provasse o l'autenticità
o quantomeno l'esistenza di una lunga tradizione. Tutti i reliquiari utilizzati
nelle chiese cattoliche devono portare il sigillo e l'autenticazione dell'autorità
religiosa competente.
4- Durante
la rivoluzione francese e, durante le guerre napoleoniche vi fu un'altra
ondata di distuzione delle reliquie. In particolare molte reliquie italiane
furono proprio distrutte o disperse dai soldati di Napoleone che assaltarno
chiese e conventi. Ad esempio, dispersero per strada le reliquie di santa
Giulia a Brescia. Oggi però in questa città è ancora
presente un altare con inumata santa Giulia. Come mai? Si racconta che dei
devoti seguirono di nascosto i soldati e raccolsero le ossa della santa. Questi
sono casi eccezzionali: molte reliquie andarono perse definitivamente. Unica
consolazione, quanto ribadito più volte: molte erano semplicemente
false.
(segue)
Note
1. ^ dal Catechismo della Chiesa cattolica, 1674-1675:
1674 Oltre che della liturgia dei sacramenti e dei sacramentali, la catechesi
deve tener conto delle forme della pietà dei fedeli e della religiosità
popolare. Il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato
la sua espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita
sacramentale della Chiesa, quali la venerazione delle reliquie, le visite
ai santuari, i pellegrinaggi, le processioni, la « via crucis »,
le danze religiose, il Rosario, le medaglie, ecc.
1675 Queste espressioni sono un prolungamento della vita liturgica della Chiesa,
ma non la sostituiscono: « Bisogna che tali esercizi, tenuto conto
dei tempi liturgici, siano ordinati in modo da essere in armonia con la sacra
liturgia, derivino in qualche modo da essa, e ad essa, data la sua natura
di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano ».
2. ^ The Catholic Source Book A Comprehensive Collection of Information about
the Catholic Church ISBN: 015950630
3. ^ Giovanni Boccaccio, Decamerone, Giornata VI Novella X