La
parola “font” indica il disegno del carattere.
I caratteri oggi usati nel mindo occidentale sono quelli romani. Diverse
informazioni sulla proprietà, catalogazione e consigli d'uso
circa i vari caratteri si hanno visitando questa pagina
(storia dei font).
Qui si riprenderanno solo
alcuni concetti sulle loro dimensioni e leggibilità, e poi si passerà
(nella prossima pagina) a discutere dell' interlinea e della carenatura.
LE
CARATTERISTICHE DEL FONT
IL
CORPO
Le dimensioni di una lettera sono legate dunque al corpo ma anche al disegno del font. Quindi, quando valutate il corpo da attribuire ad un testo, valutatelo assieme al font prescelto, e non da solo. Provate a fare un esempio. Impaginate una pagina con un times. Scalate il font fino a renderlo leggibile appena, magari con fatica. Ora trasformate il font times in americana, a parità di corpo: vedrete che di colpo il vostro testo scende di qualche riga (sembra che diventi più lungo!) e pare che sia di corpo maggiore! A parità di corpo vi sono dunque caratteri più o meno leggibili. Come regola generale, i caratteri più antichi (ad esempio, il settecentesco “Bodoni”) ha degli occhielli più piccoli e aste più lunghe. I caratteri più moderni (il Times) ha aste più corte. Ne consegue che se volete far stare più testo in una pagian conviene ricorrere al times, se volete dargli più respiro o occupare più spazio a parità di font vi conviene usare un carattere come il Bodoni. Notate che il Bodoni dà alla pagina una sensazione di maggiore vuoto, mentre il times conferisce una sensazione di maggior compattezza, risulta più estetica in molte situazioni.
L'UNITA'
DI MISURA
- La riga nella trazione
europea è di 4,512 mm
-Oggi si usa molto il
sistema anglosassone,
La dimensione in punti
di un carattere va dal punto più basso dei caratteri che hanno
un'asta discendente (come la q o la g) al punto più alto di un carattere
che ha un'asta che sale (ad esempio, la d). Per questo, se si vuol sapere
quanti punti ha una riga scritta ad emempio su un quotidiano o su una rivista,
occorre andare per tentativi, valutando non solo un carattere ma un gruppo
di caratteri. Un gruppo più o meno numeroso a seconda del contenuto
in aste che salgono o scendono. Per compiere questa operazione si usa un
righello trasparente (chimato "normografo) che riporta i valori in punti,
e che viene sovrapposto alla riga che si vuol misurare. Si fa coincidere
il punto più basso e quello più alto del gruppo di caratteri
con una serie di marcature sul normografo, fin che coincidono. E si legge
il valore in punti sul normografo.
a - il tipo di font.
b - le dimensioni del font.
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Le
righe rosse dimostrano che queste tre scritte hanno lo stesso corpo.
La leggibilità tuttavia è molto diversa: l'arial al centro può essere letto ocn molta maggior facilità, e comunque ad una distanza maggiore... c - le alterazioni del font. E’ noto che un font può essere reso sia in grassetto che in corsivo che come “sottolineato”. Vi è anche qualche altra alterazione meno nota , il “barrato” (gli anglosassoni lo usano in certi documenti legali ecc, ma lo ritengo di importanza irrilevante) e il maiuscoletto, su cui invece ci soffermeremo un po’. Il “grassetto” (in inglese “bold”) aumenta lo spessore del tratto del carattere a parità di corpo. Conferisce alla pagina più “nero” e (sempre a parità di corpo) rende il carattere più leggibile anche se non di rado lo rende anche molto meno elegante. Lo si può usare per evidenziare frasi o parole nel testo oppure per i titoli e/o titoletti. Il corsivo prevede l’inclinazione verso destra del disegno del font. Serve a differenziare parti del testo rispetto al resto. Vi sono font che hanno un corsivo che io trovo molto elegante (come il Garamond) altri corsivi lo sono molto meno del testo in tondo. Il testo che non è in corsivo si chiama “in tondo” quello che non è grassetto è chiamato “in chiaro”. Tutte queste varianti (grassetto, corsivo, ecc.) possono essere a loro volta sotto forma di maiuscolo o di minuscolo. Anche qui si tratta di una particolarità troppo nota per parlarne. Vi è anche il maiuscoletto, ovvero un maiuscolo ma con un corpo inferiore. Il maiuscoletto potrebbe essere definito come l’introduzione in un testo minuscolo di un maiuscolo con un corpo inferiore : ad esempio, l’introduzione in un testo in corpo 10 di un maiuscolo ma in corpo 7. Questo espediente permette di introdurre un maiuscolo ma che non abbia un impatto così forte come quando si introduce un maiuscolo vero e proprio, e lascia l’aspetto generale del testo più uniforme. Il maiuscolo “strappa”
la continuità del testo, altera sgradevolmente la continuità
dell’interlinea. Il maiuscoletto evidenzia un parola senza alterare
il rapporto tra scrittura e il bianco dell’interlinea, perché
assume una dimensione che assomiglia a quella dell’occhio dei caratteri
minuscoli. Può risultare quindi molto elegante al posto del maiuscolo
quando vi sono parole maiuscole dentro nel testo.
In genere il maiuscoletto è un maiuscolo con il 70% del corpo del testo normale. Quindi in un testo in corpo 30 il maiuscoletto è il maiuscolo ridotto in corpo 20, se il corpo è un 21 il maiuscoletto sarà un 14, e così via. Le alterazioni descritte possono anche sommarsi in qualunque modo. Quindi, si può trovare l’indicazione : “M/m” (testo in minuscolo con le lettere maiuscole quando serve, ad esempio dopo il punto fermo). “M” (tutto maiuscolo) “m” (tutto minuscolo). Si possono dare allo stampatore indicazioni tipo : “Times corpo 9 corsivo chiaro” (corsivo ma non grassetto) , oppure “Times corpo 9 grassetto tondo M/m” il che significa che si vuole il documento in font Times, in corpo 9, in grassetto - non in corsivo e con il tasto in maiuscolo eccetto quando serve il maiuscolo (iniziali ecc.).
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lezione n.1 - la regola
fondamentale
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