Iniziamo
con il vedere quali sono i mezzi di comunicazione più diffusi al
mondo. Vi è:
1-la televisione
2-la carta stampata
3-gli AvaF
4-il telefono
5-Internet.
-La televisione prevede un apparecchio relativamente
costoso, ma poi offre un linguaggio molto intuitivo e che non richiede
abilità acquisite (come è invece ad es. la capacità
di leggere).
-La carta stampata offre al contrario informazioni
distribuite a un costo iniziale (per supporto fisico) che pare inferiore
a quello della televisione, ma dopo un po' ci si accorge che il
continuo aggiornamento delle informazioni ha un costo, mentre le Tv gratuite
non hanno più un costo significativo.
-Il telefono è un sistema bidirezionale (fin
ora abbiamo visto due casi di informazione unidirezionale) che somma i
costi dei primi due: si ha sia un investimento iniziale sensibile
(allacciamento, deposito, ecc. chi ha messo un telefono negli ultimi tempi
ne sa qualcosa...) sia un costo "tanto per chiamata", che
assomiglia al costo "tanto per quotidiano" o "tanto per rivista".
Nota = dopo un po' che va avanti questo
discorso, c'è qualche allievo che chiede: "ma cosa sono gli
AvaF?" Allora io rispondo:
Oh, non è nulla di importante.
AvaF è solo la parola "Fava" scritta al contrario. Io non
mi intendo molto di botanica, e non so assolutamente né che aspetto
abbia una fava. Una delle poche cose so di una fava è che si tratta
di una cosa che serve a catturare due piccioni. E infatti l'ho mesa qui
(anche se un po' nascosta) proprio per farvi notare questo:
io stavo facendo un discorso, e ad un certo punto il discorso si è
dovuto interrompere per poter rispondere alla sua (gradita) domanda.
Notate bene cosa è successo: questa comunicazione
era rappresentata da me che parlavo e voi che ascoltavate.
Io dicevo delle parole che a voi richiamavano concetti:
la televisione, i giornali. Erano dei concetti a voi noti, e riuscivate
a "collegarli" nella parole che io dicevo.
Ad un certo punto io ho parlato di AVAF, ed ecco
che il riferimento che io ho fatto, ha trovato in voi un "cassetto" vuoto:
la vostra attenzione ha a-frugato nella memoria, b-ha chiesto aiuto alla
fantasia e poi c-ha sentenziato: "mancano dati di riferimento".
Una persona che cerca di trarre profitto da questo
corso non può allora che interrompere il mio discorso e cercare
di fare in modo che questo cassetto si riempia. Esattamente come ha fatto
lei. Notate che in teoria non sono io ad avere un difetto di comunicazione:
do per scontato che voi sappiate cosa è un AVAF come do per scontato
cos'è un televisore o un giornale. Solo che il riferimento agli
altri elementi funzionava, qui invece vi è un "link" logico che
non si collega a nulla, vaga nel vuoto come un cavo tranciato.
In pratica è invece la mia comunicazione
che era bacata, perché io (se sono un buon comunicatore) devo sapere
quali sono i riferimenti a cui voi potete far riferimento e quelli davanti
ai quali vi trovate col "cassetto vuoto". Ma il discorso che ho fatto
andava bene cos' perchè era finalizzato -dicevo- a prendere due
piccioni. Voglio insomma spiegare due cose.
I due piccioni che voglio prendere con questa sceneggiata
sono due:
uno si chiama Sequenzialità
(comunicazione sequenziale) e l'altro si chiama Ipertesto.
2- primo piccione:
La comprensione per riferimenti
Quando
io parlo conduco un filo logico.
Ad esempio, io parlo di
-Televisione
-Carta stampata
-Internet.
Quando il mio discorso tocca queste parole, ecco
che voi avete dei riferimenti, sapete per studio od esperienza di cosa
si tratta. Notate che ciascuno di voi ha un'esperienza molto diversa di
questi concetti: della televisione o di Internet, ecc. Magari qualcuno
di voi ha un'idea approssimativa di quello che è Internet. Altri
navigano tutti i giorni, e così via. Ma il discorso può
filare perché in qualche modo sapete a cosa sto facendo riferimento,
anche se queste parole (a seconda dei casi) richiamano dei concetti e
una quantità di dati molto differente.
Potremmo descrivere la cosa in altro modo:
quando io tocco certe parole, voi non richiamate solo il significato della
parola, ma potete accedere a tutto il patrimonio di informazioni (comprese
le emozioni) che voi avete accumulato attorno a quelle parole. E' come
se "passando sopra" quelle parole si aprisse un collegamento verso dei
"cassetti" in cui avete accumulato tutto il vostro sapere e il vostro
atteggiamento verso quelle parole.
Da tempo si riesce a fare questo anche con
degli "ipertesti". Quando uno legge un testo, può arrivare a delle
parole che sono collegate ad altri testi o ad un altro livello di accumulo
di informazioni. Ad esempio, io potrei collegare la descrizione della
Divina Commedia alla presentazione del suo autore. O -viceversa-
mentre parlo di Dante potrei accennare al fatto che ha scritto La Divina
Commedia, e fermarmi a descrivere di cosa si tratta. Ma potrei anche accennare
al fatto che ha scritto la Divina Commedia e poi andare avanti col discorso.
Se uno non sa cos'è la Divina Commedia, può sempre cliccare
su quelle parole ed ecco che (o che bello!) sulla pagina appare un testo
che entra nel merito della Divina Commedia.
Che vantaggio porta questa scelta?
Innanzitutto il mio discorso non è appesantito
da troppe parentesi e non si perde a descrivere degli elementi che incontro,
va avanti e SOLO chi è interessato ad approfondire (oppure non
sa cos'è la Divina Commedia) può andare a vedersela. Se
io sono su un computer o sono dentro una rete che ha dentro molti dati,
non devo riportare dei dati, ma posso inserire nel mio testo un LINK (=
un collegamento) e posso così permettere a chi legge (se lo vuole)
di andare a vedere di cosa si tratta, come (se lo vuole) può andare
avanti con la lettura senza fermarsi. Ad esempio, se parlo della Divina
Commedia, posso mettere ad un certo punto un link ad una pagina che spiega
chi è Dante. Se questo documento è in Internet, posso mettere
un link (=un collegamento) a degli altri siti in cui vi è un discorso
su Dante o addirittura al sito che ha il testo della Divina Commedia.
E' d'uso addirittura (nei siti) mettere una pagina
di link ad altri siti o risorse di Internet analoghe o collegate. In questo
caso la "pagina dei link " rappresenta un "luogo" che corrisponde
più o meno all'area che nei libri, articoli scientifici eccetera
corrisponde alla Bibliografia.
Provo ora a fare un semplice ipertesto. Immaginate
che vi sia stato un pittore che si chiamava Annibale
Bonasino, e che abbia lasciato l'opera "ritratto
di un gentiluomo". Ebbene, io posso descrivere in documenti diversi
chi fosse questo Autore, e posso anche riportare la sua opera. Con degli
ipertesti. Eviterei qui di interrompere il discorso e mettermi a parlare
delle vicende di questi signore.
Come ho fatto, che tecnica ho usato? Ho formato
due documenti, due "pagine" diverse, e le ho chiamato "vita.htm" e "quadro.htm".
Ho poi preso le parole "Annibale Bonasino" e ho fatto in modo che quando
vengono cliccate richiamino la pagina "vita.htm". Ho peso le parole "ritratto
di un gentiluomo" e ho fatto in modo che (se cliccate) visualizzino la
pagina con il quadro. Come vedete, quelle parole sono colorate in modo
diverso. Se cliccate sopra col mouse vi trovate sullo schermo la vita
di Bonasino e la sua opera di cui si parla. Qual'è stata la procedura
che ho seguito? Non posso - a questo punto- che descriverla in un'altra
pagina, linkata a quella che state leggendo in ipertesto...
Quella che ho descritto è una prima (pur
se rudimentale) applicazione del nostro discorso sugli ipertesti.
2- Secondo piccione:
La comunicazione più o meno seriale
La vicenda dellla fava ci ha mostrato
che la mia comunicazione in aula è una comunicazione rigidamente
seriale: prima una frase, poi l'altra... Se qualcuno di voi ha bisogno
di una delucidazione particolare o non è d'accordo su qualcosa,
occorre fermare tutto il discorso e risolvere il dubbio o approfondire
l'argomento. A volte si ha l'impressione che possa scorrere in quest'aula
anche qualche comunicazione in parallelo, ad esempio quando Davide chiacchiera
con la sua vicina delal fila dietro. Ma non è così: quando
Davide e la sua vicina discorrrono, non riescono a seguire quel che dico
io, e finito l'inciso "ritornano" a innestarsi sul mio discorso lasciando
alle loro spalle un bucocorrispondente al momento in cui avevano intessuto
il loro dialogo. Quindi, anche se parlano insieme a me. il loro dialogo
è sostitutivo e non complementare al mio.
La comunicazione in un'aula è la comunicazione
più "serializzata" che io riesca ad immaginare.
Vi sono dei tipi di accesso alle informazioni che
non sono cos' rigidamente seriali, o per lo meno possono non esserlo.
Ad esempio, voi non potetesapere nulla della barzelletta che ho intenzione
di raccontarvi alla fine di questo corso. mentre se avete tra le mani
un giallo, potete passare alle ultime pagine e vedere come va a finire.
Un ulteriore accesso meno serializzato corrisponde
all'usanza giornalistica adottata quando si compongono le pagine
dei quotidiani o delle riviste.
E' possibile trovare un quotidiano come quello esemplificato
qui a lato. Siamo in un mondo dominato dalla fretta, e un quotidiano non
è un libro da lasciare sul comodino e leggere un po' alla volta.
Quindi, è un mezzo da consumare in fretta: l'edizione del giorno
dopo è alle porte. Per alleggerire la lettura si spezzano i contributi
in più blocchi, che divengono essi stessi dei contributi commissionati
a giornalisti diversi e che sono contributi che hanno funzioni diverse.
Un quotidiano può pensare ai lettori che leggono con impegno
e anche a quelli che leggono distrattamente. Quindi può mettere
articoli più brevi e articoli di analisi approfondita. Può
pensare a coloro che sono inclini a leggere pettegolezzi (e qui ci vuole
il parere della tale attrice o del fratello di Lady Diana) o a coloro
che buttano tutto il politica, e quindi si accenna alle reazioni dei leader
di partito ecc. ecc. Si mettono uno accanto all'altro diversi
aspetti della stessa cosa, diversi punti di vista in tutti o in parte
dei quali un lettore può ritrovarsi.
Questa tecnica consente naturalmente anche altre
cose. Ad esempio, consente di poter pubblicare un articolo sufficientemene
approfondito e anche un box propedeutico per chi non è troppo esperto.
Può funzionare quasi come gli ipertesti che abbiamo visto
sopra: la faccenda del Bonasino può essere risolta mettendo nella
stessa pagina il quadro, un box colorato con dentro la vita, e magari
in carattere diverso la descrizione dell'opera. Chi è interessato
alla vita se la legge, chi vuol avere solo certi dati tecnici dell'opera
non è obbligato a leggerla . Ad esempio, il corniciaio o
il corriere che deve trasportare il quadro possono accedere facilmente
ai soli dati che interessano (le dimensioni della tela) senza dover leggere
la storia del pittore o l'anno della sua nascita...
Vediamo di ricapitolare:
1-vi è una comunicazione seriale pura
(sincrona)
esempio: io che parlo. Voi non potete saltare
alle conclusioni se non quando lo voglio...
2-vi è una comunicazione asincrona ma
distribuita serialmente. esempio:
E' il caso del romanzo, la cui lettura può essere "sincronizzata"
con le vostre esigenze di tempo, ma le informazioni sono rigidamente messe
una dopo l'altra.
3-vi è una comunicazione distribuita in
modo spaziale,
in modo che
a-ciascuno possa accedere alla sola informazione
che vuole
b-ciascuno possa "comporre" la sequenza di accesso
preferita
esempio: la disposizione degli articoli sulla
prima pagina.
Queste caratteristiche sono esposte in una apposita pagina cui si accede
cliccando qui.
Arriviamo ad un quarto
livello, quello dell'accesso random (casuale) alle informazioni. E' il
caso di un data-base. Ad esempio, una banca dati memorizzata su un CD-rom
in cui vi sono tutti gli abbonati al telefono, Se io digito sulla tastiera
il numero di telefono, posso richiedere l'indirizzo dell'abbonato. Non
devo scorrere gli articoli vicini, nè aspettare che il dato mi
passi sotto gli occhi mentre scorro la guida. Punto al dato, e ottengo
quelo che voglio.
Adesso basta. Vorrei
sapere dove vuole
andare a finire
in concreto questo discorso.
Beh,
avrei potuto andare avanti con osservazioni che ritengo utili, e ora dico
in che modo. Tutto questo discorso sul tipo di accesso è finalizzato
infatti alla prima raccomandazione che fornisco quando si tratta di costruire
un sito web.
Occorre infatti far notare che il sito in Internet è una tipica
rappresentazione di una comunicazione
1-asincrona e
2-con un accesso non seriale.
Immaginate che voi vogliate creare un sito WEB. Esso è un luogo
presente su un computer (lo chiamerò spesso "Server") collegato
ad Internet. In quel sito possono essere poste delle pagine. In queste
pagina naturalmente scritti, documenti, immagini. A dire la verità
oggi è possibile avere anche dei suoni ed altro, ma sono ancora
cose poco diffuse. Si stanno diffondendo: ormai vi sono conferenze e convegni
che vengono "distribuiti" via Internet in diretta. (qui era inserito
un link ad una conferenza di questo tipo, ma ormai è terminata
e quindi l'ho tolto).
Restiamo ai documenti in generale.
Essi possono essere messi in modo che una persona vada a cercare una certa
informazione, senza bisogno di passare per le altre. In altre aprole,
la distribuzione delle pagine deve rispondere ad una domanda: "che tipo
di informazione viene a cercare un utente nel nostro sito?". E poi occorre
cercare di soddisfare queste richieste nel modo più efficiente
possibile.
Questa proposta assomiglia troppo al classico "buon proposito" di stampo
retorico, della serie: "lavorare tutti insieme per un'Italia migliore"
o "la partecipazione delle forze sociali". ecc. Allora cercerò
di fare un esempio pratico. Immaginiamo che un Liceo voglia crearsi un
sito web. Gli allievi mettono i loro contributi, gli insegnanti pubblicano
i loro, il preside pubblica la sua presentazione, e così via. Cosa
succede? Che in realtà il sito web rispecchia la struttura e i
poteri della scuola. Lo sforzo di comprendere cosa trova il visitatore
è minimo, e si pensa più alla propria struttura che allo
scopo che si prefigge il sito.
La stessa cosa ahimè si trova pari pari in certi siti aziendali:
la divisione autoradio ha il suo spazio, che è diverso da quello
dell'elettronica generale perchè i due vicepresidenti non vanno
d'accordo, c'è uno spazio ridotto per la stampa perchè all'addetta
alle pubbliche relazioni non importa niente di Internet, eccetera.
Davanti ad un sito Web invece occorre chiedersi: che servizio si aspetta
il visitatore? E costruirlo attorno a questo, non attorno alle necessità
aziendali. Se mai non ostante o nell'ambito delle limitazioni imposte
dal contesto aziendale.
Occorre pensare al sito come ad un luogo ad eccesso non sequenziale. Ciascun
intervento deve "isolare" un numero limitato di concetti o di temi. E
deve poi linkare gli altri temi e gli altri argomenti correlati o che
vengono richiamati in altre pagine.
Tra l'altro i tempi di lettura a schermo non sono così lunghi come
quelli che possono essere chiesti ad un (pur effimero) quotidiano o peggio
ad un libro. Quindi il vostro lettore richia di annoiarsi o per lo meno
di non arrivare in fondo: il mouse prude tra le mani più del telecomando
della TV ed è possibile che si saltabecchi da una parte o dall'altra.
Questi tempi stretti in fondo in fondo sono dettati (non solo ma anche)
dalla TUT. Mentre si legge gli scatti scorrono e le bollette si fanno
incubo.
Per evitare questo problema non è tanto conveniente spezzettare
eccessivamente il discorso, costruendo delle strutture molto di moda ma
seccanti per chi le deve leggere. Un documento come quello che state leggendo
ad esempio può essere scaricato su hard disc e poi letto con calma.
Invece se lo spezzettassi per argomenti, potrei fare una pagina dedicata
all'introduzione, una al primo piccione, e cos' via. Farei una cosa molto
carina con poco sforzo, e aiuterei i tempi di lettura.
Invece in questo caso preferisco rischiare sul versante della sbrodolata,
perchè in questo modo può essere scaricata più facilmente
e poi letta con calma.
Infatti tutto il testo di questa pagina può essere scaricato con
un "salva con nome" dal menu FILE. Se avessi fatto quattro pagine
(una per ciascuno dei due piccioni, una per questo argomento e una per
l'introduzione e indice) ecco che dovreste saltare da una all'altra, verificare
il contenuto, scaricare su hard disc quattro pagine e poi avreste altri
problemi nel gestirle (vanno messe in una unica cartella? Come si tengono
insieme nel nostro data-base?).
Seguite dunque un certo criterio di compromesso quando create le pagine.
Evitate invece di trattenervi quando create dei link. Ogni volta che citate
un nome, un aspetto, un indirizzo che trova riferimento in altre pagine,
mettete un link. E' una cosa che rischia di far perdere il filo del discorso
al vostro interlocutore, ma è uan cosa curiosa e carina.
Se state scrivendo un documento aziendale e citate i modelli di stampanti
della vostra azienda, non riportate i dati
ma linkate il catalogo.
Quando citate i driver, non scrivete quali sono gli ultimi (magari resta
una release che passa via dopo un mese!) ma linkate lo spazio "service"
dove ci sono quelli aggiornati.
Quando parlate della vostra azienda, non riportate l'indirizzo o il numero
di telefono: limitatevi linkate la presentazione e la pagina degli
indirizzi...e così via. In questo modo risparmiate spazio e fatica:
gli indirizzi vegono riportati una sola volta, e (se citati in ogni pagina)
"servono" tutte le pagine pur essendo una sola!
Ma -cosa ancor più importante- strutturate il vostro sito sulla
base di quello che viene a fare il visitatore. Se siete un'amministrazione
pubblica mettete in linea le informazioni e i moduli che viene a chiedervi
la gente in ufficio. E non un inno al capoufficio. O al direttore
dell'istituto.
Se è il caso, fate prima un'analisi del tipo di rischiesta che
viene fatta ai vostri sportelli, verificate quali rischieste possono trovar
risposta attraverso il WEB e quali no, e poi adeguatevi. Non create baracconi
celebrativi che fanno solo imbufalire quando va male i contribuenti
che pagano il sito o (quando va bene) i visitatori che stanno buttando
via scatti del telefono epr leggere la celebrazione inutile. Questa inutilità
non è una inutilità, crea un danno di immagine.
Se volete degli esempi da "museo degli orrori", provate a visitare il
sito della Stazione Centrale di Milano. Vi sono i numeri di emergenza
ed altre facezie, ma non vi sono gli orrari dei treni. Pare perfino comico
che in un sito di una stazione ferroviaria si mettano tutte quelle cianfrusaglie e
non si metta poco o nulla di utile; men che meno la cosa più ovvia
che potrebbe chiedere un possibile visitatore. Questo sito è un
monumento a come i soldi dei contribuenti vengano buttati via in operazioni
di facciata, mal fatte e mai sufficientemente deplorate, perchè
rischiano di far passare per altrettaneto inutili tutti i possibili e
potenziali siti che altri Enti o Aziende vogliano imbastire.
|
Io dico che la |
mecc. comprensione |
televisione |
esperienza
di spettatore
= OK, avanti >>> |
è un mezzo migliore dei |
|
quotidiani |
esperienza
di lettore
= OK, avanti >>> |
che invece sono più noiosi, sono perfino
più noiosi dei |
|
NG italiani |
ricerca
in memoria:
ITEM
NON
TROVATO: ALLARME |
interrompo il discorso del relatore perchè |
voglio chiedere
cosa sono i NG |
|
Capita spesso
(davanti ad una notizia che porterebbe via pagine e pagine) di vedere
alleggerita la comunicazione seriale della lettura (=una parola
dopo l'altra, una riga dopo l'altra...) con una struttura che la
rende più "parallela", che esamina aspetti complementari
o che fornisce delle chiavi d'accesso propedeutiche...
Quindi, con diversi livelli di approfondimento/difficoltà
di lettura.
Notate come nella figura sopra uno non debba per forza leggere un
articolo dopo l'altro, ma possa "comporre" la sequenza a seconda
delle proprie preferenze (ci sarà chi è interessato
all'aspetto "politico", ovvero "COSA SI E' FATTO IN ITALIA PER GLI
ODORI?") oppure altri saranno interessati solo a cosa ne pensa Paula
Johns (ogni riferimento a persone esistenti è casuale).
Quindi ciascuno può accedere dal punto di vista che gli è
più congeniale, ed anzi può comporre attivamente un
puzzle con solo le informazioni che gli interessano...
Il tipo di accesso non rende più il lettore semplice oggetto
di comunicazione, ma egli inizia ad essere un soggetto in
qualche modo attivo, in grado di modificarne la sequenza e il taglio
.
|
comunicazione
asincrona
Ciascun
componente “pone” i suoi contributi e altri ne fruiscono a-per la
parte e b-nel momento in cui vogliono/possono. |
comunicazione
sincrona
I
partecipanti dialogano tra di loro in tempo reale.
I più comuni
mezzi tipici
di questa comunicazione sono le chat e le teleconferenze.
Si stanno
affacciando anche le telefonate via Internet. |
dove
si trova?
il web
l'e-mail
i NG
le mailing
list
|
dove
si trova?
il chat
la teleconferenza |
Vantaggi e svantaggi
dei mezzi indicati sopra:
E' un tipo
di comunicazione che
-genera documentazione oggettiva
-che ottimizza l’accesso alle sole informazioni
volute
-che ottimizza i tempi di lavoro (si accede
quando si può o si vuole, questo è un aspetto importante
per le comunicazioni a grande distanza dove esistono orari diversi)
-che risparmia banda.
-che distribuisce le informazioni in modo altamente
“parallelo”, senza che intervengano processi di serializzazione che
ne rallentano la fruizione anche ad un numero elevato di visitatori.
-Un punto debole di questo metodo sta nella
sua lenta interattività.
-Un aspetto ambivalente (con vantaggi e svantaggi)
è senza dubbio la sua povertà ( o essenzialità)
in riferimento ai messaggi di tipo extraverbale. La comunicazione
via web punta tutto sul contenuto senza i messaggi di modulazione
tipici della comunicazione sincrona (compreso lo stato emotivo contingente
che si può instaurare in una chat mediante tastiera, ma naturalmente
la comunicazione extraverbale raggiunge livelli più
elevati nella telefonia o nella teleconferenza). |
Vantaggi e svantaggi :
-Questo
metodo non lascia traccia fisica, ma “costruisce esperienza vissuta”
o “esperienza” nella memoria del partecipante.
-E’ molto “serializzato” nel senso che una informazione è un
anello di una catena non disponibile in ogni momento, ma che deve
attendere lo svolgersi del discorso per essere acquisita o trasmessa.
-La sua praticabilità e limitata ad un numero esiguo di partecipanti,
e spesso richiede una organizzazione degli interventi (moderatore)
ecc.
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