CORSO DI GRAFICA

SUNTO E NOTE


Quindi, concludendo : 

1 - cos’è un font ? 

- la parola “font” è difficilmente traducibile in italiano. Potrebbe essere resa con “disegno del carattere”. 
Un certo font può assumere dimensioni diverse. Può essere insomma più grande o più piccolo. Le sue dimensioni (sia in tipografia che nei programmi per computer) vengono scelte sulla base del “corpo”. 

 - Definizione di CORPO : è la misura della distanza verticale tra il punto più alto e il punto più basso di un gruppo di caratteri. 

Da questa osservazione deriva che il “corpo” fornisce un’idea molto approssimativa delle dimensioni  vere e proprie di un carattere (è una misura solo in senso verticale) ed è molto approssimativo anche per quel che riguarda la leggibilità (due font con lo stesso corpo possono avere due livelli di leggibilità molto diversi). Il corpo si esprime in PUNTI TIPOGRAFICI. 

 - Definizione di PUNTO TIPOGRAFICO: è un dodicesimo della RIGA TIPOGRAFICA. Il sistema anglosassone prevede una riga tipografica di circa 4,2 mm, per cui un “punto” è circa 0.35 (punto “Pica”). 

Da qui si deduce che un corpo molto usato per la scrittura con il computer sia a schermo che con stampanti economiche (il corpo 12) corrisponde ad una riga tipografica, ovvero un po’ più di 4mm. 
Il corpo e le “righe” ci dà informazioni in senso verticale (misura “l’altezza” dei caratteri). Come si misura nel senso orizzontale ? In molti casi si usano i punti “EM” o “N”. Sono espressi in percentuale rispetto alla larghezza della lettera M (“emme”, per l’EM) e alla larghezza della lettera N (“enne” per l’EM). Quindi, cambia al cambiare del font. Questa unità di misura relativa al font viene usata con profitto per la spaziatura tra i caratteri (carenatura o kerning) e per le altre spaziature orizzontali (tra parole). Questa usanza complica un po’ la vita a chi non è esperto, ma “allarga” o lo “stringe” le spaziature all’interno di una riga in funzione del disegno del font : si parla dunque di un aumento della spaziatura del 20% (o 0,2) EM, eccetera. Evidentemente, se non si ha a disposizione un font non si può usare la misura in EM o EN. Ad esempio, per misurare la distanza tra una colonna o l’altra di una pagina vuota non si può usare l’EM o l’EN, perché non si sa che M o N si userà per il testo. La distanza tra le colonne viene misurata con misure (finalmente) generali, ad esempio, in millimetri. Un valore di riferimento (buono per molte occasioni) è 5mm. 

 -perché il corpo di un carattere viene misurato solo verticalmente? 

Per la conformazione del carattere (specie se minuscolo) ciascuna lettera occupa uno spazio orizzontale differente. Una “i” occupa uno spazio minimo, una “o” occupa uno spazio maggiore, eccetera. Per dare uniformità al testo, ciascuna lettera si prende dunque uno spazio adatto al proprio “design”. Questo comportava un problema quando si usavano delle macchine o dei codici che prevedevano una spazio fisso per ciascun carattere : ad esempio, la macchina da scrivere doveva poter spostare il carrello con una certa distanza fissa per tutte le lettere, sarebbe stato assurdo avere un meccanismo che spostava il carrello in modo diverso a seconda se si stava scrivendo una i o una o. Sono nati per questo dei caratteri “a spaziatura fissa”, che compensavano con il disegno le lettere strette, in modo che occupassero più spazio e quindi potessero riempire bene il posto prefissato, che doveva andar bene per tutti. Il carattere usato per questo impiego ancora usato (anche nei sistemi più avanzati) è il font “Courier” con le sue varianti. Oggi non avrebbe più motivo di essere usato sui computer adeguati ad un lavoro di videoscrittura anche elementare (tutti i programmi di oggi provvedono alla determinazione degli spazi che servono lettera dopo lettera) , ma il  disegno caratteristico e tutto sommato interessante e gradevole del Courier lo rende una delle possibili opzioni per il suo impiego qua e là. 
 

 - oltre il font 

 A -L’interlinea. 

Molti conoscono il significato di interlinea: è la distanza verticale tra una riga e l’altra. Si misura anch’essa in punti. L’interlinea è un valore delicato sia per rendere il testo leggibile (occorre che non sia troppo poca) ma per renderlo abbastanza compatto ed estetico (occorre che non sia troppa). Molti programmi hanno un’interlineatura “automatica”, nel senso che ne prevedono uno standard e che varia a seconda delle dimensioni del font da voi scelte. Ma se create dei documenti un po’ curati, dovrete spesso correggere l’interlinea dei font di maggiori dimensioni, riducendola. Vi accorgerete che l’interlineatura standard (=automatica) per i titoli è infatti eccessiva, lascia delle aree bianche nella pagina che sono antiestetiche. Avvicinando una riga del titolo a quella successiva il risultato estetico migliora. 
Quando componete dei titoli o titoletti dentro in una pagina di testo, avvicinateli poi un po’ più al testo cui si riferiscono che al testo sopra. 
 

NOTA SUL KERNING 

Nel corso di vari corsi e lezioni ho notato che molte persone hanno già una nozione ragionevole di cosa sia l’interlinea, o cosa siano le dimensioni di un font. Pochissimi hanno invece detto di sapere cos’è il “kerning” o crenatura. Vediamo di cosa si tratta. 
Immaginiamo di dover scrivere una parola qualunque, tipo la parola latina “quare” in lettere romane. Possiamo immaginare di disporre le nostre lettere ad eguale distanza tra di loro, ad esempio, distanziate con un “filetto” come quello rosso riportato in figura. Se togliamo il nostro “distanziatore, ecco il risultato della figura B. Se lo osserviamo attentamente, vediamo che tra la V e la R ci pare vi sia uno strano “buco”, la sensazione di un vuoto che toglie uniformità alla scritta. Se spostiamo invece il gruppo QV più vicino alla A (è la figura c) ecco che il tutto ci pare più uniforme. Ma la V e la A non sono distanziate come le altre, anzi, il distanziatore risso non ci sta neppure, e noi vediamo che lo spazio orizzontale destinato alla A è parzialmente invaso da quello destinato alla V. Se tuttavia osserviamo il risultato della figura D, ecco che le lettere ci paiono scritte con uniformità migliore. 
Ma la stessa cosa non la si può fare se le lettere fossero diverse. Ad esempio, se la posto della V ci fosse un’altra A, avremmo bisogno di tornare alla distanziatura originaria. 
Se ci pensate infatti la forma della A potrebbe “chiamare” un avvicinamento maggiore alla O, perché la sua asta destra va un po’ sotto la curva della O a ore 7. Potrebbe “chiamare” un avvicinamento maggiore alla V, perché i disegni delle lettere sono quasi complementari, e così via a seconda delle combinazioni tra le varie lettere. 
Ecco dunque che un grafico esperto o per un programma di impaginazione intelligente la spaziatura tra i caratteri non è uniforme, ma varia a seconda di che carattere si usa, o meglio a seconda della combinazione dei vari caratteri tra di loro. Nei migliori programmi di impaginazione vi è una tabella che contempla le varie combinazioni possibili di caratteri, e provvede ad un “avvicinamento esperto” caso per caso. 
 
 

lezione n.1 - la regola fondamentale
lezione n.2 - font e caratteri
lezione n.3 - interlinea e crenatura
lezione n.4 - colonne e allineamenti
lezione n.5 - il foglio
lezione n.6 - risoluzione e definizione
lezione n.7 - note
lezione n.8 - i centri di attrazione