lista cliccabile
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-1 le origini
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2 foro, cardo e decumano
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3 il circo
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4 S.Lorenzo e piazza Vetra
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5 il teatro
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6 i palazzi imperiali
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7 l'area del duomo
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8 le terme erculee
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9 il mausoleo
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10 porte mura e fossato
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11 S.Nazaro e il colonnato
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12 l'anfiteatro
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13 basiliche di s.Ambrogio

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-14 nota sulle reliquie

-15 nota sull'iconografia

-16 nota su S.Ambrogio

<< legenda della cartina .......................................

-azzurro/nero= luoghi attuali
-giallo = monumenti antichi
-arancio = luoghi e monumenti -dell'età della Milano capitale e -ambrosiana.

note tecniche
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1-nota sull'accuratezza dei dati (cliccare qui)

2-nota sulle misure romane (cliccare qui)

3-nota sulle cartine: le cartine pubblicate non vogliono essere accurate per motivi tecnici che vi risparmio. Prendetele come schemi del tutto indicativi, per comprendere a colpo d'occhio i riferimenti spaziali
spiegati nel testo.

4-note sulle immagini
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Le immagini sono tutte originali. Sono utilizzabili liberamente per impieghi commerciali o no citando la fonte. Se dovessero servire si possono avere delle copie del tutto gratuite ad alta risoluzione scrivendo a
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L'anfiteatro

 

A sud di Milano, attorno al I secolo, venne costruito un enorme anfiteatro. Le sue grandi dimensioni contrastano con le diemnsioni e livello della città, che a quell'epoca non aveva di certo ancora reggiunto l'apice della sua importanza.

A quanto ci risulta come dimensioni dovrebbe essere il terzo dell'antichità.

Il Colosseo resta infatti quello con le dimensioni maggiori (diametri esterni: 188 x 156m, arena: 86 x 54 m), anche perché quando fu costruita la città che doveva rivaleggiare con Roma (Costantinopoli) i giochi gladiatorii erano ormai malvisti e in declino.

Il secondo è l'anfiteatro di Capua (I-II secolo, 170 x 140 m).
Il terzo è appunto quello di Milano (I secolo, 155 x 125 metri).
Vi è poi l'anfiteatro di Verona (generalmente chiamato Arena) con diametri esterni 152 e 123 m e arena di 75,68 x 44,43 m.
Ecco il confronto con altri anfiteatri:
l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli (147 x 117),
El Jem (tardo e mai ultimato ma in buono stato di conservazione) 148 x 122 m,
Arles 136 m x 107,
Nimes 133 x 101,
Tarragona 109,50 per 86,50 m (l'arena era di 62,50 m per 38,50).

Fino a qualche tempo fa l'arena dell'anfiteatro di Milano pareva eccessiva (90 x 60 m), ma solo di recente si è scoperta la presenza di un anello interno che la porta a dimensioni più ragionevoli (71 x 40,5 m). Recentemente è stato musealizzato ed è stato creato il parco dell'anfiteatro. Purtroppo si vede poco, perchè vi sono dei piccoli resti anche al di fuori del percorso. Sono piccoli resti che però permettono di ricostruire curve e dimensioni.

Dei piccoli frammenti trovati nella zona consentirebbero anche di ricostruire anche l'aspetto esterno, formato da archi di diverso ordine e colonne con capitelli diversi, fino al bordo superiore (il "muro di summa cavea") dove vi erano i fori per i pali. Sui questi pali venivano issate le vele o velari, per proteggere gli spettatori dal sole e forse anche dalla pioggia, che a Milano non era così rara come in altri luoghi più meriodionali.

La sua collocazione è quella tipica degli anfiteatri di questo periodo: in periferia, ed anzi fuori le mura. Si pensa che questa fosse la configurazione più adatta a favorire il flusso e il deflusso del pubblico, considerando non solo a quello presente in città ma anche a quello proveniente dall'esterno, da altri centri piccoli e grandi. Data la popolarità degli spettacoli che si tenevano negli anfiteatri, è immaginabile che molte persone percorressero anche distanze notevoli, e questi anfiteatri erano dimensionati per un gran numero di spettatori.

In questo caso l'edificio è posto tra le due vie extraurbane, una che porta ad Habiate (Abbiategrasso) e l'altra che porta a Ticinium (Pavia). Probabilmente da questa via e l'anfiteatro vero e proprio vi era un breve raccordo che portava gli spettatori sia provenienti dalla città che da fuori (o addirittura dal porto?) verso l'anfiteatro.

Fondamenta dei muri radiali inframmezzati da un segmento dei muri ad anello, sia da una parte che dall'altra. I muri radiali ci appaiono relativamente brevi (e in tal caso l'anfiteatro sarebbe stato poco capiente e con un'arena molto grande) ma sono state trovate tracce di una seconda struttura più interna. Quindi a questa struttura nella foto avrebbe retto i soli posti più esterni, e ad un'altezza più elevata rispetto al suolo.

 

Collocazione dell'anfiteatro di Milano. L'ellisse è orientata con l'asse ,maggiore circa a Es-Ovest, e si colloca sotto le attuali vie Collodi via Arena, via Conca del Naviglio e non lontano da via de Amicis. A quel tempo era fuori le mura, anche se in un'area (a Sud) che nel I-II secolo era ampiamente abitata. Allora era collocato tra le vie che (partendo da Porta Ticiniensis) si aprivano una in direzione di habiate (oggi Abbiategrasso) e l'altra verso Ticinium (oggi Pavia). Tra la città e l'anfiteatro vi erano uno o più canali e l'edificio non era lontano da un probabile porto fluviale (che sarebbe stato un po' più a Est, nel luogo dove oggi vi è Piazza Vetra.

 

indice
.................................................... 1 storia di Milano
2 immagini curiose
3 Milano archeologica (questa pag.)
4
Lirica, balletto e teatro
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nota sugli anfiteatri
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Essi erano una costruzione tipicamente romana. I circhi erano relativamente rari (in Italia vi erano circhi solo in tre città: Roma, Milano ed Aquileia, e le ultime due città devono il loro circo entrambe al solo Massimiano). Invece gli anfiteatri erano diffusi in tutto l'Impero. Quindi, tra i teatri più in auge in Grecia e i circhi popolarissimi ma rari, gli anfiteatri ebbero un successo enorme: nell'Impero vi erano centinaia di anfiteatri (siamo certi di oltre 220 edifici, contando quelli ancora utilizzabili, quelli (è il caso di Milano) di cui vi sono tracce o rovine, e quelli di cui si hanno solo testimonianze).

Il nome deriva dal greco "anfi" (doppio) e dal latino "teatrum", teatro. Idealmente potrebbero infatti essere pensati come una doppia cavea, una affrontata all'altra. In alcuni casi anche qui sono appoggiati ad una collina per risparmiare sulla struttura edilizia, (è il caso del piccolo anfiteatro di Cividate Camuno) ma in genere l'anfiteatro sorge in piano, o addirittura su un avvallamento.

L'edificio è legato:

1-ai giochi gladiatori (combattimenti tra gladiatori variamente armati), giochi chiamati anche munera, (letteralmnete "doni") e
2- alle venationes, ovvero spettacoli che comprendono animali, sia in forma di caccia più o meno ritualizzata, sia in forma di combattimento in cui uomini o animali vengono variamente penalizzati.

L’origine di questi giochi è probabilmente da ascrivere a dei giochi che si tenevano in occasione dei funerali, ampiamente documentati nell’antichità. Nell’Italia meridionale (in particolare presso i Sanniti) in occasione di questa circostanza sono documentati combattimenti anche cruenti, ed alcuni fanno derivare i giochi dei gladiatori da questi giochi sannitici.
La derivazione da una celebrazione funeraria spiegherebbe anche il collegamento che i giochi hanno sempre avuto con motivi di ordine religioso. Aspetto che si è andato attenuando nei secoli ma che non si è mai perso. In genere i giochi iniziavano infatti con una processione e potevano includere sacrifici agli dei. Tuttavia quasi tutti i giochi e gli spettacoli avevano una qualche relazione con le divinità (es. processioni che arrivavano sui giochi partendo da templi, sacrifici di animali, ecc) che richiamavano le loro origini più antiche. Queste relazioni col sacro (e con il sacro pagano) erano uno dei motivi per cui i giochi e gli spettacoli in generale erano del tutto invisi alla Chiesa, praticamente senza eccezione: nell'arco dei secoli si andò dalla proibizione dei giochi alle scomuniche per gli aurighi (coloro che guidavano i carri coi cavalli) fino alla considerazione di attori e attrici (anche di drammi che non avevano nulal di licenzioso) come persone indegne o destinate alla dannazione.
Lo svolgimento dei giochi era complesso, di solito si iniziavano con la presentazione dei contendenti, magari in modo processionale (la "pompa") e andavano avanti per l'intera giornata alternando vari combattimenti.

In ogni caso i combattimenti tra gladiatori conquistano in breve la città di Roma, dove i giochi venivano dapprima ospitati in luoghi non propri, poi ebbero sede in una struttura in legno, e infine ebbero un edificio monumentale degno della popolarità che riscuotevano nella Capitale. Da Roma in breve tempo si espansero in tutto l’Impero, dalle grandi città fino nei luoghi più sperduti. Ed erano edifici di solito imponenti. Ad esempio, in un piccolo centro come Cividate Camuno è stato portato alla luce un anfiteatro di 73 x 65 metri dotato di vari servizi, una palestra e terme riservate ai gladiatori.
La grande espansione degli anfiteatri in tutto l'Impero si ha tra il I e il II secolo d.C.

Questi giochi godevano di una grande popolarità, e affluivano spettatori sia dalle città che dalla campagna o dalle città vicine. Il numero di persone che potevano contenere oggi ci pare modesto rispetto agli stadi per il calcio (l'anfiteatro più grande, il Colosseo, conteneva (a seconda dei calcoli fatti oggi) 40.000 o 50.000 spettatori, ma non sono rari anfiteatri con 2000-2500 posti), ma erano folle immense per l’epoca.
Per facilitare l’accesso e il deflusso di un così grande numero di spettatori, di solito gli anfiteatri erano collocati in periferia o in un luogo facilmente accessibile da fuori, e di solito fuori le mura lungo direttrici importanti. E’ esattamente quello che accade oggi per gli stadi moderni, anche se i trasporti non di rado conducono gli spettatori in centro (es. alle stazioni ferroviarie). I casi tipici di anfiteatri posti fuori le mura sono quelli di Verona o di Milano.


Dopo l’unione del Cristianesimo con l’Impero i giochi iniziarono ad essere malvisti dalle autorità religiose, e iniziarono pressioni più o meno efficaci per la loro abolizione. Ma non ostante questo i giochi continuavano, facendo leva sulla loro popolarità. Là dove il vescovo e la religione erano più forti, già nel IV secolo alcuni anfiteatri iniziarono ad essere demoliti (le pietre della summa cavea a Milano furono impiegati per le fondamenta della basilica di San Lorenzo nel IV-V secolo). La loro popolarità spiega anche perché vi furono diverse proibizioni senza un vero seguito in tutto il territorio dell'Impero. Infatti Costantino li proibì fin dal 326, e questo spiega perché a Costantinopoli non ci dovrebbero essere state scuole di gladiatori. Ma mentre a Costantinopoli sembra che l'interdizione fosse osservata, nel 397 a Roma sono ancora citate le scuole di gladiatori (i ludi). Costanzo II li impose di nuovo, Valentiniano III decretò la fine dei giochi, anche se gli ultimi che si tennero al Colosseo furono celebrati da un regnante barbarico Teodorico nel VI secolo.

 

LA STRUTTURA

Il centro dell’anfiteatro è costituito da un’area pianeggiante a forma ellittica, coperta di sabbia, e chiamata arena. Tutto attorno salgono delle gradinate in muratura, dove prendevano posto gli spettatori (l’insieme delle gradinate è chiamata cavea). Queste gradinate erano di solito divise in settori, in modo che spettatori di censo e categoria sociale diversa non fossero mescolati. Da un lato vi era una costruzione speciale, in sostanza una tribuna riservata alle autorità (pulvinar). Gli spettatori entravano ed uscivano da apposite porte poste a vari livelli, e che davano accesso a scale e corridoi, che (settore per settore) davano su ingressi esterni differenti, in modo che le diverse classi sociali potessero accedere la proprio settore. Questi accessi erano chiamati vomitoria.

Le gradinate terminavano esternamente con un muro che circondava tutto l’anfiteatro (il muro di summa cavea) che negli anfiteatri maggiori portava un anello di petra con dei fori. In questi fori venivano posti dei pali che reggevano dei velaria, ovvero delle grandi tele che servivano a fare ombra (e proteggere dalla pioggia?) gli spettatori. Queste grandi tende erano manovrate da personale specializzato, a volte erano ingaggiati dei marinai, esperti nell’arrampicarsi sugli alberi delle navi per manovrare le vele.

Nelle sostruzioni o nei vani dentro la costruzione vi erano molti locali di servizio. Si andava dai magazzini per attrezzi o scene, fino ai locali destinati agli animali destinati ai combattimenti (carceres). Qui vi erano i locali destinati ai gladiatori, non mancavano neanche luoghi di culto e (nei pressi) palestre o terme riservate ai gladiatori che si preparavano ai combattimenti. A Roma è famosa la meta insudans una fontana dove i gladiatori andavano a lavarsi o medicare le ferite. L’apparato per la gestione degli anfiteatri era enorme, si andava dagli addetti alla gestione delle scene nell’arena (o sotto l’arena) fino ai manovratori dei velari a decine dimetri d’altezza, dagli organizzatori delle entrate e delle uscite fino agli addetti a nutrire e gestire gli animali o ai numerosi protagonisti di cacce e combattimenti. I locali di servizio erano dunque altrettanto numerosi e articolati. Al giorno d’oggi non è chiara la funzione di alcuni di essi.

 

 

 

 

 

 

Sulla destra un sacello, dove i gladiatori si fermavano a pregare prima dei combattimenti. Accanto l'ingresso dell'arena (sulla sinistra) (Cividate Camuno) A volte vi erano dei sistemi ingegnosi per fare entrare gli animali nell’arena senza che aggredissero gli addetti. Vi erano dei corridoi che permettevano di inserire dei pali da una parete all’altra, attraverso dei fori posti a distanze regolari sulle pareti stesse. Inserendo i pali dietro gli animali, si impediva che tornassero indietro, e sfilando i pali davanti agli animali gli si permetteva di progredire verso l’arena. Si tratta quindi di un sistema di gabbie mobili, di cui l'unico ben conservato è nel piccolo anfiteatro di Cividate Camuno (vedi immagine).

 

 

 

 

 

 

Il corridoio dove dei pali (infilati o sfilati dai fori) potevano trasformarlo in gabbie mobili per gli animali. (Cividate Camuno)I grandi anfiteatri erano costruzioni imponenti, tutte fuori terra e su un terreno in apparenza pianeggiante. Tuttavia vi sono due rilievi da fare:

1- L'ARENA ALLAGATA in primo luogo vari anfiteatri sono costruiti in realtà su un avvallamento naturale o artificiale. In questo caso scavando l’arena si poteva risparmiare un po’ di opera murararia. Il Colosseo stesso è costruito su un luogo dove in precedenza vi era un laghetto, e per questo era possibile allagare l’arena e svolgervi perfino delle battaglie navali.
In alcuni casi i teatri e forse gli anfiteatri venivano allagati anche per spettacoli di cui poco si sa ( i maiuma) malvisti perchè considerati molto licenziosi.

2- L'ARENA COME MACCHINA SCENICA L’arena in alcuni casi poggiava sul terreno vero e proprio, in altri casi (di nuovo nel caso del Colosseo in epoca successiva) vi era un pavimento mobile, con botole o a pannelli, che mediante appositi macchinari o montacarichi consentiva di far scomparire o scomparire elementi scenografici, persone o animali. Alla base degli anfiteatri non è raro verificare la presenza di varie altre costruzioni sotterranee, come l’imponente sistema di canalizzazioni sotto l’Arena di Verona.

In altri casi (soprattutto negli anfiteatri minori) si poteva appoggiare uno dei due bordi lunghi dell’ellisse ad una pendenza o ad una collina. Lo scavare le gradinate in un pendio è tipico dei teatri greci (un esempio fra tutti, Efeso), e quindi per costruire un teatro si ricorreva di norma proprio al fianco di una collina (naturalmente se era presente in quella città). Ma vi sono alcuni casi in cui la pendenza è stata sfruttata anche per gli anfiteatri. La città di Verona da questo punto di vista rappresenta una situazione tipica: il teatro romano è scavato nella roccia e l'anfiteatro costruito invece in un’area più pianeggiante. Le fondamenta erano di solito in ciottoli legati con cemento, e sopra iniziava l’opera in muratura che poteva comprendere grandi blocchi di marmo e raggiungere altezze attorni ai 50 m. L’esterno dell’anfiteatro era ornato con colonne e arcate, con capitelli di diverso stile, decorazioni e statue, in modo a conferirgli un aspetto monumentale.

E' importante notare che le tragedie e le commedie venivano rappresentate nei teatri, i munera (giochi gladiatorii) e le venetiones negli anfiteatri, e le corse dei carri nei circhi. (Alla greca, "ippodromi"). Ma queste distinzioni non erano rigide, certe celebrazioni si potevano svolgere indifferentemente nei vari edifici. Resta da ricordare che i circhi erano piuttosto rari e non troppo adatti alle competizioni che si dovevano vedere da parte di tutti (metà arena era coperta dalla spina e dai suoi monumenti, e poi erano molto grandi, lunghi circa mezzo chilometro, e quindi la visibilità era quello che era). Tuttavia i teatri sono gli edifici d'uso più antico, gli anfiteatri hanno una grande diffusione e poi tramontano proprio quando i circhi raggiungono il massimo del loro splendore, sia per gli spettacoli grandiosi di ogni genere, sia per le tifoserie, sia per le cerimonie, le acclamazioni e le riunioni all'aperto.

 

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