CORSO DI GRAFICA

INTERLINEA  E CRENATURA

 
Gli esperti 
in grafica 
computerizzata 
hanno delle 
conscenze 
che i grafici 
tradizionali 
non hanno.
Ma vi sono 
delle conoscenze 
che vanno al di là 
della grafica 
computerizzata 
o di quella 
tradizionale, 
che tutti 
coloro che si 
occupano di comunicazione dovrebbero conoscere...
L’INTERLINEA Un altro elemento impostante è l’interlinea, ovvero la distanza tra una riga e quella sotto. Come il corpo, anche l’interlinea è una misura che ha un rilievo solo ed escluivamente in senso verticale. Qual’è l’interlinea ideale? La risposta è piuttosto complicata. Se l’interlinea è ridotta, il testo perde molto in leggibilità. Questo ha dei fondamenti di fisiologia: quando l’occhio arriva alla fine della riga, va a capo, ma se gli inzi delle varie righe sono molto vicini tra loro, ecco cjhe l’occhio resta incerto su quale sia la riga successiva allaprima, e si fa una certa fatica. 

Si fa anche fatica a seguire una riga a causa dell’interferenza delle righe superiore ed inferiore che interferiscono con una lettura rilassata. Davanti ad una interlinea scarsa si ha dunque una lettura faticosa e difficoltosa. Una interlinea troppo grande non presenta questi problemi. Ma troppo spazio verticale tra una riga e l’altra “annacqua” esteticamente il testo, lo rende sparpagliato sulla pagina, e naturalmente fa in modo che un testo breve occupi più pagine di quello che dovrebbe. 

Si è andati allora alla ricerca di un’interlinea che fosse equilibrata ed estetica.
Per prima cosa, si è pensato che un’interlinea dovesse dipendere dal corpo. E’ chiaro che venti punti di intrelinea tra due righe in corpo 6 sono eccessivi, mentre gli stessi venti punti per un corpo 70 sono troppo pochi. Si è pensato di proporre una interlinea di tipo proporzionale, ad esempio, del 120% del corpo. Un corpo 6 dovrebbe avere il 120% di interlinea, un corpo 12 il 120%... Le cose funzionano abbastanza bene se i corpi sono piccoli. Per titoli o per corpi grandi un’interlinea proprozionalmente adatta ad un cropo picoclo pare all’occhio eccessiva. In altre parole, il 120% va benissimo per il corpo 10 o il corpo 12, ma per il corpo 24 o per il corpo 60 è troppo grande. 

Nelle pubblicazioni pregiate si adotta per i titoli una correzione manuale dell’interlinea, in molti programmi che girano su personal si può ricorrere all’opzione “auto” , che corregge l’interlinea in maniera standard. Anche con “auto” quale grafico preferisce ridurre un pochino l’interlinea per i titoli più grandi, che “stanno meglio” se un pochino ravvicinati verticalmente. Questo equilibrio classico della pagina viene oggi spesso travolto, perchè si preferisce per ragioni espressive adottare un’interlinea esageratamente grande per i testi o tanto “compensata” per i titoli da far toccare ai font di una riga quelli della riga sopra o sotto. Sono alterazioni finalizzate a dei fini espressivi che di per sè sono molto interessanti, ma occorre che il grafco conosca le regole prima di poterle trasgredire. 

  SPAZIATURA E CRENATURA

 La spaziatura tra i caratteri è evidentemente inferiore a quella che vi è tra una parola e l’altra. Se i due valori fossero vicini, la lettura sarebbe difficoltosa e affaticante, perché il lettore dovrebbe prestare molta attenzione quando finisce una parola e inizia una successiva, valutando la spaziatura poco differente oppure addirittura il significato e l’ortografia della parola accorgendosi quando essa è compiuta. 
Se la spaziatura tra lettere e parole fosse eccessiva, le lettere sarebbero addossate le une alle altre, rendendo difficile distinguere il loro disegno, e rendendo altrettanto difficile la lettura. Nè  è bene lasciare la spaziatura tra le lettere in modo ottimale, e aumentare la spaziatura tra le parole, perché si creerebbero delle “dilatazioni” negli spazi vuoti della pagina che non sono per nulla estetici, appaiono come dei “buchi” bianchi. D’altra parte quando si “giustifica” una riga la si “tira” verso il margine destro, e si introducono comunque dei “buchi” bianchi. Occorre a forziori adottare una spaziatura ottimale, per evitare che ad ogni lavoro della giustificazione vi sia un effetto importante. 
Tutti voi avrete senza dubbio notato che di solito ciascuna lettera non ha la larghezza delle altre.  La “i” di questo testo non ha la larghezza della “n”, e a sua volta la “n” non ha la stessa larghezza della “m” o della “w”.
Quante lettere ci stanno in una riga ? Naturalmente il loro numero varia :
-a seconda di quante parole ci sono
-a seconda di quante lettere per parola ci sono
-a seconda di che spaziatura vi è tra lettere e parole
-a seconda di “quali” lettere vi sono. 
In altre parole, una riga con molte parole brevi potrebbe contenere meno lettere di una con poche parole lunghe, perché tra una parola e l’altra vi sono degli spazi, e più parole ci sono più spazi ci devono essere. 
Ma una riga con poche parole lunghissime potrebbe contenere anche meno lettere, perché magari occorre andare a capo dopo solo due o tre parole lunghe, e la quarta parola lunga è troppo lunga per star sulla stessa riga : tutto lo spazio residuo va sprecato. 
Questo discorso significa che vi è una certa casualità nella distribuzione del numero di caratteri per riga, casualità accentuata dal fatto che occorre anche valutare quante lettere più larghe o più strette vi sono in ciascuna riga. Impossibile quindi definire il numero di battute per una riga. Questa dimensione variabile dei font in senso orizzontale non è un grosso problema  per il computer, che calcola riga per riga e carattere per carattere lo spazio appropriato. Era invece un problema molto grosso per le macchine da scrivere, dove l’avanzamento di uno spazio del carrello non poteva dipendere dalle dimensioni di ciascun carattere. 

Per la macchina da scrivere è nato un carattere (corrispondente al Courier) che “esagera” le grazie delle lettere strette, in modo che compensino il loro disegno differente. Si ottiene così un carattere a spaziatura fissa, ovvero in cui ciascuna lettera occupa uno spazio orizzontale fisso. Si diceva che oggi il Courier non avrebbe più ragione di essere, visto che la macchina da scrivere può essere efficacemente sostituita dal computer che calcola la spaziatura variabile. Ma il Courier è un comunque carattere interessante nel suo disegno, oltre che a richiamare le scritte fatte a macchina, è insomma interessante. E non a caso lo si trova spesso anche nei vari computer, in mezzo ad altri font proporzionali. Oggi come oggi i Courier rappresenta dunque un’eccezione ( e il suo uso è persino un po’ stravagante) ma teniamo comunque conto che di solito si usano dei font con un ingombro orizzontale proporzionale, eccetto il Courier (nella sue varie versioni) che ha una spaziatura fissa. 

 Un’ ultima annotazione sulla spaziatura orizzontale riguarda la crenatura (kerning). La distanza ottimale tra una lettera e l’altra varia a seconda del suo disegno. Vi sono lettere che per un risultato estetico ottimale vanno “avvicinate” più di altre, e certe parti di una lettera possono addirittura “invadere” lo spazio orizzontale della lettera vicina. Si veda l’esempio in figura. I programmi che gestiscono a video e in stampa i documenti hanno la possibilità di controllare questo avvicinamento, mediante una “tabella” che contiene tutte le possibili combinazioni tra le lettere. Ad esempio, se la A è seguita dalla V inseriscono un certo spazio, se la M è seguita dalla E inseriscono una quantità di spazio diversa, e così via (vedi a questo proposito una apposita nota).
 
Combinando le lettere tra di loro per formare le varie parole, capita che la "forma" dei caratteri possa generare delle "rarefazioni" di riempimento piuttosto antiestetico. Notate come (a destra) le lettere siano state avvicinate (la V è sovrapposta alle barre azzurre). .
Qui le prime tre lettere sono state avvicinate come a destra nella figura precedente. L'avvicinamento genera un risultato estetico buono, di scrittura uniforme. Ma qui è stato fatto solo tra la A e la V, non può essere fatto ad esempio tra la A e la L, può essere fatta in modo differente tra la L e la O, dove c'è ma è meno marcato, e così via. 
Quindi, il kerning è una sofisticata tecnica di avvicinamento che non dipende dal carattere (non confondetela con lo spazio occupato da ciascuna lettera in modo diverso!) ma cambia da come capita la combinazionetra diversi caratteri, qualunque sia lo spazio occupato da ciascun carattere preso singolarmente.

  lezione n.1 - la regola fondamentale
-lezione n.2 - font e caratteri
-lezione n.3 - interlinea e crenatura
-lezione n.4 - colonne e allineamenti
-lezione n.5 - il foglio 
-lezione n.6 - risoluzione e definizione
-lezione n.7 - note
-lezione n.8 - i centri di attrazione

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